Dopo le dichiarazioni dell’ex tecnico del Milan, secondo cui le donne sono «inadeguate a parlare di calcio», LetteraDonna ha sentito Paola Ferrari, storico volto Rai e conduttrice di 90º minuto.

Non poteva finire che con un divorzio burrascoso la storia d’amore – mai veramente sbocciata – tra Sinisa Mihajlovic e il Milan. D’altronde Silvio Berlusconi, patron dei rossoneri, non aveva mai nascosto i dubbi e le perplessità nell’affidare il Diavolo a quel tecnico dallo scomnodo passato interista e che aveva fatto molto bene da allenatore solo in club, passateci il termine, di seconda fascia come Catania e Sampdoria.
Fatale per il tecnico serbo l’ultima sconfitta a San Siro contro la Juventus. Un 1-2 in rimonta che non è andato proprio giù in rimonta all’ex Cavaliere. Mihajlovic esonerato e squadra affidata a Cristian Brocchi, mister delle giovanili rossonere che ha vissuto per anni l’ambiente Milan.
E come accade a ogni tecnico sollevato dal suo incarico è arrivato anche il consueto Tapiro d’Oro con annessa intervista dell’inviato di Striscia la Notizia Valerio Staffelli. E se da una parte Mihajlovich non si è sbottonato più di tanto sulle cause del suo esonero, non è stato altrettanto cauto quando Staffelli ha riportato un virgolettato attribuito a Melissa Satta in cui l’ex velina e attuale compagna del centrocampista del Milan Kevin-Prince Boateng parlava di un ambiente poco sereno all’interno dello spogliatoio rossonero. Una dichiarazione che Mihajlovic non ha gradito e liquidato con un secco: «Io non sono razzista, ma penso che le donne non dovrebbero parlare di calcio perché non sono adatte». Caduta di stile e conseguente gaffe epocale.
Soprattutto perché il mondo del calcio, o almeno quello giornalistico, trabocca di donne. Come non citare le varie Ilaria D’Amico (Sky), Monica Vanali e Lucia Blini (Mediaset), Paola Ferrari (Rai). E proprio a lei, storico volto Rai e conduttrice sportiva di programmi cult come La domenica sportiva, Dribbling e 90º minuto, abbiamo chiesto un parere sull’aura sessita che avvolge il mondo dello sport e, in particolare, del calcio.

Ha letto le dichiarazioni di Sinisa Mihajlovic secondo cui le donne sono «inadeguate a parlare di calcio»?
(sorride, ndr) e non mi stupisce più di tanto. Purtroppo ci sono uomini che non apprezzano, se non addirittura odiano, il lavoro svolto da noi donne. La cosa grave è che ci sono molte più persone di quanto si possa immaginare che la pensano così. Alcune non lo diranno mai ma sicuramente lo pensano.

E Mihajlovic allora?
Premetto che non voglio trovare giustificazioni per una frase che non doveva nemmeno essere pensata, però lui stava vivendo un momento difficile e magari, dopo aver subito un lungo fuoco incrociato, si è fatto sfuggire questa uscita decisamente infelice.

Ma è normale che negli anni 2000 ci siano ancora questi preconcetti?
Lei non sa quanti uomini la pensano come Mihajlovic ma non lo dicono. Ritengo che, purtroppo, ci sia ancora tanta strada da fare. Bisogna combattere questo maschilismo marcato che è presente nel mondo del pallone. E non parlo solo di addetti ai lavori. Purtroppo è successo che anche alcuni colleghi facessero discorsi di questo tipo. Attenzione però a non generalizzare. Ci sono giornalisti, allenatori, presidenti e calciatori che apprezzano il lavoro di noi donne ‘nel pallone’.

Come si spiega questa ostilità?
Molti uomini non amano che il genere femminile entri in un mondo che ritengono loro. Molto probabilmente Mihajlovic è una di quelle persone. Non lo condanno penso solo che abbia fatto un commento inopportuno che non avrebbe mai dovuto fare. Però questa è la realtà dei fatti. Si è mai chiesto quante donne giornaliste riescono a ricoprire incarichi direttivi nel mondo dell’informazione giornalistica?

Me lo dica lei.
Davvero poche. E non perché non ci siano colleghe brave. Eppure si trovano direttori donne in diverse testate giornalistiche nazionali e internazionali ma nessuna in quelle sportive. Penso che ci sia una grande ipocrisia in tutto questo. Anche in tivù sono poche le giornaliste che hanno un programma sportivo tutto loro. Mi viene in mente Sky con la D’Amico, la stessa Rai con me e Mediaset Premium con Mikaela Calcagno. Non Mediaset che ha giornaliste bravissime come Monica Vanali o Lucia Blini. Anche loro si meriterebbero maggiore spazio.

Ma questa chiusura può dipendere anche dal pubblico?
Assolutamente no. I telespettatori, e parlo di una realtà che conosco bene, hanno dimostrato di apprezzare il lavoro femminile nell’ambito dell’informazione sportiva. Lo dimostra lo share di 90º minuto che conduco con un collega fantastico come Marco Mazzocchi. Prima ancora lo era stato, e lo è tuttora, La domenica sportiva.