Tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500, grazie alla scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo, si aprì una nuova era per tutto il mondo allora conosciuto, quella delle grandi navigazioni. Molti altri dopo Colombo cercarono nuove vie marittime per raggiungere le agogniate Indie. Tra questi non possiamo dimenticare il navigatore portoghese Ferdinando Magellano, primo europeo a raggiungere l’Asia circumnavigando la Terra verso ovest. Fu il primo ad attraversare l’Oceano Pacifico, a cui diede questo nome poiché non vi trovò le tempeste tipiche dell’Atlantico, passando per lo stretto che prese inseguito il suo nome. Molto tempo dopo, nella partita AGSM Verona-Atalanta Mozzanica, veniva schierata con la maglia nerazzurra per la prima volta Carolina Mendes. Anche lei portoghese e, come il grande navigatore, con la voglia di scoprire sempre nuove terre, pur dovendo viaggiare allontanandosi per migliaia di chilometri da casa. La nostra Carolina, cresciuta nella sua Penisola Iberica, è venuta quattro anni fa da noi in Italia dove ha indossato la casacca del Riviera di Romagna, per poi riprendere il lungo viaggio che l’ha portata prima in Russia, poi in Svezia ed infine in Islanda. Quindi il ritorno nel Bel Paese dove ha accettato l’offerta della dirigenza mozzanichese di vestire i colori dell’Atalanta.

NOME: CAROLINA MENDES
SOPRANNOME: FERDINANDO MAGELLANO
HOBBY: PORTARE IL GOAL IN TUTTO IL MONDO

Quanti anni avevi quando hai iniziato a giocare a calcio?
“Ho iniziato a sedici anni. Prima di darmi al calcio giocavo a hockey su prato. Ho praticato hockey per cinque anni, ero anche nel giro della nazionale. Poi una amico che seguiva una squadra di calcio femminile mi chiese se potevo farne parte, anche senza allenarmi, poiché erano in poche e avevano bisogno di giocatrici. Accettai senza sapere cosa poi sarebbe successo. Tutto è successo molto velocemente. Al primo anno  sono stata chiamata prima in rappresentativa regionale, poi nell’under 19 e due anni dopo in nazionale maggiore. E lì ho deciso di lasciare l’hockey e dedicarmi solo al calcio. Il calcio in Portogallo fino a pochi anni fa non era molto popolare tra le ragazze. Erano in poche a praticarlo. Ricordo che appena iniziato a giocare venni convocata in under 19 dove ho giocato 21 partite e ho segnato 16 goal in due anni.”

Quando hai esordito in Nazionale Maggiore?
“Credo a 17/18 anni. Nella mia gara d’esordio entrai in camposolo  per qualche minuto. Negli anni poi sono diventata una presenza abbastanza regolare in nazionale. Nei primi anni eravamo una squadra che faceva fatica a fare tanti goal, ma stiamo crescendo e in questo ultimo periodo anche io sono riuscita a segnare di più.”

Hai disputato un ottimo europeo andando in goal contro Inghilterra e Scozia.
“Sì peccato perché per la differenza reti di un solo goal non abbiamo superato il primo turno. Ma nel girone abbiamo fatto tre buone gare. Credo che possiamo essere soddisfatte di quello che abbiamo fatto. Siamo una squadra giovane, ma in crescita e i risultati sul campo lo dimostrano. Abbiamo tanto da crescere ancora, ma stiamo percorrendo il giusto cammino.”

Come ti stai trovando qui a Mozzanica?
“Tutto bene fortunatamente. Grazie alla mia precedente esperienza in Italia di quattro anni fa, non ho avuto problemi con la lingua e questo mi ha permesso di integrarmi più velocemente. Sono qui solo da tre mesi, ma mi sento come se fossi qui da più tempo, mi sono integrata bene con la squadra, con la routine degli allenamenti ecc. Mi trovo bene insomma.”

Cosa ne pensi del modulo di gioco dell’Atalanta Mozzanica, si sposa bene con le tue caratteristiche?
“Il calcio è uguale in tutto il mondo, ma in Italia da sempre c’è una grande attenzione nei particolari sulla parte tattica. All’inizio ho forse faticato un po’ nel capire quello che il mister vuole da me, ma con gli allenamenti e i consigli delle mie compagne adesso sto apprendendo cosa comporta il mio ruolo in campo.”

Contro il Ravenna hai trovato alcune tue ex compagne del Riviera.
“In verità solo due di loro, ma in campo non ci sono amiche, penso solo a giocare e basta. Peccato per come sia finita la partita.”

Almeno in quella gara hai messo la firma.
“Sì ok, ma la firma sul risultato è una cosa bella se si vince, se invece butti due punti non è che mi faccia star meglio. Alla fine della partita eravamo tutte molto deluse. Se trovi un avversario che in campo dimostra di essere più forte di te, si può anche accettare una sconfitta. Ma contro il Ravenna avevamo dimostrato di essere noi più forti e abbiamo giocato per vincere per tutta la partita. Loro sono state sicuramente più fortunate, noi non abbiamo trovato il terzo goal e loro hanno pareggiato all’ultimo secondo. Sono sicuramente due punti persi.”

Però c’è stata una bella reazione e tre punti importanti a Verona, dove avete dimostrato di saper vincere le difficoltà.
“Sì, con il Ravenna abbiamo commesso l’errore di mollare dopo essere state in doppio vantaggio, mentre a Verona eravamo in svantaggio, dopo aver fatto noi la partita. Credo che il loro goal sia stato la nostra sveglia, non poteva ripetersi ancora una partita come la precedente, abbiamo reagito molto bene e siamo state brave a ribaltare la partita.”

Che obbiettivi ti sei data quando hai accettato di venire qui?
“Quando mi è stato proposto di venire qui a Mozzanica sapevo che la società non puntava a vincere il campionato, ma l’obbiettivo prefissato era quello di fare un buon campionato e stare più in alto possibile in classifica. Nel calcio ogni squadra punta sempre a migliorarsi, l’ambizione è sempre di far di più rispetto al passato. Personalmente il mio unico obbiettivo è far bene in campo ed essere una giocatrice importante per la squadra e aiutarla a raggiungere i propri traguardi. Di conseguenza far bene qui, per poter continuare a far bene anche in nazionale.”

In questi anni hai girato l’Europa, dove pensi di aver vissuto le esperienze migliori?
“In verità mi sono trovata bene ovunque, non ho un’esperienza che possa considerare negativa. Forse in Russia ho fatto un po’ più fatica a capire il tipo di gioco perché avevo bisogno di una traduttrice per capire cosa l’allenatore mi chiedeva. La comunicazione diciamo è stata un po’ difficile, ma per il resto non era male. Forse l’esperienza migliore è stata proprio quella in Italia con il Riviera di Romagna.”

Tu sei ormai abituata a stare lontano da casa, ma dopo tutto questo tempo non è dura?
“Sì quella è la parte più brutta del calcio femminile. Nel maschile le famiglie hanno la possibilità di seguire il calciatore, ma nel nostro caso non è così. Stare tanto tempo senza vedere i tuoi cari è una cosa che in qualche modo si sente sempre. Sei sola in un altro paese e devi sapere ogni volta integrarti con le tue nuove compagne, per superare la nostalgia di casa.”

Una scelta difficile ma che ti sta ripagando di tanti sforzi.
“Sì,  è quello che mi piace fare, non cambierei nulla delle scelte che ho fatto.”

Credit Photo: https://www.asdmozzanica.eu/