Un tweet firmato JuventusFC, venerdì scorso, ha scatenato giornalisti, addetti del settore, appassionati: “Stagione 2017-2018: anche la Juventus in serie A femminile. Prossimamente i dettagli…”.

Parrebbe una naturale adesione del club alle nuove direttive Federcalcio, se non fosse che il messaggio “criptico” ha portato a ipotizzare l’acquisto da parte dei bianconeri del titolo del Cuneo calcio femminile, unica formazione piemontese che nella stagione 2017/2018 disputerà il campionato di serie A.

Giornalisticamente parlando mancano le conferme da parte delle due fonti coinvolte che, anzi, l’una palesa il futuro mantenendo comunque il messaggio enigmatico con tanto di puntini di sospensione, mentre l’altra tace. Sotto il fumo, però, sicuramente qualcosa di concreto arde.

Il pensiero va al cammino che il calcio femminile ha compiuto in questi decenni nel Capoluogo. Se si considerano i pionieristici anni del calcio femminile nel sud Piemonte -gli anni ’70 dell’Alta Italia allenata da Nino Callipo con i Presidenti Conterno e Sanino– la storia del calcio in rosa in Provincia conta circa 45 anni, se invece si circoscrive esclusivamente l’attenzione al Capoluogo è un percorso lungo 32 anni che ha inizio quando, nel 1985, da una costola del Pianfei femminile, inizia il cammino della società biancorossa in numerosi campionati giovanili, anche se il nome “Cuneo Calcio femminile” verrà affermato solo dopo l’avvicendarsi di numerose altre denominazioni.

Dopo i primi campionati primavera, negli anni ’90 parte la presidenza di Gianpaolo Zavattaro, con le attività concentrate presso gli impianti di San Rocco, culminata con il raggiungimento della serie B, alla quale si rinunciò, però, per motivi economici. Ma è solo un rinvio perchè con l’entrata in scena del Presidente Calvetti (coadiuvato da Pellin, è il 1996) si arriva finalmente a disputare la B nella stagione 2009/2010.

Di qui parte quella che consideriamo la storia dei giorni nostri con l’entrata nel 2009 di Eva Callipo, prima come vice, poi come Presidente dal 2012: il ripescaggio nell’allora A2 nel campionato 2010/2011, la salvezza miracolosa all’ultima giornata nella stagione successiva, la vittoria del campionato di serie B -con conseguente storica promozione in A- nell’annata 2013/2014, la retrocessione l’anno dopo e una nuova promozione in A nel torneo 2015/2016. L’ultima stagione, quella appena ultimata, ha rappresentato la vera consacrazione tra le grandi, con la salvezza in serie A con una giornata d’anticipo.

Se i colori bianconeri dovessero, attraverso l’acquisizione, coprire per sempre quelli biancorossi allora rimarrebbe l’amaro in bocca per una città che non ha saputo conservare una storia sportiva gloriosa tra i propri confini: gli sforzi di oltre 30 anni di calcio, battaglie e sforzi, probabilmente non hanno coinciso con un sufficiente interesse da parte del territorio, inteso come istituzioni, associazioni, sponsor, grandi gruppi, organismi preposti. Una mancanza di interesse che potrebbe sfociare nella peggiore delle conclusioni.

Una vicenda che per essere valutata ha bisogno delle conferme da parte delle parti chiamate in causa, ma se dovesse concretizzarsi lo scenario ipotizzato, si tratterebbe allora di un imperdonabile errore, un clamoroso epilogo: davvero Cuneo non è stata in grado di trattenere in città questa realtà sportiva?

Si tratterebbe -vogliamo usare il condizionale- di un autogol incredibile anzi, peggio ancora, di una partita giocata solo in parte arrendendosi sul più bello.

Credit Photo: Fazzari & Ramella Photography