Che noia, eccone un altro che cade nella trappola misogina: Mihajlovic verso Melissa Satta e le sue dichiarazioni espresse durante il programma Tikitaka. La Satta, rea di un giudizio sul clima in casa Milan, si è vista recapitare un messaggio ai microfoni di Valerio Staffelli : “Io non sono razzista, ma penso che le donne non dovrebbero parlare di calcio perché non sono adatte”.
Melissa Satta è bella. Bellissima. Se possibile ancor di più di quanto appaia in televisione o nei servizi fotografici. Arriva in sala trucco in tuta, con le sneakers, struccata e ho pensato più volte che se fosse entrata così in diretta, sarebbe riuscita a ribaltare ogni canone che ci impone questo lavoro restando, indiscutibilmente e ugualmente perfetta.

E il problema è proprio questo. Perché se fosse stata un po’ meno qualcosa: meno attraente, meno solare e più irrequieta come tante colleghe ( e invece lei è compagna e madre premurosa). Se non stesse per sposare un calciatore. Se non formassero una coppia da copertina, lontani dei pettegolezzi. Insomma, se al suo posto fosse seduto un uomo, le sue stesse analisi (e avendo lavorato con lei so che è tutt’altro che impreparata) fatte con un’altra espressione, senza i primi piani, nessuno avrebbe osato rivolgerle quella banale offesa, volgare, come quella che le rivolto Sinisa Mihajlovic: “le donne non dovrebbero parlare di calcio.”

Nel mio lavoro ho letto opinioni di complottisti la cui credibilità, da profeti dell’ultima ora, è stata rispettata solo in quanto espressa da individui di sesso maschile. Ma ho conosciuto donne, colleghe, tifose, studiare, andare allo stadio, condurre programmi sportivi, fare una gavetta massacrante. Chiedere che non si generalizzi marcando la loro preparazione mi sembra perfino mortificante. Così come avvilisce la battutaccia dell’ex tecnico del Milan.

Melissa Satta non è stata la prima a parlare di clima teso negli spogliatoi, ha rappresentato un percepito diffuso, ma è stata facilmente bersaglio di un’accusa discriminatoria perché- e ammettiamolo senza ipocrisia- purtroppo è un pensiero fin troppo comune che la donna non sia competente. Figuriamoci quando esprime una critica (non per forza negativa). Ma se vi aspettate che la presenza televisiva femminile in ambito sportivo si limiti al commento fisico dei calciatori o a fare pronostici spogliate vi sbagliate.

Eppure se in un programma di calcio si alternano direttori di quotidiani nazionali, politici, scrittori, nessuno osa sminuire la loro presenza.

Appresa la notizia della cena di Cristian Brocchi e Silvio Berlusconi, mi trovavo in uno studio televisivo e, insieme con altri ospiti, ho criticato il possibile esonero di Sinisa (pur sapendo che Brocchi farà di tutto per onorare il suo nuovo incarico).

Ma dovevo tacere: le donne non dovrebbero parlare di calcio! Forse iniziare a darne qualcuno a chi le spara così grosse. Ma non per debolezza, per provare come ci si sente qualche volta, ad abbassarsi al loro livello.