Sono entrambe giovani, ma nel momento in cui sono state chiamate in causa hanno sempre dimostrato il loro valore: Chiara Pienzi, centrocampista centrale molto brava sia in fase di interdizione che di costruzione, Marika Graziosi, terzino molto brava negli anticipi e nelle ripartenze, hanno contribuito alla conquista del terzo tricolore della Res Roma.
A distanza di pochi giorni, raccontano come hanno vissuto il “giorno piu’ bello”.

Terzo scudetto per la Res Roma. Questo anno hai iniziato ad assaporare le gioie del campionato Primavera e hai dato il tuo contributo quando 6 stata chiamata in causa. Quali sono le sensazioni a qualche giorno di distanza?
M.: I giorni prima della finalissima sembravano infiniti perché c’era tanta tensione ma nello stesso tempo ero fiduciosa perché sapevo che il nostro è un gruppo molto forte e unito.
C.: rovo ancora emozione e soddisfazione per il risultato ottenuto. Siamo un gruppo forte con ragazze esperte e tante giovani in crescita. Vincere lo scudetto è stato il coronamento di tanto lavoro e di programmazione da parte della società. Sono orgogliosa di quanto ho fatto, ho molto da imparare e mi impegnerò per migliorare.

Come hai vissuto i giorni prima della finalissima?
M.: Le mie sensazioni sono tutte positive, sono felice di aver dato il mio contributo quando c’è stato bisogno e di aver avuto la possibilità di giocare con compagne di squadra più esperte e grandi di me.
C.: Aspettavo la finale con un po’ di paura, stavo recuperando da un leggero infortunio e ho lavorato sodo per essere disponibile e utile al gruppo. Però al tempo stesso ero determinata e pronta per entrare in campo se fosse stato necessario.

Nei minuti finali avete rischiato di compromettere tutto. Come hai vissuto quei momenti?
M.: Gli ultimi minuti li ho vissuti male, perché vedevo le mie compagne stanche e avevo paura che potesse andare tutto all’aria, ma ho creduto nella squadra fino all’ultimo.
C.: Ero molto preoccupata: stavo effettuando il riscaldamento per entrare ma per qualche minuto ho smesso per seguire e sostenere le mie compagne in campo. Per fortuna condividevo la mia ansia con Marika, che si stava riscaldando con me!

Al momento del rigore di Camilla cosa hai pensato e fatto?
M.: In quel momento non ho pensato a nulla mi sono fatta trasportare dalla gioia e dalla felicità e sono corsa ad abbracciarla con tutte le mie compagne.
C.: Ho pensato al peso che avrebbe avuto quel rigore segnato e incitavo Camilla nella mente. Non ho parlato per quei pochi secondi, ho stretto forte le mie compagne, ero in lacrime.

A chi dedichi questo terzo tricolore?
M.: Questo terzo tricolore lo dedico a tutto lo staff tecnico e a tutte le persone che mi hanno sempre sostenuto, soprattutto mia mamma che ha sempre creduto in me e mi ha supportato in qualsiasi mia scelta.
C.: Lo dedico sicuramente alla mia famiglia: mio padre, che è il mio sostenitore e maestro numero 1, mia madre, che dopo tanto tempo ha accettato il fatto che io giocassi a calcio e ha capito i veri valori del calcio femminile, mio fratello, a cui sto cercando di trasmettere la mia passione per il calcio, e mio nonno, che non ho mai conosciuto, ma so che sarebbe fiero di me.

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