Si conclude con una vittoria nel derby contro il Villaricca la stagione dell’Independent, che nell’ultima partita ha battuto la formazione giallorossa con il risultato di 2-1. Il successo rimediato al Complesso Sportivo Kennedy ha permesso alle pantere di concludere il campionato di Serie C Femminile (Girone C) al nono posto a quota 46 punti, frutto di 14 vittorie, 12 sconfitte e 4 pareggi. “Quest’anno abbiamo fatto ancora un passo in avanti in un campionato che anno dopo anno sale vertiginosamente di livello”, sono le parole dell’allenatore della squadra campana, Elio Aielli. Il tecnico ha tracciato un bilancio dell’annata appena conclusa in un’intervista rilasciata ai nostri microfoni, spaziando dalla sua squadra ad una vera e propria disamina sull’intero campionato.

Come valuta la performance dell’Independent in questo campionato? Quali sono stati i momenti chiave della stagione?

“Io penso che la squadra abbia fatto un grande girone di andata, ha acquisito consapevolezza nei propri mezzi e i momenti chiave sono stati la partita a Matera, dove abbiamo centrato alla quarta giornata la terza vittoria consecutiva, e la vittoria di Palermo che ci ha fatto fare delle vacanze di Natale col sorriso. Siamo rientrati bene battendo il Trani e il Villaricca e penso che sia stato un cammino abbastanza positivo soprattutto all’andata. Nel girone di ritorno sono venute meno delle motivazioni, è comunque un gruppo giovane che ufficiosamente si è salvato al termine del girone di andata, quindi è chiaro che diventa complicato mantenere alta l’attenzione, l’intensità, senza qualche infortunio di troppo avremmo ottenuto qualche risultato positivo in più però ritengo che l’apice sia stato toccato con la vittoria a Palermo”.

Gli obiettivi prefissati all’inizio della stagione sono stati raggiunti? Ci sono stati aspetti che sono andati oltre le vostre previsioni?

“Abbiamo raggiunto sicuramente l’obiettivo, siamo riusciti a salvarci con largo anticipo e con tranquillità, magari scalando anche qualche posizione di classifica. Penso però che avendo ricostruito quella che era la maggior parte della squadra rispetto alla scorsa stagione, dove sono andati via dei pezzi importanti che facevano parte dello scheletro e dell’ossatura di questa squadra, sono arrivate altre molto giovani, dunque delle ragazze ancora inesperte che non hanno mai fatto una categoria, la squadra è stata capace di salvarsi ufficialmente 10 giorni prima della fine del campionato. Quindi penso che lo scopo sia ampiamente raggiunto. È chiaro che l’appetito vien mangiando, ripeto ci sono stati intoppi e con qualche infortunio in meno magari saremmo riusciti forse a rosicare qualche punticino in più all’avversario”.

Qual è stata la sua esperienza personale come allenatore in questa stagione? C’è qualcosa che avrebbe fatto diversamente col senno di poi?

“Ogni anno mi rimetto in gioco. Con lo staff facciamo sempre un bilancio a fine stagione per tracciare quelle che sono state le cose positive e negative, come abbiamo lavorato, cosa abbiamo fatto di buono, soprattutto cosa sbagliato, cerchiamo di non ripeterli l’anno dopo. Penso di essere migliorato come persona perché quest’anno il gruppo è cambiato totalmente, ci sono state tante ragazze giovani che si sono inserite, ognuna con una mentalità diversa, qualche ragazza in più da fuori regione, sempre con una mentalità diversa e penso che sia stata una stagione lunga, intensa, pesante e rifarei tutto quello che ho fatto perché ho sempre agito in buona fede per il bene della squadra. Quest’anno però è stato un anno che mi ha insegnato ad andare sempre per la mia strada. Io sono sempre stato un allenatore che dà il 101%, ho sempre dato 10 possibilità e ho capito che bisogna darne massimo 5. Se sbagli una volta, due volte, tre volte, quattro volte, cinque volte sotto la porta allora vuol dire che non sei all’altezza di poter giocare in determinate categorie e questo l’ho capito un po’ l’anno scorso, ma quest’anno ho avuto la controprova. Ho capito che non esiste la riconoscenza, sappiamo bene che quando l’allenatore vince è un fenomeno e invece quando perde è un incapace”.

