L’ACF Arezzo è una società di calcio femminile, fondata nel 1981, che milita attualmente nella serie B, categoria acquisita la scorsa stagione in seguito ad un ripescaggio fortemente voluto dalla presidente Chiara Tavanti. Nella stagione 2016-17, la squadra amaranto ha conquistato un bell’ottavo posto nel girone B della serie cadetta. Quest’anno, inserita nel girone A, sta vivendo un’annata da protagonista attestandosi al secondo posto in classifica. Per capire meglio il bel momento che sta vivendo la squadra amaranto, abbiamo intervistato proprio la presidente Chiara Tavanti (seduta al centro nella foto insieme a tutto lo staff), ex calciatrice aretina, con la quale abbiamo affrontato temi veramente importanti circa l’attuale situazione del calcio femminile.

Presidente Chiara Tavanti, può ripercorrere brevemente le tappe della sua carriera e della società ACF Arezzo?

Ho iniziato a giocare all’età di 14 anni ad Arezzo dove ho continuato a giocare per 7 anni: l’Arezzo è stata la mia prima squadra ed è sempre stata tutto per me. Sebbene fossi brava, da calciatrice non ho mai lasciato la mia città. All’epoca il calcio era molto diverso da quello di oggi: noi giocavamo solo per passione e la mia scuola calcio era stata in strada con i ragazzi del paese. A 27 anni sono diventata presidente della squadra in cui giocavo, le Free Sisters Arezzo, ed ho trascorso con loro 10 anni: due stagioni in serie B con tanta gavetta, ma anche con grande divertimento. Cinque anni fa, proprio quando stavo per chiudere la vecchia società, mi chiamò l’Arezzo maschile chiedendomi di portare il femminile ad Arezzo. Contattai subito Massimo Tucci, allora presidente dell’Arezzo Calcio Femminile e oggi vicepresidente dell’ACF Arezzo, e decidemmo di unire le nostre due realtà. Del resto il mio sogno era sempre stato quello di portare il nome ‘Arezzo’. Volevo un’identificazione con la città e, più di ogni cosa, desideravo portare in Italia i suoi colori.

Com’é il rapporto con l’U.S. Arezzo calcio maschile?

Con la società di Lega Pro della nostra città abbiamo instaurato un rapporto di partnership, ma a rendermi orgogliosa è il fatto che, partendo dal niente, io e Massimo Tucci siamo riusciti a realizzare i nostri progetti contando soltanto sulle nostre forze. Il primo tassello che abbiamo messo è stato quello di allestire una nostra Scuola benché, nella nostra provincia, ci fosse una potenza calcistica come la Stella Azzurra che militava in serie B e aveva tutti i settori giovanili. Per due anni abbiamo costruito l’Arezzo mattone dopo mattone e finalmente, al nostro terzo anno di attività qualcosa è scattato: nella stagione 2015/16 è infatti nata la famosa #larezzochepiace. In un momento storico in cui, in molti ambienti sportivi, le vecchie generazioni la facevano da padrone, con Massimo Tucci abbiamo deciso di puntare sulle atlete più giovani attingendo anche dal vivaio della Stella Azzurra che, quell’anno, aveva chiuso i battenti. Avendo nel frattempo costruito il nostro settore giovanile con Primavera, Giovanissime e Piccoli Amici, anche in Serie C abbiamo fatto debuttare ragazze di 15/16 anni. Una decisione presa nel corso di un’estate in cui ho dato inizio alla ‘mia rivoluzione’, grazie soprattutto all’appoggio di Massimo Tucci che mi ha sempre sostenuta anche quando non comprendeva appieno le mie idee. Devo dire che alla fine la fortuna mi ha sempre dato ragione, mettiamola così, i fatti sono sempre arrivati dalla mia. Quella è stata una bella stagione e le ragazzine in cui avevo creduto hanno fatto un campionato meraviglioso stazionando sempre ai piani nobili del girone e classificandosi quinte. L’estate successiva abbiamo richiesto il ripescaggio e l’abbiamo ottenuto con 52 punti. Siamo state criticate da tutta la Toscana, ma non importa: l’anno scorso abbiamo fatto un gran campionato (ottavo posto girone B della serie B, ndr) inserendo in rosa qualche nuovo innesto, ma tenendo sempre fede alla nostra politica. Quando andiamo a cercare qualche atleta da fuori, non miriamo al fenomeno: andiamo a cercare ragazze mature e vogliose di riscatto per inserirle in una società capace di star loro accanto. Non sempre è stato facile, ma devo ammettere dopo tanti anni di lavoro, lo zoccolo duro dell’Arezzo, ragazze che per me sono come figlie,  mi ha dato fiducia ad occhi chiusi. Abbiamo sempre ascoltato le esigenze delle nostre giocatrici e le abbiamo incoraggiate a fare, sia in campo che fuori, ciò che più amavano.

Dopo il bel campionato della scorsa stagione, l’Arezzo si trova ora a lottare per i tre soli posti che contano. Si aspettava tale situazione ad inizio campionato e, se no, come cambiano ora gli obiettivi della società?

