Ha soltanto 22 anni ma è già un simbolo per chi sfida i pregiudizi del calcio femminile e insegue un sogno desiderato fin da piccola. Lei, fiorentina doc, che ha iniziato a giocare fin da bambina, quando prima nell’Atletica Castello e poi alla Desolati ha dovuto confrontarsi con i maschietti e sgomitare più forte che mai per poi arrivare nell’ACF Firenze.
Era il 2008 ed Elena Linari, a quattordici anni, iniziava la lunga avventura che poi l’avrebbe vista trionfare conquistando due scudetti, due supercoppe italiane, due coppe Italia con la maglia del Brescia.

Una decisione sofferta, quella di lasciare il club delle Leonesse. Ma “Linus”, il soprannome col quale gli amici la chiamano, è ormai un perno inamovibile della nazionale italiana allenata da Antonio Cabrini. Un colpo a tutti gli effetti per la Fiorentina Women’s, che arriva a Firenze insieme a Stéphanie Ohrstrom, portiere del Verona, e Ilaria Mauro, attaccante tedesca. Elena Linari è stata prelevata dalla formazione campione in carica pochi giorni dopo l’addio di bomber Patrizia Panico. Linari è un difensore e oggi ha firmato il nuovo contratto che la riporta a Firenze, nella sua casa.

Che ricordi ha della sua prima avventura nell’ACF Firenze?
“I cinque anni a Firenze sono stati magnifici. Ero piccola ma le ragazze che ho incontrato e conosciuto in quegli anni mi hanno permesso di crescere e di imparare tanto. Con questo gruppo sono partita dall’allora serie A2 (l’attuale B) per poi riuscire a raggiungere la promozione in A. E proprio con loro ho iniziato la mia esperienza nel massimo campionato italiano. I ricordi con loro non possono che essere indelebili perché tutt’ora sento e mi vedo con alcune delle mie ex compagne”. 

Col Brescia ha vinto tutto: scudetti, coppe Italia, supercoppe. E poi la Champions, da protagonista, la nazionale italiana. Come mai la scelta di tornare a Firenze? Cosa l’ha convinta?
“Quando me ne sono andata via da Firenze, nel 2013, mai avrei creduto che in tre anni da bianco blu avrei potuto vincere e bissare tutto quanto. Due scudetti, due supercoppe e due coppe italiane sono veramente una grande soddisfazione, soprattutto se conquistate con la maglia del Brescia: ovvero di una delle realtà più importanti d’Italia. Il Brescia mi ha permesso di crescere tantissimo e di imparare ancora di più. Mi ha permesso di raggiungere la nazionale maggiore e l’emozione della maglia azzurra non si può spiegare: si può soltanto vivere. La scelta di tornare non è stata dettata dal gruppo e dalla società perché so che lascio una realtà veramente importante. Ragazze speciali con le quali ho condiviso emozioni uniche e che mai dimenticherò. Ho deciso di tornare perché sta nascendo un progetto importante e perché il viola mi scorre da sempre nelle vene. Dopo aver vinto a Brescia, mi rimetto in gioco proprio nell’anno degli europei: che però ancora dobbiamo conquistarci con la nazionale, quindi un passo alla volta”. 

Appunto la Nazionale: è sicura che sia la scelta giusta venire a Firenze?
“Se Firenze sia la scelta giusta, questo potrà dirlo solo il campo e i risultati che otterremo con la squadra. Sicuramente non sarà facile perché cambieranno molti aspetti sia in squadra che nello staff. Ci saranno elementi nuovi e dovremo conoscerci. Solo il tempo e il duro lavoro ripagheranno gli sforzi che sicuramente ognuna di noi farà con questa maglia addosso”. 

Però lo ammetta: cosa ci sarebbe di più bello che vincere lo Scudetto con la Fiorentina, nella sua Firenze?
“So quanto sia bello vincere perché per fortuna con la maglia del Brescia l’ho fatto spesso in questi tre anni. So anche quanto faccia male però non ottenere i risultati sperati. La maglia viola è certamente una maglia importante, da portare con rispetto dei colori di una città intera che ci mette sempre il cuore. Darò tutta me stessa perché Firenze si merita di stare in alto. Vincere con il giglio sul petto è sempre stato il mio sogno, fin da quando andavo a vedere la Fiorentina allo stadio. Adesso potrei avere questa grande opportunità che cercherò in tutti i modi di realizzare. Non voglio fare promesse ma dico solo che darò tutto per questi colori”. 

Quanto è stato difficile affermarsi in un mondo esclusivamente maschile, come quello del calcio?
“Il calcio in Italia purtroppo ha ancora una visione maschile. Ancora non siamo viste, noi donne, alla pari degli uomini a livello di diritti. Questo sicuramente ha reso sempre tutto molto difficile, non solo per me ma per tutte le compagne di squadra che ho avuto. Dover studiare o lavorare e poi andare ad allenarsi per molte di noi è la routine. Non ci lamentiamo, lavoriamo sempre a testa bassa e abbiamo sempre tanta voglia di imparare. Queste sono le nostre armi in più ma ovviamente non possono bastare se non vengono fatti degli investimenti su di noi”. 

Linari è un simbolo per tante ragazze che provano a diventare calciatrici: cosa vuol dire loro?
“Di non farsi scoraggiare da quello che la gente può dire. Di non guardare a niente se non a quello che vogliono loro, non solo per il calcio ma anche per la vita. Lo sport è importante perché aiuta a crescere, a relazionarsi e a conoscersi. E se loro vogliono giocare a calcio non capisco perché si debbano far influenzare da quello che gli altri pensano. Io ho sempre ragionato così: mi prefisso in testa un obiettivo e poi cerco in tutti i modi di raggiungerlo, usando tutte le forze e le potenzialità che ho. Si può sbagliare certo, ma sbaglia solo chi ci prova”. 

Non resta che salutare i tifosi fiorentini
“Torno per ripartire, torno per riabbracciare la mia città e per cercare di far bene con questa maglia. Lascio una realtà importante, ringrazio Brescia per tutto quello che mi ha dato: ma adesso sono a Firenze e non vedo l’ora di ripartire con questa maglia addosso. C’è da portare in alto il labaro viola”.