30 marcature e non sentirle. La testa della classifica goleador saldamente nelle sue mani, ma il Panzer della Val Cavallina, al secolo Valentina Giacinti, non ha nessuna intenzione di fermarsi, anche perché il campionato non è ancora finito e la n. 9 biancoceleste ha la possibilità di laurearsi capocannoniere, la prima in assoluto in serie A, con la maglia del Mozzanica.

30 è un gran bel numero Vale, non trovi?
Sì lo è. Purtroppo siamo fuori dal discorso champions che era un obbiettivo importante per la società. Diciamo che aver segnato trenta reti è l’unico motivo di soddisfazione sportiva in questo periodo.

Scongiuri a parte chi hai subito dietro è Bonetti, distanziata però di ben sette reti.
Si però è meglio che non faccia previsioni e che invece riprenda a segnare, dato che il goal mi manca ormai da tre partite.

Ripercorriamo il tuo campionato. A differenza dell’anno scorso, dove avevi stentato a decollare, sei partita subito col botto.
Sì lo scorso campionato avevo faticato a prendere confidenza con la rete. In tutto il girone d’andata non ricordo se ho segnato 3 o 4 goal, non di più. Poi fortunatamente ho rotto il ghiaccio e mi sono rifatta nel ritorno. Quest’anno invece è iniziato tutto nel migliore dei modi. Credo che la differenza sostanziale sia data dal fatto che ho imparato a giocare con più serenità. Lo scorso campionato mi bloccavo mentalmente alle prime difficoltà. Bastava un rimprovero di una compagna per bloccarmi, ma appena ho capito che anche quelle situazioni vanno vissute in maniera positiva, ovvero come qualcosa che serve a me per crescere e migliorare, sono riuscita a giocare con più tranquillità e fiducia in me stessa. Di conseguenza tutto in campo è diventato più facile.

Già dallo scorso campionato, ma soprattutto in questo hai avuto una crescita esponenziale e aver segnato tanto ne è la prova.
Oddio, in realtà se sono cresciuta tanto non te lo so dire. Sì, di sicuro prima per segnare una rete ne dovevo prima sbagliare quattro, adesso ho imparato a giocare con più sicurezza e tranquillità e come ti dicevo prima, diventa più facile tutto di conseguenza. Ad esempio il goal realizzato a Brescia dopo trenta secondi, forse l’anno scorso non lo avrei mai fatto. In questi ultimi anni inoltre ho cercato di irrobustirmi facendo tanta palestra.

In cosa potresti migliorare ancora?
Nel tener palla, in quello sono un po’ scarsa. Mi viene sempre da liberarmi subito del pallone con una giocata di prima, quando invece è importante in alcune fasi della gara tenere palla e far salire le compagne. Vorrei migliorare in quello e anche nella tecnica individuale. Quest’estate voglio seguire un percorso mirato a questo. Sono stata contattata da un mio ex allenatore che lavora per un’associazione sportiva che ha come scopo lo sviluppo della parte tecnica nel calcio, attraverso esercizi appositi. Rita Guarino ne ha fondata una a Torino, ma ne stanno nascendo tantissime su tutto il territorio.

Tu da un anno sei diventata Testimonial per la “Mizuno”. In Italia le calciatrici che hanno lo sponsor personale sono rarissime, che cosa comporta questo?
In effetti siamo in poche, poiché poche sono anche le marche i abbigliamento sportivo che stanno guardando con interesse al femminile. Mizuno è una di queste, ma ad esempio solo io e Martina Rosucci abbiamo un contratto con loro. In pratica la società mi dà un badget di spesa da fare nel corso della stagione, posso usufruire di scarpe, piuttosto che di altro materiale sportivo. In cambio come testimonial ho il dovere di presenziare agli eventi pubblicitari, nei quali viene richiesta la mia presenza.

Da un po’ sei seguita da un’agenzia di procuratori. Quanto è importante avere qualcuno che ti segua nei vari passi della carriera?
Tanto. Non è solo un discorso legato alle trattative contrattuali con la società, loro sono sempre presenti, anche dal lato umano. Se ho un problema, ho sempre qualcuno con cui parlare e pronto a dare delle risposte. Avrei voluto averli con me anche in passato. Questo mi avrebbe permesso di superare delle difficoltà con maggiore tranquillità, lasciando a me solo il campo  e a loro quelle problematiche che invece ho dovuto affrontare in prima persona. Uno dei consigli che mi sento spesso dare da loro è di essere sempre attiva sui social, per aumentare la visibilità.

Un campionato giocato sempre ad alti livelli, testa della classifica cannonieri, perché in nazionale non giochi?
Bella domanda. Peccato che non ti sappia rispondere. Io sono giovane, rispetto a molte delle mie compagne e la nazionale è comunque uno stimolo a crescere e pertanto cerco di viverlo così. In effetti essere andata in tribuna con la Svizzera e l’Irlanda del Nord non mi ha fatto bene, ma in quel momento sono state importanti le parole di Ilaria Mauro: “Tu non devi preoccuparti, tu sei il futuro di questa nazionale e il tuo momento arriverà presto”. Sentirmi dire così da lei mi ha rincuorato. Poi c’è un CT ed è giusto che sia lui a fare le scelte. A noi spetta farci trovar pronte.

Cosa è mancato secondo te al Mozzanica per giocarsela fino in fondo?
Sento in giro gente che dà la colpa a Tizio piuttosto che a Caio. Io credo che  in questi momenti è inutile cercare un capro espiatorio, ognuna di noi deve farsi un bell’esame di coscienza e chiedersi se ha dato tutto quello che poteva dare. Poi diciamoci la verità, la fortuna ad un certo punto ci ha letteralmente girato le spalle. A Bolzano abbiamo creato un’infinità di occasioni per realizzare il due a zero, ne fosse entrata una sarebbe finita diversamente quella gara.  Invece quel risultato ha condizionato anche le gare successive. Con il San Zaccaria siamo entrante in campo nervose e non siamo riuscite ad esprimere il nostro gioco. Col Verona, la partita l’hanno vista tutti. Nel primo tempo meritavamo di essere noi in vantaggio ed invece al primo tiro in porta sono passate loro e non siamo più riuscite a ribaltare la partita. Dobbiamo ritrovare tranquillità e confidenza con il goal, abbiamo il dovere di finire bene con queste due gare che ci serviranno per poi presentarci in forma all’appuntamento con il Brescia, nella semifinale di coppa. L’amarezza è tanta anche perché la rosa a disposizione di questa squadra non è inferiore a nessuno.

Restano due partite di campionato, ma soprattutto la semifinale con il Brescia.
Sì e purtroppo è l’unico obbiettivo che ci è rimasto, ma è pur sempre un obbiettivo importante e prestigioso per la società Mozzanica. Non sarà una partita facile, perché il Brescia si ricorda bene i quattro goal subiti quest’anno all’andata, ma anche noi ci ricordiamo i cinque subiti in coppa lo scorso anno. Daremo tutte noi stesse in quella gara perché vogliamo fare un regalo ai nostri tifosi e alla società che se lo meritano assolutamente.