cco qualche analisi sui temi tattici che dovrebbero accompagnarci da qui a metà maggio nel campionato di Serie A.

DIFESA A TRE ADDIO
Il tema era divenuto d’attualità già l’estate scorsa, quando avevamo sottolineato il sorpasso delle difese a quattro su quelle a tre. Nel 2013-14, nove allenatori su 20 utilizzavano il sistema a tre e il 3-5-2 era il modulo più utilizzato del campionato. L’anno scorso, il rapporto era passato a 6 contro 14. Ora siamo agli sgoccioli. Ai blocchi di partenza, soltanto quattro allenatori adotteranno la retroguardia a tre (Gasperini al Genoa, Iachini a Palermo, Ventura a Torino e Colantuono a Udine) e il 3-5-2 verrà utilizzato da un terzo dei tecnici rispetto a due stagioni fa. Il modulo più utilizzato, come già nella passata stagione, sarà il 4-3-3. Gli equilibri sono completamente mutati e paiono in calo anche gli allenatori che proveranno sia un tipo che l’altro di difesa (a bocce ferme soltanto Allegri, Pioli, Colantuono e Mandorlini sembrano intenzionati a farlo). Come mai? L’onda lunga della Juventus di Conte si è esaurita e i nostri mister hanno capito che altri moduli possono essere più duttili, anche in fase difensiva.

IL LATO-B DEL 4-3-3
Come detto, a farla da padrona è il 4-3-3, adottato da ben otto allenatori. Attenzione, però, a credere che il nostro sia divenuto un campionato offensivista. Non lo è stato nell’anno passato, non lo sarà nemmeno questa volta. Perché c’è 4-3-3 e 4-3-3. Il tridente utopico dai riflessi zemaniani è ormai un ricordo lontano, al punto che nemmeno i discepoli del boemo come Di Francesco possono essere paragonati a quell’idea di calcio. È rimasta l’ossatura, ma la declinazione è profondamente diversa e molto più attenta alla fase di non possesso associata alla ripartenza. L’esempio viene dal Sassuolo (che ha aggiunto un’altra arma da contropiede come Defrel) e l’estremo “contropiedista” è destinato ad arrivare pochi chilometri più in là, dal Carpi di Castori. Che si schiererà con un 4-3-3 di partenza, ma con due centrocampisti mascherati ai lati della prima punta. Aspetterà parecchio e ripartirà, così come faranno molte delle “finte offensiviste”. Perché in Serie A, alla fine dei conti, resta fondamentale non prenderle…

LA FORZA DELL’ORGANIZZAZIONE
Se negli ultimi dieci anni non è mai retrocessa più di una neopromossa a campionato, un motivo ci sarà e dovrebbe portarci a credere che alcune stime al ribasso su apparenti “cenerentole” siano in realtà errate. O, quanto meno, che non considerino un aspetto molto importante nel nostro calcio e in un campionato dai valori tecnici in ripresa, ma pur sempre ben lontano dagli anni migliori. L’organizzazione, la stessa che ha permesso a una formazione imbastita di debuttanti come l’Empoli di Sarri di salvarsi alla grande nella passata stagione. La stessa che permetterà a qualche “perla tecnica” di nascondersi nel calcio agostano, per emergere a campionato in corso finendo per ergersi al ruolo di sorpresa. Massima attenzione sui calci piazzati, apporto collettivo in fase di pressing e di copertura, schemi oliati per alimentare azioni offensive in cui la qualità tecnica non primeggia. Ora come ora è quasi impossibile individuare chi possa rispondere a questo appello, ma di certo – anche quest’anno – verremo sorpresi da un progetto tecnico nato nell’ombra e destinato a stupire (almeno ce lo auguriamo).

IL BRACCIO DI FERRO TRA TATTICA E COLLETTIVO
L’elemento maggiormente interessante, però, resta un tema vecchio come il mondo. Quell’eterno braccio di ferro tra il polso duro di un allenatore e la quasi totale dipendenza dalla qualità dei giocatori in rosa. Mai come quest’anno vedremo la contrapposizione tra i due modelli. Da un lato, ecco le sfide di Sarri a Napoli e Mihajlovic al Milan: riusciranno a portare il “loro calcio” in due grandi squadre? Dall’altro, il modello di Mancini, tornato a investire sul mercato come ai tempi buoni. Sarà abbastanza per spadroneggiare come gli accadeva dieci anni fa? In mezzo, come sempre, Allegri e il suo tentativo di ricostruzione della Juventus. Chissà che, ancora una volta, il buonsenso non finisca per spuntarla sull’idealismo.