Anche quest’anno ci siamo dovuti rimboccare le maniche. All’inizio dell’estate ci siamo trovati senza una casa e con la necessità di rinnovare buona parte dello staff. Nonostante la riforma, non ci siamo però tirati indietro: io so la squadra che ho costruito, so quanto ha lavorato lo staff per tutta l’estate e non smetterò mai di ringraziarlo perché tutti si sono impegnati tantissimo. Dopo le prime due partite di Coppa con il Florentia, in cui abbiamo preso due belle bastonate, sono entrata nello spogliatoio e ho detto alle ragazze una cosa importante: ‘ so di aver costruito una squadra che, se solo lo vuole, può ambire a  vincere il campionato, ma deve farlo con la forza, il cuore e la passione perché in campo bisogna portare tutto’. Mi pare chiaro che il nostro obiettivo sia quello di mantenere la categoria rientrando nella nuova serie B. Passare dalla C alla B è stato un passo importante ci ha dato modo di uscire dalla Toscana e di conoscere delle belle società, e vogliamo proseguire per questa strada.

Il vostro è  veramente un bel campionato e ora siete a 6 punti dalla capolista C.F. Florentia che, con la partita in meno giocata dall’Arezzo, potrebbero anche diventare 3.

Sì, ma parliamone. La CF Florentia ha una squadra davvero valida: è una bella società e nutro molta stima per il suo presidente. A me le guerre non piacciono, sono per la meritocrazia e sono davvero contenta che la Toscana stia lavorando a livelli così alti. E poi io non sono la persona più adatta a parlare di calendari e tabelle. Le partite me le vivo dalla tribuna senza troppe strategie anche in questo anno di transizione. Naturalmente occupiamo un’ottima posizione ed io cercherò di far arrivare la squadra ancora più in alto. Ogni società ha il suo personale imprinting ed io dico sempre che, essendo aretine dobbiamo comportarci come tali anche in campo portando, sul rettangolo verde, la genuinità e la grinta che ci contraddistinguono. Chiamarci ‘Arezzo’ è un grande onore e il nostro compito è quello di portare in giro la storia, le origini e l’identità della nostra città. Voglio che, al nostro arrivo, la gente possa dire: ‘questa è l’Arezzo, chi altri potrebbe essere?’ Non chiedo mai alle ragazze di vincere a tutti i costi, ma continuo a ripetere loro di vivere giorno per giorno e di divertirsi. Ci tengo che esprimano un bel gioco, e  credo che un gioco come il nostro, seppur talvolta penalizzante, si veda poco nel calcio femminile di oggi.

Milena Bertolini ha voluto uno stage congiunto della Nazionale Femminile con l’Under 23. In quest’ultima rappresentativa è stata chiamata, meritatamente, l’attaccante amaranto Costanza Razzolini, autrice tra l’altro di uno strepitoso gol, contro il Luserna, che ho definito alla Weah. Com’è la situazione contrattuale di Costanza Razzolini?

Attualmente è in prestito dalla Fiorentina Women’s, come lo era Isotta Nocchi l’anno scorso. Costanza è una ragazza che mi ha colpito fin da subito in modo positivo proprio per la persona che è. E’ un’ottima giocatrice, ma di primo acchito non sono solita guardare quanto un’atleta sia brava a calcio: al giorno d’oggi credo sia molto importante valutare anche aspetti quali la testa e la maturità. Alle mie calciatrici dico sempre: ‘Ragazze, vi voglio belle, brave e intelligenti’. Il calcio ti permette di studiare e, vista la situazione italiana del mercato del lavoro, esorto sempre le ragazze a studiare e giocare a calcio perché, fortunatamente, una cosa non esclude l’altra. Quest’anno ho preso da fuori delle ragazze che ancora frequentano le superiori, le abbiamo iscritte a scuola e abbiamo nominato un referente scolastico: se si vuole lavorare con atlete giovani occorre seguirle a trecentosessanta gradi.

Isabella Carta, che mi sembra brava, è una calciatrice vostra?

Isabella Carta è arrivata a settembre dall’Oristano. In campo è brava, ma nella vita dimostra una maturità e una capacità di gestione incredibili. Il nome di Isabella mi era stato suggerito e, pensate, la stessa sera che Carta ha accettato la mia proposta, ho chiuso anche con Razzolini. A dire il vero la rosa di quest’anno l’avevo chiusa da un po’, ma dopo il primo match di Coppa Italia avevo notato che qualcosa ancora mancava. In men che non si dica si è presentata l’occasione di prendere Costanza ed Isa e io mi sono detta: ‘Perché no? Inserendo loro faccio un bel regalo a tutta la squadra’. A volte mi sento dire che la scorsa stagione non ho premiato le ragazze per essere rimaste in categoria, così puntualmente rispondo che il loro premio è stato la squadra che ho allestito per quest’anno proprio in vista della riforma dei campionati.

