“Se c’è volontà si può fare”, è questo lo striscione che è apparso in campo in mano alle calciatrici del Lebowski femminile, le ragazze grigio-nere: che prima di iniziare la gara si sono sedute a terra per protesta!.

Il messaggio che è stato lanciato e che deve e può arrivare decisamente più in là, del semplice rettangolo di gioco, è chiaro a tutti e deve giungere fino ai vertici del calcio femminile italiano.

La gara era valevole per lo spareggio per accedere alla Serie C : match fra Blues Pietrasanta e Lebowski, appunto, giocato a Santa Maria a Monte. Peccato che le ragazze del Lebowski, quella categoria, l’aveva già conquistata (e preservata) sul campo, l’anno scorso. Eppure ecco le grigio-nere giocare in Eccellenza, ritrovandosi a dover riprendersi nuovamente quella divisione che rappresenta anche l’accesso a un campionato di dimensione Nazionale.

Il nostro racconto, unito alla presa di posizione delle calciatrici comincia da qui: parlando direttamente con le ragazze della squadra, che hanno scelto una voce corale per spiegarsi: Per problemi economici a livello societario, non ci siamo iscritte nuovamente alla Serie C come l’anno scorso. Siamo comunque riuscite a iscriverci in Eccellenza. E durante lo spareggio di domenica contro il Pietrasanta si decretava la vincitrice del campionato, nell’ultimo atto di una stagione per noi assai intensa”.

E prosegue il loro sfogo: “Perché il Lebowski, la scorsa estate, anche se non ci ha iscritto alla Serie C ci ha creato intorno un gruppo di persone, di collaboratori della squadra femminile, che ci ha sempre seguito e si è messo in prima linea per la ricerca di nuovi sponsor. Fondi che potessero insomma colmare i problemi societari per poterci garantire un futuro migliore e con meno affanno, magari in Serie C: del resto un campionato di livello nazionale è impegnativo come pochissimi, una trasferta può costare tranquillamente tremila euro. Costi non paragonabili all’Eccellenza, la categoria immediatamente inferiore, perché in quel caso non si esce dalla Toscana”.

Forse si sarebbe rischiato di fare il così detto “passo più lungo della gamba”, insomma, in caso di nuova iscrizione alla Serie C.

“Decisamente, come accaduto in diversi precedenti. E il Lebowski si autofinanzia: è vero che ci sono moltissimi soci e tifosi, ma i fondi non sono sufficienti per il calcio femminile che non ha molto seguito. Da qua la nostra protesta indirizzata da una parte al Lebowski stesso sia dal punto di vista finanziario (in cui in fase di assemblea sono state escluse, probabilmente in modo un po’ superficiale, alcune proposte di finanziamento concreto) , sia per quanto riguarda l’aspetto di parità di genere con i nostri colleghi uomini..e non si sta parlando di rimborsi ma di parità di trattamento nelle attività sportive quotidiane e di utilizzo degli spazi e delle attrezzature necessarie”.

Ma in cosa consiste, la vostra protesta?

Ci siamo sedute in campo. Durante l’intero primo minuto della gara contro il Pietrasanta abbiamo calciato via il pallone e abbiamo deciso di sederci in campo, riserve comprese. Le ragazze avversarie hanno rimesso in gioco il pallone: potevano tranquillamente andare a far gol, del resto la partita pesava moltissimo. E invece hanno preferito palleggiare senza attaccare. Hanno rispettato la nostra protesta e anzi sono diventate nostre amiche, capendo il motivo della nostra iniziativa. Un segnale di una potenza enorme. Poi abbiamo giocato, e hanno vinto loro con pieno merito”.

Abbiamo chiesto a loro qual è il significato ha avuto il sedersi in campo, e a quali altre persone volete lanciare il vostro messaggio?

“Sedersi in campo significa pensare al futuro del nostro calcio prima di tutto, mettendo in secondo piano quella partita. Se anche avessimo vinto, tanto, non saremmo comunque salite in Serie C visto che non ce la potevamo permettere. A fine partita abbiamo esposto uno striscione verso la tribuna: “Se c’è la volontà si può fare”. Si può fare una riforma per evitare bagni di sangue alle società e abbandoni da parte delle ragazze calciatrici. Noi ci rivolgiamo ai vertici del nostro calcio: è il momento di una divisione interregionale che si ponga fra Serie C ed Eccellenza. Una categoria che sia in grado di colmare il gap di qualità tecnica e atletica fra le due divisioni, e che soprattutto si ponga a metà strada come costi. Che sia sostenibile per tutti e permetta di ampliare i bacini di utenza e il ricambio delle calciatrici”.

Rimarrete al Lebowski in blocco l’anno prossimo anche senza Serie C?

“No, alcune se ne andranno. Qualcuna, se ci sarà la possibilità, rimarrà in grigio-nero, magari provando a dare una mano in società. Dobbiamo batterci in prima linea per aiutare il settore femminile a crescere”.

Questa situazione, come detto, è una situazione che ha tutto il Movimento femminile italiano, non solo la povera società del Lebowski in quanto i costi indicati, troppo esosi, limitano la sana pratica di questo Sport al femminile. Noi ci limitiamo a farlo presente attraverso il nostro piccolo, nella speranza che il messaggio “urlato ad alta voce dalle ragazze” giunga alle orecchie di chi “vuol sentire” e mettere mano ad una riforma che possa dare spazio e lustro a questo movimento in forte crescita.

Paolo Comba
Paolo Comba, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti di Torino, dopo il conseguimento del Tesserino ha collaborato per varie testate giornalistiche seguendo il Giro d’Italia (per cinque edizioni), i Campionati del Mondo di SKI a Cortina, gli ATP FINALS di Tennis a Torino, i Campionati Italiani di Nuoto ed ha intrapreso, con passione e professionalità, dal 2019 a Collaborare con Calcio Femminile Italiano. Grazie a questa Testata ho potuto credere ancora di più a questo Movimento, sia nelle gare di Serie A che in Nazionale maggiore, ed a partecipare di persona all’ Argarve Cup ed ai Campionati Europei in Inghilterra. Ad oggi ricoprendo una carica di molta responsabilità, svolgo con onore questa mia posizione, portando ancora di più la consapevolezza di poter dare molto per lo sviluppo e la vibilità del Calcio Femminile in Italia e all’estero poiché lo merita per la sua continua crescita.