E’ timida e arrossisce quando ti parla del suo giocatore preferito, del quale è perdutamente innamorata. Ma in fondo, Valentina Giacinti è ancora giovanissima. Il secondo giorno di gennaio ha compiuto 22 anni, eppure le soddisfazioni sono già arrivate da tempo. Tipo essere nella Nazionale e contemporaneamente vantarsi – modo di dire, è davvero timida fuori dal campo – di essere capo cannoniere nella squadra nella squadre della Serie a Mozzanica.

Com’è andato lo shooting?
Bene, mi era già capitata una mattina del genere, quando giocavo a Napoli. Ore di trucco e parrucco.
Sei appena tornata da un torneo a Cipro, giusto? Soddisfatta?
Si! Oddio, non completamente, perché siamo arrivate terze, mentre potevamo vincere tranquillamente. Però è stato bello. Organizzano tutti gli anni il torneo sull’isola e quest’anno hanno vinto le austriache.

Sono forti?
In realtà no, però noi abbiamo pareggiato la seconda partita, perché ci siamo beccate un goal al 94’. Siamo finite a gareggiare per il terzo e quarto posto. Nessun rimpianto, comunque, il torneo non è importante.

Ma è vero che nel calcio femminile c’è ancora speranza di trovare vero gioco? Intendo, zero fighetti strapagati.
Ti dico, ogni amico o conoscente che viene a vedere una mia partita si appassiona. Succede anche con gente che non ha mai seguito una partita di calcio in vita sua. Da noi c’è ancora passione, perché non si vizia nessuno con contratti o sponsor milionari. La mancanza di soldi non è necessariamente un male.

C’è ancora discriminazione nel calcio femminile?
Certo, in Italia come sempre siamo indietro rispetto ai nostri vicini, tipo Francia e Germania. Se una cosa riguarda le donne, automaticamente passa in secondo piano rispetto alla versione maschile. Però diciamo che si sta muovendo qualcosa. Molti club “grossi” stanno aprendo anche la propria squadra femminile. La Fiorentina è stata la prima, anche perché sono entrate in vigore nuove norme della Federazione. C’è anche la volontà di formare nuove giocatrici: quest’anno, sia la Serie A sia la B hanno l’obbligo di avere almeno 20 tesserate under 12.

Da quanto tempo sei in Serie A?
Quattro anni fa ho fatto il mio primo Campionato con il Napoli, questo è il terzo anno a Bergamo con il Mozzanica. Ho anche giocato tre mesi in un campionato estivo in America, a Seattle. Conservo un bellissimo ricordo di quell’estate, perché lì il calcio femminile ha addirittura più seguito di quello maschile. Gli stadi sono pieni, è incredibile. Sicuramente la vittoria degli Stati Uniti nel mondiale ha aiutato.

Ti dirò, io non seguo il calcio. Magari ogni tanto mi capita di vedere una partita della Premier League. Lì almeno non fermano mai il gioco per soccorrere gente che simula.
Uno dei tanti problemi del calcio italiano. Ma succede anche nel Campionato femminile, eh. Tranne che in Nazionale, là non fischiano neanche se piangi. Un’altra differenza fra Campionato e Nazionale è il fisico: in Nazionale si vede che sono tutte atlete. Degli armadi!

E tu?
E io sono una delle più piccole. Sono del ’94!

Dove vorresti finire in futuro?
Vorrei firmare per squadre europee importanti, tipo Bayern Monaco o il Paris St. Germain. Una mia amica ora gioca nel Bayern. Ha iniziato in una serie minore, poi piano piano è salita. La fortuna è arrivata quando una del Bayern si è infortunata e lei l’ha sostituita. Ultimamente però ha smesso di giocare perché è rientrata la titolare. Comunque là è tutta un’altra vita, ti trattano con serietà.

E al di fuori del calcio cosa ti piace?
Ho studiato grafica pubblicitaria, adoro le arti visive come la fotografia. A volte, per scherzo, faccio dei fotomontaggi. Metto la faccia di qualcuno sul corpo di qualcun altro per creare il caos.

Non dirmi che non ascolti musica.
Vabbè, chiaro! Vado molto a momenti, diciamo che se sono triste mi piace deprimermi ancora di più con la musica (ride). Se ti devo proprio sparare due nomi, dieri Vasco e Ligabue. Mi aiutano a deprimermi. Poi gioco parecchio a FIFA con la PlayStation: adoro il mio personaggio!

Cioè mi stai dicendo che sei dentro FIFA?
Si! Da quest’anno ci sono anche le calciatrici, ma solo delle squadre nazionali. Sono in tutto e per tutto come sono nella realtà, scarpe incluse.

Quanto tempo libero sacrifichi per fare questa vita?
Il problema di fondo è che non essendo professioniste dobbiamo allenarci la sera. Se solo gli allenamenti fossero il pomeriggio…Gli orari sono completamente sballati con il resto del mondo. Mi hanno dato una casa lì a Mozzanica, ma raramente posso invitare gli amici, perché di giorno lavorano tutti. Nel weekend poi non ne parliamo, ho la partita.

Chi è il tuo idolo?
Morata della Juve. Ne sono innamorata!
Ah! Ne sei inna-Morata!
(Ride) Si, mi rivedo molto in lui, per come gioca. E’ il miglior attaccante che ci sia oggi. Faccia pulita e coltello tra i denti: non sai quanto mi piacerebbe incontrarlo. Però non è grazie a lui se tengo alla Juve. Quando ero piccola i miei zii mi regalavano maglie dell’Inter, perché ero innamorata di Bobo Vieri. Poi quando se n’è andato sono tornata in me, cioè juventina. Ma gli zii non si sono offesi, la famiglia mi sostiene sempre.