Il calcio femminile sta vivendo in Italia una vera e propria rivoluzione. Come vede, o si augura, il futuro sviluppo di questo sport al femminile e quali sono le basi da cui lei partirebbe?

Se oggi anche in Italia il movimento del calcio sta crescendo è, in primis, per i sacrifici delle società come la mia. Siamo in tanti ad auspicarci un maggior aiuto federale, almeno in termini di organizzazione e gestione dei calendari e dei campionati. Io non sono un presidente politico e non lo sarò mai, ma credo che il calcio rappresenti molto la situazione dell’Italia e forse nulla meglio del movimento calcistico può rispecchiarla. A parer mio, il primo passo da compiere verso una maggiore legittimazione del calcio femminile non è quello dell’equiparazione degli stipendi, che nessuna ragazza pretende, ma quello di riconoscere la professionalità delle calciatrici. Occorre renderle professioniste a tutti gli effetti garantendo loro servizi e strutture adeguati e sostenendo le società in questo processo.

Cosa ci può dire del tecnico Marx Lorenzini?

Per la panchina ho vagliato almeno una ventina di suggerimenti, ma mister Lorenzini è stato l’unico allenatore che ho voluto e corteggiato. Dopo aver lavorato con Manuela Tesse e Nazzarena Grilli, ho incontrato tantissime persone che avrebbero voluto sedere sulla panchina amaranto. Ma invece di scegliere un tecnico che desiderava questo incarico, ne ho scelto uno che neppure ci conosceva. Marx è un allenatore giovane e il nostro è un ambiente di giovani che dà a chiunque desideri collaborare la possibilità di crescere. Ad esempio la nostra preparatrice atletica è una ragazza di 21 anni (Sofia Marcantoni, ndr) che si è laureata in scienze motorie la scorsa settimana e che, naturalmente, si è messa in gioco vincendo questa sua prima sfida professionale. A Marx, che era invece alla sua prima esperienza con il calcio femminile, ho detto soltanto una cosa: ‘allenale come uomini, ma trattale come donne’. Dopodiché, per me, quella dell’allenatore è una figura intoccabile: deve avere il sostegno di tutta la società e le ragazze, a cui cerco sempre di insegnare il rispetto dei ruoli, devono sapersi affidare a lui. Sono sempre stata dell’idea che se lo staff di una squadra è unito, i risultati si vedono. Del resto, la nostra società ha un impronta molto familiare e mi ricorda l’azienda dei miei nonni nel settore dell’abbigliamento. Ma sono certa che, se anche domani dovessimo raggiungere la Serie A, noi continueremo ad essere una grande famiglia.

Com’è  il tifo aretino?

Premetto che l’Arezzo calcio femminile è una realtà aperta a tutti, giovani e meno giovani, uomini e donne di qualsiasi età. In tribuna la domenica abbiamo anche i nonni delle nostre atlete a vedere le partite. Ci seguono tutti con passione e, anche durante la settimana, ricevo tanti messaggi di complimenti. Al derby contro la Grifo Perugia c’erano 300 persone sugli spalti: la città ama questo sport e sostiene le ragazze. Io penso che Arezzo sia una delle piazze più belle in Italia a livello di calcio femminile. L’80% degli aretini segue assiduamente i risultati della prima squadra e questo è anche un po’ merito nostro: grazie alle prestazioni che esprimiamo e alle iniziative che inventiamo siamo riusciti a far innamorare i nostri concittadini. Anche a livello di comunicazione abbiamo sempre cercato di essere dei pionieri: in serie C già facevamo gli highlights e il telecronista della tv locale a cui ci appoggiamo è diventato, in tre stagioni, il nostro primo tifoso. Anche i quotidiani, sia cartacei che online, ci seguono passo dopo passo, e ci sono ben due televisioni del territorio che ci dedicano una trasmissione settimanale.

Ringraziando la presidente Chiara Tavanti per la sua disponibilità, porgiamo un grandissimo augurio per tanti successi e soddisfazioni, da parte mia e di tutto lo staff di Calcio Femminile Italiano.

Credit Photo: ACF Arezzo

Francesco Colella
Francesco Colella è nato a Roccacasale (AQ) il 20/7/1954. Si è trasferito a Firenze agli inizi degli anni 70 per gli studi Universitari. Da allora vive in Toscana, attualmente a Campi Bisenzio (comune confinante con Firenze). La maggior parte della sua esperienza lavorativa è stata dedicata nel settore dell'informatica come analista programmatore. È un appassionato di calcio fin da piccolo, militando come calciatore, ma per un breve periodo, in campionati dilettantistici. Tifoso della Fiorentina, dal 2013 segue, con passione, anche il calcio femminile e ritiene che tecnicamente non abbia niente da invidiare a quello maschile. Tra i suoi hobby gli scacchi, con cui ha raggiunto la 2.a categoria nazionale FSI, la computer grafica e la letteratura, sia come lettore che come scrittore. Ha scritto due romanzi fantasy e una favola per bambini.