Non siamo pronti.
Non ancora.
Inutile raccontare il contrario. Oggi non siamo ancora pronti ad accettare che ci sia un rettangolo di gioco in erba (spesso, se non sintetica, di qualità non eccelsa) calpestato da piedi che calciano un pallone diversi da quelli di un uomo.
Donne che giocano a pallone.
Non si possono vedere, dai.
Hanno le cosce grosse.
Non hanno potenza.
Sembrano maschi, anzi sono maschi usciti male.
Inguardabili le loro partite.
Ma dove vogliono andare queste?
Sono brutte a vedersi.
Il calcio é per gli uomini.
Già ci capiscono poco quando lo guardano figurati a giocarlo.
Ecco alcune reazioni raccolte nelle discussioni che ho avuto con molte persone in seguito alla mia decisione di entrare in questo mondo o quando racconto della vita sportiva, degli allenamenti o delle gare delle ragazze della società cui faccio parte.
Donne che giocano a pallone.
Non hanno futuro.
Non riempiranno mai gli stadi.
E perché mai dovrebbero essere professioniste?
Ha ragione quel tizio che ha detto che é solo una combriccola di lesbiche.
Possiamo dire però, senza girarci troppo intorno, che quella famosa e infelice uscitta sfuggita dalla bocca di Belolli che ha fatto indignare un po’ di persone e che gli è costata il posto, altro non è che la esatta descrizione del pensiero che la maggioranza delle persone ha oggi sul mondo del calcio femminile. Se in uno spogliatoio frequentato da calciatori maschi l’eterossessualità è garantita anzi, quasi sacra, così non è in uno femminile dove vale l’esatto contrario.
Ora, a parte che ci arriviamo tutti a comprendere che un ragionamento simile è semplicemente stupido e che prima o poi riusciremo a superare quello strano vizio che abbiamo di utilizzare la preferenza sessuale come se fosse un insulto per rafforzare le nostre convinzioni e attaccare gli altri, la domanda è: perché dobbiamo stare a parlare di donne che giocano a pallone e a spiegare perché lo fanno?
Forse perchè abbiamo gli occhi e il cervello così farciti di calcio maschile a tal punto da non riuscire a guardare e giudicare quello femminile per quello che é, uno sport in ascesa che ha fatto notevoli passi avanti e destinato a crescere nel prossimo futuro nonostante – qui da noi – si paghi la lentezza di azione e di pensiero di una federazione inevitabilmente ancora legata alla cultura del maschio superiore anche nello sport, e basta ricordare quanto dichiarato da Tavecchio (non sono poi così handicappate rispetto all’uomo) sulle donne che giocano a calcio non molto tempo fa per averne la conferma. Che poi con il tempo, forzatamente e non certo per convinzione personale ma perchè sarebbe da sciocchi mettersi contro il movimento femminile, abbia considerato un po’ di più questa parte del mondo del calcio e ne abbia parlato con toni diversi è vero, tocca però andare avanti, crederci realmente e agire.
Paragoni.
Ma non serve e non ha senso farli. Ora.
É ovvio che ci siano differenze, esattamente come ci sono in tutti gli sport tra uomini e donne, eppure in questi non scorgo tutto questo accanimento nel sottolinearlo. Le donne hanno meno potenza rispetto a un uomo? Bene, lo sappiamo ma qual è il problema? Mica devono giocare maschi contro femmine. E poi, nella pallavolo per esempio é differente oppure anche lì – sempre che interessi – la potenza di una schiacciata é diversa tra un uomo e una donna? Ne vogliamo parlare oppure siamo distratti dalla telecamera che inquadra con più insistenza il lato B della giocatrice più carina? Se volete possiamo fare lo stesso paragone per il basket o la pallanuoto. Magari anche per il nuoto, la corsa o il lancio del giavellotto. Così per dire.
Nel calcio invece no, queste differenze del tutto naturali, sono un’aggravante.
Ci vorrà tempo per cambiare la percezione di questo sport e concederò di fare paragoni – se proprio si vorranno fare – quando si potrà valutare un calciatore e una calciatrice della stessa età con lo stesso percorso alle spalle. Quando avremo un bimbo e una bimba di 6 anni che tireranno i primi calci al pallone usufruendo delle stesse strutture, degli stessi tecnici e dello stesso percorso formativo, allora potremo dare un giudizio. Ora no. Non é possibile.
Donne che giocano a pallone.
Una noia mortale guardare una partita di calcio femminile.
Emigrassero negli Usa.
Svitate che non sanno prioprio che sport fare.
Eppure non sono poche le svitate che praticano questo sport da maschi. Nel mondo sono trenta milioni, in Europa più di un milione e Italia oltre ventimila. Qui da noi c’è tutto da conquistare e, anche se timide e insicure aperture allo sviluppo del calcio femminile sembrano arrivare dal governo del calcio italiano, si resta in attesa di progetti concreti e investimenti seri in grado di aiutare le società a crescere e a conquistare il giusto spazio.
Conquistarlo non elemosinarlo.