La squadra ha segnato e vinto più partite in trasferta rispetto alle partite in casa. A cosa attribuisce questo successo fuori dalle mura amiche? Ci sono fattori specifici che hanno favorito le vostre prestazioni lontano dal Kennedy?

“Io penso che aver fatto tanti punti fuori casa sia sintomo del fatto che la squadra arriva più concentrata, con voglia, con quella determinazione di voler fare la partita, di vincere e di dare un senso al sacrificio che sta facendo, viaggiando magari per due giorni, lasciando la domenica tutta la giornata la casa, le famiglie. Questo è un campionato dilettantistico, quindi è un divertimento, gioco, è passione anche se oggi ci sono rimborsi spesa faraonici comunque parliamo di ragazze che devono lavorare, quindi penso che aver fatto più punti fuori casa è sintomo ripeto di una maggiore concentrazione rispetto a quando magari giochi in casa e in quelle precedenti all’appuntamento fai un po’ di tutto. Invece, svegliarsi presto la mattina, viaggiare, andare a giocare con la vincere la partita e dare un senso a quello che stai facendo è diverso. Poi è chiaro che sono sono numeri, sono dati che fanno la differenza e che sono ovviamente dati reali. Il Kennedy, nella scorsa stagione e in generale, è sempre stato un fortino, quest’anno è stato un po’ diverso, ma le sconfitte in casa sono arrivate in un momento della stagione dove la lampadina era spenta”.

Qual è il ricordo più bello che porterà con sé da questa stagione?

“I momenti più belli in particolare sono due. Il primo è sicuramente col Matera perché quella era la quarta giornata, venivamo da due vittorie, una sconfitta in casa col Trastevere ed eravamo in diretta Youtube sul sito della Lega per la prima volta come società, quindi, c’era un po’ di emozione da parte di tutte. Una partita che ricorderò perché sembrava che la squadra giocasse da tantissimo tempo insieme e invece erano insieme soldate da quattro/cinque settimane. Avevamo di fronte una squadra ostica come il Matera soprattutto quando gioca in casa, con calciatrici di alto livello come Robbins. Quindi lì ho visto una squadra che ho pensato potesse andare lontano, così come l’ho vista a Palermo contro una delle prime squadre del campionato, quando abbiamo ripreso la partita ammetto che mi sono nascosto per qualche minuto perché mi sono veramente emozionato, è stata un’emozione davvero forte”.

C’è stato un avversario che vi ha particolarmente sorpreso per la qualità del gioco?

“Io ho seguito i giorni di andata dove il Palermo e la Vis Mediterranea mi hanno impressionato molto. La Vis la avevo già vista in una partita amichevole contro il Napoli e avevo visto fare cose molto molto interessanti. Il Palermo penso che sia quella che stia andando nella direzione più giusta di tutte, una squadra molto giovane con un gioco comunque importante. Poi è chiaro che nel girone di ritorno il Frosinone si debba mangiare le mani per quello che ha espresso e per aver iniziato troppo tardi a fare risultati positivi. Il Trastevere è anche uno di quelli che mi ha impressionato perché ha saputo cambiare rotta a dicembre, ha saputo inserire dei pezzi nuovi e poi è chiaro che la differenza di punti si è fatta sentire alla lunga e quindi magari ha mollato un po’ la presa nel finale. Però se dovessi scegliere una sola squadra, ripeto, dico il Palermo per la direzione in cui sta andando. Insieme al Catania sono due squadre molto giovani che mi che mi hanno stupito”.

L’ultima partita di campionato, vinta per 2-1 nel derby contro il Villaricca, è stata molto intensa. Quali sono stati i momenti decisivi del match? Come giudica la prestazione delle ragazze e quale significato ha avuto questa vittoria per voi all’ultima giornata?

