I club questa volta non ci stanno, e decidono di boicottare la nazionale facendo rispettare le norme, questo il sunto, ma qual’è la storia alle spalle?

Gli impegni della nazionale, hanno già recentemente acceso gli animi, poiché la scelta di Antonio Cabrini di strappare le atlete azzurre ai club, ed ovviamente di rendere ingiocabili tre turni del mese di Dicembre, ha generato un vero disappunto dall’intero movimento. Ad arrabbiarsi i presidenti delle grandi, che a Dicembre rimborserebbero delle atlee che non vedrebbero mai, ma anche i club senza azzurre in rosa, che dovrebbero spostare e riprogrammare le gare con tutte le difficoltà del caso.

Esattamente un anno fa, Mister Cabrini, fece letteralmente imbestialire il movimento consigliando alle atlete, in maniera pubblica di andare a giocare nei campionati esteri.
Ora il motivo della nuova certa tensione risiede nella scelta di portare le atlete, della nazionale maggiore femminile ad un torneo in Brasile, in date diverse da quelle previste dalla Uefa e dalla Fifa per regolamentare le attività delle nazionali, il tutto nei primi 21 giorni del mese di Dicembre 2016, in coincidenza di 3 giornate del campionato di Serie A.

I club non sono però stati a guardare, e la voce che si rincorre in queste ultime ore è che Cesari e tutti i suoi colleghi abbbiano deciso di utilizzare le maniere forti. Le società, presenteranno una lettera formale e congiunta comunicando così che nessuna società manderà le proprie giocatrici al torneo, non essendo date ufficiali Uefa / Fifa. Da Cesari a Mencucci delle leader Brescia e Fiorentina che riforniscono Cabrini,  da Callipo a Sarsilli, con molte azzurre passando per i d.g delle neopromosse Cossu e Cozza, nessuno escluso insomma.

Per la prima volta forse, i presidenti sono tutti all’unisono, paradossale che ad unire i manager sia stato il senso di ingiustizia che questa particolare scelta federale ha suscitato, provocando (qualora la nazionale vada in Brasile) una serie lunghissima di problemi organizzativi per i club, con ripercussioni logistiche, economiche e di fluidità e coerenza dell’ intera Serie A.
Un caso tutto italiano, che si sarebbe probabilmente potuto evitare attenendosi alle normative vigenti in materia di squadre nazionali, augurandoci però che vi sia sempre il massimo rispetto reciproco, finalizzato alla crescita del calcio femminile Italiano.

Photo by Valerio Pennicino/Getty Images