Credit Photo: Paolo Comba- Photo Agency Calcio Femminile Italiano

Stefano Braghin, Direttore generale della Juventus Women, ha incontrato i media nella sala stampa del Club di Vinovo per dialogare oltre al suo impegno bianco nero per i prossimi anni anche di tematiche legate alla squadra, al mister ed agli obbiettivi futuri della Juventus.

Dopo il rinnovo, dalla carica di direttore, per Braghin sono 12 anni che lavora per questo Club (e saranno 15 al termine di questo ulteriore mandato) ed è lui stesso a dichiarare: “che dopo tutto questo tempo, la Juventus è certamente casa mia“. 

“È un club, prosegue Braghin, che ha segnato un lungo tratto della mia carriera, farei fatica a vedermi dietro un altro simbolo. Mi è sempre risultato difficile pensare di poter vedere questa squadra da avversario. Il fatto che la società abbia ritenuto che questo potesse essere un posto, dove mi sento bene, in cui sentirmi a casa mi inorgoglisce per rappresentare questo Club. Credo che la Juventus non sia un club come gli altri, quando hai il privilegio di starci: devi tenerlo a cuore”.

A chi gli chiede sulla scia del progetto maschile, che monitoraggio c’è per le ragazze delle Juve in prestito?

Il Presidente ha risposto: “I prestiti sono il palliativo per far fare alle ragazze il percorso che non riescono a fare nel club. Un progetto strutturato che funziona, le seguiamo molto, con le mie collaboratrici, abbiamo una struttura che segue settimanalmente le ragazze, abbiamo dei feedback buoni in tutte le squadre. Quando parlo di giovani parlo di loro, ci sono valori che riusciamo a trasmettere dentro il club”.

Dopo l’esonero di Montemurro ci si aspetta una maggiore responsabilità da parte della squadra?

“Quando giochi alla Juventus non servono stimoli ulteriori, le ragazze sono chiamate a dare delle risposte come tutti noi. Nei cambiamenti ci sono azzeramenti delle gerarchie, chi magari era più tranquillo della sua posizione deve dimostrare di poterla tenere e chi era un po’ più indietro ha voglia di mettersi in mostra. Su questa scia bisogna consolidarsi non è una cosa che dura all’infinito”.

Ma quanto hanno patito, le ragazze e la squadra, in questo periodo?

“Quando i risultati non vengono dopo un periodo positivo lungo c’è più difficoltà nel vivere le sconfitte. Parliamo di un gruppo che negli ultimi sei anni ha partecipato a 19 competizioni e ne ha vinte 12, che è passato dall’ultimo al nono posto in Europa. Forse siamo stati brave, troppo, prima; abbiamo vinto più titoli di tutte le altre squadre messe insieme negli ultimi 7 anni e questo è un merito che va ai due allenatori che si sono succeduti. Qualunque squadra inizi un ciclo penso voglia cominciarlo come noi. Ci sono delle ciclicità legate a molti fattori. Poter affrontare queste fasi con la consapevolezza di quello che è stato fatto è un buon aiuto ed è merito di tutti quelli che hanno lavorato in questo progetto in questi anni”.

In funzione della guida tecnica, del dopo Joe Montemurro, ci sono delle trattative in corso per la prossima stagione?

Adesso abbiamo un tecnico che stà lavorando molto bene, va sopportato ed aiutato ma credo che non ne abbia bisogno perchè un bravo allenatore. Per rispetto a lui parlerei di ciò che stà facendo, poi ovviamente ci sono molte persone che vorrebbero lavorare con la Juventus e si sono fatte avanti e candidate per questo ruolo: qualcosa di buono, a mio avviso, vedono. Abbiamo le idee abbastanza chiare sul tipo di profilo che ci serve e diciamo che l’esperienza ci ha insegnato molte cose ed ogni volta sappiamo in pò di piu di cosa ci serve. Nulla di imminente, cercheremo di fare la scelta migliore in linea con gli obbiettivi e la strategia della società!”.

Parlando di clici, con nuove prospettive, con nuove figure il di Direttore ha le idee chiare: “Far meglio di questo ciclo non sarà facile né scontato. Più che la fine di un ciclo è la fase di un percorso, in cui ci sono delle necessità di rivedere alcuni protagonisti. Non vedrei una fine e un inizio ma la rivisitazione delle gerarchie nel gruppo, è cambiato tanto il calcio femminile e ci inseriamo in un contesto diverso rispetto all’inizio”.

Per un tecnico, che lascia: Montemurro, ci resta tantissimo.

“Di Montemurro alla Juventus rimarrà tantissimo, il triplete e i quarti di Champions restano negli almanacchi. Ci ha dato una visibilità internazionale che non avevamo, ha dato garanzia di internazionalità al progetto. Ci ha fatto vedere un calcio che non avevamo visto sotto certi aspetti, lascia una grande eredità come aveva fatto Rita Guarino. Mi auguro che possa esprimersi altrove trovando delle condizioni in cui far vedere il suo valore. Quando uno lascia il posto di lavoro migliore di come l’ha trovato, ha fatto un ottimo lavoro e sicuramente lui ha lasciato una Juventus Women migliore”.

