Chi meglio di Diego Carmignani potevo avere come ospite in qualità di  addetto ai lavori per parlare un po’ del movimento del Calcio Femminile Italiano? Diego Carmignani è la voce delle radiocronache per la redazione sportiva del giornale Radio Rai del Mondiale Francese del 2019 e dell’Europeo 2022 da poco finito. 

Diego come hai iniziato a interessarti di Calcio Femminile? 

“Facevo parte delle redazione sportiva di Radio Rai Sport, quando nel 2019 il nostro caporedattore ha deciso che io e Sara Meini dovevamo coprire questo evento, il primo in assoluto per Radio Rai di tale portata, tutto esclusivamente dedicato al Calcio Femminile Italiano, cosi ci siamo recati in Francia a seguito della Nazionale, e mentre io ero la voce della radiocronaca, la collega Sara Meini si occupava del commento tecnico e delle interviste, pre o post partita, alle nostre ragazze”. 

Pensavi sinceramente che il Calcio Femminile dopo quel Mondiale prendesse piede tanto da bruciare le tappe in pochi anni in Italia? 

“Sicuramente la miccia l’ha innescata proprio quel Mondiale, quando le ragazze avevano benzina nelle gambe e la leggerezza mista alla voglia di stupire e lo hanno fatto alla grande. Da lì si è innescato il detonatore della bomba scoppiata anche nel nostro paese, anche se siamo ancora distanti anni luce da altri paesi Europei e Mondiali dove questo sport è seguitissimo e apprezzatissimo e dove anche la qualità tecnica delle stesse scuole calcio ha prodotto giocatrici attualmente nettamente superiori alle nostre”. 

“Diciamo – chiosa ancora Diego Carmignani – che per assurdo quel Mondiale del 2019 ha fatto scoprire all’Italia l’acqua calda, ovvero un movimento che già esisteva da decenni ma al quale nessuno aveva dato mai peso, e come per magia dopo sono cambiate tante cose, sia a livello di Federazione con l’arrivo del Professionismo, sia da parte dei Club Maschili che, di riflesso hanno cercato di prendere, alle volte anche con notevoli esborsi, un settore che i numeri dicono in netta espansione, nonché gli introiti del marketing di questa nuova fetta di pubblico che, giorno dopo giorno, è destinata solo ad aumentare”.

Come hai vissuto in prima persona il flop della Nazionale al recente Europeo? Pensi che sia un passo indietro per la crescita del movimento? 

“Fondamentalmente prima di tutto ho visto questo Europeo un po’ analogo alla parabola discendente dei ragazzi della Nazionale Italiana che, dopo aver vinto proprio questa competizione, non sono riusciti a qualificarsi per i Mondiali. Francamente ho visto poca benzina nelle gambe di queste ragazze e poca leggerezza, la stessa leggerezza che era stata l’arma in più ai Mondiali Francesi. Ho visto le ragazze masticare male la pressione creata dai media che proprio in virtù dei fallimenti dei colleghi del Maschile, speravano, come nel 2019, di potersi divertire con le nostre ragazze, ovvio tutti sapevamo che questa Italia non avrebbe vinto la competizione, ma dentro di noi tutti speravamo di arrivare alla soglia della finale. Inoltre questo Europeo è arrivato proprio dopo pochi giorni in cui il Calcio Italiano è diventato ufficialmente professionista, e visto che questo status è stata sbandierato in ogni angolo e piazza, inevitabilmente si è venuta a creare l’aspettativa, che in campo si è tradotta con una squadra sterile che non riusciva più a trovare la via della porta e che, dopo la gara persa malamente con la Francia, non ha più creduto nei proprio mezzi”. 

Paradossalmente, anche se in questi anni sembra che il tifo italiano si sia avvicinato un minimo alle squadre di Club al Femminile, puoi ancora andare allo stadio con la famiglia e il passeggino, vista l’assenza di ultras, il tuo punto di vista? 

“Penso che in Italia, a parte poche realtà che magari riguardano i grandi Club come: Juventus, Roma, Milan, Inter, Sassuolo o Firenze, il tifoso sia più di caratura occasionale e non radicato. All’estero, come dicevamo prima abbiamo palcoscenici davvero diversi. Ok non ci sono gli ultras, e fortunatamente ci sono anche lì le famigliole allo stadio, ma il tifo è organizzato, capita di vedere: pompon, sciarpe dedicate alle squadre delle ragazze, striscioni, bande musicali che suonano la carica, mascotte, insomma diciamo che in Italia questo ancora non succede, ma sono sicuro che sia solo una questione di tempo e di risultati che piano piano il Calcio Femminile potrà riscuotere con i dovuti interessi, io sono molto fiducioso che quel moto perpetuo messo in azione con quel Mondiale, dia presto i suoi frutti anche sotto la presenza negli stadi italiani, già il fatto che una formazioni come il Parma voglia giocare al Tardini, o che i tifosi della Roma del Fan Club siano andati in buona presenza in Inghilterra a seguire la squadra, fa capire che la prua è ben posizionata sulla rotta. Ora bisogna solo aspettare che tutto questo cinema messo in piedi da: Media, Club e Federazioni paghi i suoi dividendi, dando sempre più spazio a questo movimento che, ribadisco, si è appena messo in moto, e sono sicuro che fra pochi anni darà dei frutti insperati al giorno d’oggi, o almeno me lo auguro”. 

Danilo Billi
Danilo Billi è un giornalista pubblicista da circa 20 anni. Nativo di Bologna, ha mosso i primi passi lavorativi nella città natale nell’ambito sportivo, seguendo dapprima la Fortitudo Baseball e poi la Pallavolo femminile di San Lazzaro di Savena in serie A1. Per gli anni a seguire ha collaborato con la Lega Volley Femminile, prima di approdare a Pesaro, dove è stato capo fotografo per oltre 10 anni dell’ex Scavolini Volley di A1 e redattore a Pesaro, dove attualmente vive, per il Messaggero, il Corriere Adriatico e Pesaro Notizie (web). Si è occupato del Bologna Football Club per diverse stazioni radio emiliane, come Radio Logica e Radio Digitale, dopo di che ha iniziato a scrivere per la fanzine Cronache Bolognesi e ha collaborato con altri siti e app che si occupano, tra l’altro, di calcio femminile, che negli ultimi anni ha rappresentato la maggior parte della suo impegno giornalistico. Ha scritto due libri di narrativa attinenti al calcio Bolognese e al suo tifo e uno lo scorso anno relativo alla stagione del Bologna calcio femminile edito dalla collezione Luca e Lamberto Bertozzi.

1 commento

  1. Tranne il fatto che io non speravo che la nazionale arrivasse alla soglia della finale, all’europeo (bastava conoscere un po’ le avversarie) ma mi accontentavo del passaggio del turno, concordo su tutto.

    Secondo me l’imminente stagione ha un compito importante: pubblicizzarsi. Bisogna creare un buon prodotto e venderlo. Soprattutto bisogna aumentare la diffusione e gli sforzi mediatici e la creazione di strutture ad hoc (mini stadi da 5.000-6.000 posti), ma credo che sarà importante anche il livello tecnico ed agonistico per far sì che Asllani, Wenninger, Van der Gragt, Minami e tutte le nuove (e vecchie) straniere riportino nelle proprie patrie dei giudizi positivi.
    Da non sottovalutare anche l’impatto culturale del paese, anche questo deve essere positivo.

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