Prosegue il nostro viaggio all’indietro raccontato dalle protagoniste della storia biancoceleste. Siamo nell’estate del 2010. Il Mozzanica qualche mese prima ha conquistato la promozione in serie A e, per non farsi trovare impreparata ai nastri di partenza, la società va sul mercato acquisendo le prestazioni sportive di tre giocatrici provenienti dalla Fiammamonza: il difensore Francesca Sironi, l’attaccante Agnese Ricco e la centrocampista Silvia Piva. Tutte e tre diedero un contributo importante in quella stagione, ma solo l’ultima, con una breve parentesi al Milan,  proseguì il suo percorso in biancoceleste recitando un ruolo da protagonista anche nelle stagioni successiva. Piedi buoni, ma soprattutto polmoni e cuore da vendere sono stati il suo marchio di fabbrica. Per tutti Silvia Piva divenne presto l’”Imperatrice Sissi”.

E’ corretto dire che sei stata il primo acquisto del Mozzanica in serie A?
Più o meno sì. Arrivai a Mozzanica nell’estate che precedeva la prima stagione in serie A delle bergamasche e con me arrivarono dal Fiammamonza altre due ragazze: Francesca Sironi e Agnese Ricco. Al momento della presentazione respirammo subito un grande entusiasmo attorno alla squadra. In particolare ci colpì la grande passione che la società mostrava nei confronti delle ragazze.

In testa alla società c’era Luigi Sarsilli, che purtroppo oggi non è più con noi. Com’è stato aver vicino una persona del suo carisma?
Il Presidente Sarsilli era una persona d’altri tempi, con una passione straordinaria. Mi fa piacere sapere che sua figlia Ilaria abbia preso in mano la squadra anche se non deve essere facile. Quando mi chiedono chi era Sarsilli mi torna alla mente un episodio in particolare: lui e quasi tutti i dirigenti erano invitati ad un matrimonio, ma durante la partita lasciarono il ricevimento e li vedemmo presentarsi tutti allo stadio. Non volevano perdersi nulla della loro squadra, cascasse il mondo, tanta era la passione e l’affetto verso di noi. Il Pres manca a tutti, si capisce.

Il primo anno a Mozzanica fu ricco di soddisfazioni.
Fu un anno molto positivo per tanti aspetti, non solo quello sportivo. Eravamo partite per non retrocedere, mentre quel quarto posto fu una bella sorpresa. Non avevamo forse un gioco spettacolare, ma si creò un gruppo molto unito, formato da ragazze umili, senza grilli per la testa e credo questa sia stata la nostra forza. 

L’anno successivo però andasti al Milan, ma tornasti indietro dopo una sola stagione.
Accettai la proposta del Milan perché la possibilità di giocare vicino a casa fu un richiamo troppo forte. Ma la scelta si rivelò sbagliata. Fu un’annata negativa, al termine della quale arrivò l’inevitabile retrocessione. E così quando i dirigenti del Mozzanica mi proposero di ritornare non ci pensai due volte. Il rientro non fu facile perché purtroppo quell’anno ebbi dei problemi di salute, che si riuscii a risolvere solo in seguito. Lavorai sodo durante l’estate seguente e tornai in forma per la nuova stagione. Quella successiva fu l’ultima con Fracassetti allenatore. In estate arrivarono giocatrici importanti come Giacinti e Schiavi e iniziò una nuova fase, quella della maturità del Mozzanica.  Raccogliemmo un buon quinto posto e giocammo una storica semifinale di coppa Italia con la Torres, dove purtroppo sfiorammo soltanto l’impresa.

In quella partita il goal del vantaggio fu segnato con un gran tiro da fuori area nel sette. Ti ricordi da chi?
Eh beh… sì. Ricordo che cominciai a chiamare Claudia Mauri per farmi dare la palla e calciai in corsa senza pensare. E’ il ricordo più bello che ho di quella partita ovviamente che purtroppo non riuscimmo a vincere. La Torres era una squadra con elementi di grande valore ed esperienza, abituata a certi appuntamenti e ribaltarono il risultato nella ripresa. Fu un peccato perché eravamo vicine a dare al Mozzanica una storica finale.

Tu di goal non ne segnavi tanti, ma quelli che segnavi erano davvero belli, ad esempio sempre quell’anno segnasti un goal al volo da fuori area contro il Napoli.
Il primo anno ne ho fatti qualcuno in più anche perché ero la rigorista. Forse i più belli li ho fatti proprio in quella prima stagione in biancoceleste. Ricordo un goal alla Lazio, un tiro di prima da fuori area su tocco indietro di Perini, con palla sotto la traversa.

La stagione 2014-’15 fu quella dell’arrivo in panchina di Nazzarena Grilli. Arrivarono nuove giocatrici e la squadra compì il passo definitivo verso la sua crescita, ma fu anche il tuo ultimo anno con ai piedi le scarpe con i tacchetti.
Arrivarono giocatrici d’esperienza come Stracchi, Iannella e Mason, ottenemmo un terzo posto storico per il Mozzanica, ma purtroppo non fu una stagione fortunatissima per me. Ebbi quasi subito un infortunio muscolare e anche successivamente non riuscii a recuperare mai al 100%, finendo per giocare poco.

Fu quello il motivo che ti portò a smettere?
Fondamentalmente sì. Non riuscivo più a giocare come volevo e capii che non sarei riuscita a dare più un contributo importante alla squadra. Di conseguenza iniziò a pesarmi tutto a cominciare dalla tanta strada per venire ad allenarmi. Quando ad un certo punto mi sono accorta che venire agli allenamenti non era più un divertimento, ma qualcosa che mi pesava ho capito che la grande passione si era esaurita e che era il momento di voltare pagina. Per due anni non ho più toccato un pallone, poi delle ragazze di Vaprio d’Adda mi hanno coinvolto in alcuni tornei e da quest’anno gioco con loro in una squadra di calcio a sette. Non sarà la serie A, ma le emozioni che vivo sono tornate ad essere quelle. Ho ritrovato la gioia di giocare per il gusto di farlo, il groppo allo stomaco prima della gara e quelle sensazioni che solo il calcio ti dà. Si è formato un bel gruppo e c’è molta passione attorno a noi. E poi il campo è ad un quarto d’ora di strada…

L’atmosfera di Mozzanica non ti manca?
Sono venuta a vedere una partita del Mozzanica qualche settimana fa, dopo tanto tempo. Per un po’ ho preferito evitare, per paura forse di provare troppa nostalgia ed in effetti quando sono stata al campo un po’ quella sensazione mi ha preso, ma d’altronde adesso sto bene così e sono contenta di quello che sto facendo. Credo di aver trovato la mia dimensione.

Da esterna come ti sembra il nuovo Mozzanica?
Mi ha fatto un’ottima impressione, soprattutto il fatto di vedere in campo delle ragazze giovani. Avere il coraggio di lanciare delle giovani del vivaio è una cosa molto positiva. Molto di più che andare a investire su giocatrici affermate che poi non hanno magari le motivazioni e l’attaccamento alla maglia di ragazzine che sono cresciute qui in questa squadra. Certo queste devono avere al loro fianco le esperte che le guidino, ma vedo che in questo Mozzanica c’è il giusto mix di entrambe. 

Hai visto tra loro un’erede dell’Imperatrice Silvia Piva?
Ma no, questo non te lo so dire. Io penso che una ragazza che gioca a calcio, se vuole raggiungere degli obbiettivi, debba mettere il cuore in quello che fa, la tecnica da sola non ti porta da nessuna parte. Chiunque riesce in questo può essere una degna ” erede”, almeno per quello che posso aver lasciato io come eredità..