“Nel momento in cui si dà un segnale di cambiamento dal punto di vista tecnico, poter contestualmente comunicare che dal punto di vista societario si dava continuità era importante, per dare rassicurazione. Il club ha intrapreso un nuovo corso fatto di competitività nella sostenibilità. È una linea che mi ha trovato entusiasta, la strada della sostenibilità è l’unica per salvare questo gioco straordinario. Il calcio femminile italiano da qualche anno è un po’ fermo, noi come club sosteniamo tutti i costi. C’è un mercato internazionale che è in grandissima ascesa, come quello inglese. È una strategia che vuole essere sostenibile, in un contesto armonico. La strada che ho suggerito è quella di un progetto che deve andare avanti: puntare su giovani che provengono dal nostro settore giovanile, calciatrici straniere che vengano a darci una mano nelle aree in cui abbiamo bisogno. Calciatrici giovani che proviamo a intercettare prima dei grandi club o più affermate che vengono da stagioni complicate provando a riportarle al loro livello. Il terzo grande pilastro sono le ragazze storiche che hanno dato tanto e finché vorranno e finché ci sarò io avranno sempre un contratto”.

A chi gli chiede, se il progetto “Stadio a torino”, anzichè Biella il numero uno bianco nero non si nasconde ed afferma: “In Piemonte non pullulano gli ambienti e ancor meno le amministrazioni come quelle di Biella che hanno voglia di investire tanto. È uno stadio che va bene per le nostre dimensioni. Sono grato al club che mi ha dato la possibilità di trovare un impianto e sono grato al comune di Biella. Abbiamo deciso di non chiedere il pagamento del biglietto per non dare un’ulteriore spesa al tifoso oltre al viaggio. Chissà che in futuro non si possa riaprire un progetto che c’è ma è in stand-by. Quello di Biella è un buon posto che ci ospita volentieri”.

Sta per iniziare la seconda fase del Campionato, e per la Juve (a meno 8 lunghezze) resta un grande rammarico.

“La Roma sta facendo un grande cammino, penso porterà questo ciclo ancora avanti qualche anno. La classifica dice che tra noi è loro c’è la differenza di 8 punti e bisogna dar merito a loro che in questo momento sono la locomotiva del calcio femminile”.

Ma se la Serie A, dei prossimi anni, fosse a 12 oppure a 14 squadre non porterebbe maggior interesse e competività?

Tante partite non sono ancora così attrattive, abbiamo questo problema. Avremmo bisogno di partite un po’ più belle e campionati un po’ più aperti, più competitività genera più interesse e più interesse genera investitori. É un movimento molto giovane rispetto agli altri, solo che noi abbiamo fretta essendo un paese di calcio. Se lo contestualizzi però il cammino è ancora lungo. Il cambio del format? Quest’anno eravamo in 10 e abbiamo avuto una squadra che fino ad agosto non sapeva se avrebbe partecipato e una che dopo aver iniziato voleva ritirarsi. Già con 10 dobbiamo darci una piccola aggiustatina, è evidente che siamo pochi però bisogna farlo quando si ha la certezza che chi comincia poi finisce e che si porti un livello alto. So che in Serie B ci sono progetti interessanti. Abbiamo un progetto di 7 anni, altre squadre anche meno. Per questo dicevo che il professionismo è straordinario ma l’avrei fatto in maniera più graduale. La federazione crede molto in questo progetto e io sono ottimista, però i tempi vanno accettati”.

In conclusione Braghin, ripensa al suo percorso in questo Club, e di quanto ha imparato da queste ragazze:Ho imparato tantissimo, sono grato a queste ragazze che hanno riportato in superficie il cuore della passione per questo gioco. Nel maschile i ritmi sono talmente rapidi che hai meno tempo di capire, la ricerca della perfezione che mi aveva anche un po’ annoiato. Le ragazze mi hanno fatto capire perché ho dedicato 30 anni della mia vita al calcio”.

Paolo Comba
Paolo Comba, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti di Torino, dopo il conseguimento del Tesserino ha collaborato per varie testate giornalistiche seguendo il Giro d’Italia (per cinque edizioni), i Campionati del Mondo di SKI a Cortina, gli ATP FINALS di Tennis a Torino, i Campionati Italiani di Nuoto ed ha intrapreso, con passione e professionalità, dal 2019 a Collaborare con Calcio Femminile Italiano. Grazie a questa Testata ho potuto credere ancora di più a questo Movimento, sia nelle gare di Serie A che in Nazionale maggiore, ed a partecipare di persona all’ Argarve Cup ed ai Campionati Europei in Inghilterra. Ad oggi ricoprendo una carica di molta responsabilità, svolgo con onore questa mia posizione, portando ancora di più la consapevolezza di poter dare molto per lo sviluppo e la vibilità del Calcio Femminile in Italia e all’estero poiché lo merita per la sua continua crescita.