“Ci tenevamo a fare bella figura e chiudere bene la stagione per salutare il nostro pubblico che ci ha sempre dato un grandissimo supporto anche nei momenti di difficoltà. Volevamo festeggiare la fine del campionato, l’addio al calcio di Ventresino, quindi era un momento importante. Penso che la squadra abbia fatto una delle migliori partite della stagione perché sono sempre state in partita, sempre sul pezzo. Forse meritavamo di fare qualche gol in più. È chiaro che dall’altro lato abbiamo trovato un Villaricca spento ormai da quella che era stata anche per loro una stagione lunga, intensa, che si è conclusa con la salvezza nelle ultime due giornate. Alla fine noi abbiamo cercato di metterla molto sul piano del gioco, averla sbloccata nel primo tempo ci ha dato quella forza e quella voglia di andarla a vincere. Invece aver preso gol poco prima dell’intervallo ci ha tagliato un po’ le gambe. Però il fatto che la squadra sia rientrata in campo nella ripresa con un piglio diverso, con ancora più voglia di vincere, dimostra che la squadra quest’anno quando è stata in salute se l’è giocata con tutti e non ha fatto sconti a nessuno. Sono contento perché la squadra ha risposto ha risposto bene”.

Futuro. Quali sviluppi si aspetta a livello personale? C’è un messaggio che vorrebbe indirizzare alle sue giocatrici?

“Sul futuro non ti posso ancora dare una risposta, perché non ne sono a conoscenza nemmeno io. Come ho detto alle ragazze, come scritto in un messaggio di saluti, c’è bisogno di riposarsi, di ricaricare le batterie. È stata una stagione lunga, intensa, pesante. 33 partite includendo la Coppa sono davvero tante e quindi ad oggi non c’è un futuro delineato, ma c’è sicuramente la voglia di stare in campo e di continuare a fare quello che mi piace di più: stare in panchina e lavorare con delle ragazze che vogliono alzare sempre di più l’asticella. Negli anni ho sempre dimostrato che con il lavoro si possono raggiungere obiettivi importanti, bisogna continuare a lavorare per divertirsi, ma anche mettersi in discussione sia a livello calcistico sia a livello personale perché quando si è all’interno di un gruppo è una delle cose più importanti e più genuine che più vi può far crescere, è questo che il messaggio che voglio mandare alle calciatrici”.

Infine, come vede l’evoluzione del calcio femminile a livello locale e nazionale? Cosa pensa si possa fare per promuovere ulteriormente il calcio femminile?

“Ritengo che in ambito nazionale il calcio femminile stia andando nella direzione giusta. In ambito regionale o interregionale, con quelli che sono i campionati di eccellenza, penso che si sia accelerato troppo il processo di crescita. Io dico sempre che fare gli stessi punti dell’anno prima è un grande risultato ma farne di più è veramente tanta roba. Il livello che si alza anno dopo anno fa aumentare anche le spese perché ormai ci sono i procuratori dappertutto e quindi diventa complicato dare un vero valore all’atleta. Quest’anno ci sono capitate alcune situazioni dove ragazze che hanno militato un anno/due anni in eccellenza si aspettavano 500€ solo di rimborso spese e così si va nella direzione sbagliata perché diventa poi complicato per le piccole società che magari stanno facendo passi importanti competere con tutte le altre e soprattutto con una formula come la vostra, dove la prima vince il campionato e quattro retrocedono, non c’è una via di mezzo. Quindi spero che ci si dia una regolata, ma ho i miei dubbi. Inoltre, penso che una delle cose più importanti per il calcio femminile sia sensibilizzare la gente e i ragazzi nelle scuole. Chiaramente ci tengo a ribadire che le nazionale sta facendo tanto e i risultati si vedono, ma a livello locale questa strada qui non si è ancora intrapresa perché mancano le risorse mancano, le strutture, staff qualificati”.

Chiara Frate
Chiara Frate, attualmente iscritta al corso di laurea triennale in Mediazione Linguistica e Culturale, coltiva la passione per il giornalismo sportivo ed il calcio, sia femminile sia maschile. Attualmente è redattrice di SportdelSud, un giornale sportivo innovativo di partecipazione popolare che le ha offerto l'opportunità di mettersi alla guida di un progetto imprenditoriale nel settore della comunicazione. Conosce l'inglese, il francese, lo spagnolo e sta imparando anche il portoghese. Sempre pronta a schierarsi a favore della parità di genere, il riscatto delle donne e l’impegno costante e instancabile verso un nuovo approccio culturale anche dal punto di vista sportivo.