Photo Credit: FIGC - Federazione Italiana Giuoco Calcio

Adriana Martin ha vissuto a Barcellona, Madrid, Londra, negli Stati Uniti, a Roma. Come sia finita nella ‘piccola’ Cuneo, se confrontata con le metropoli e il loro stress, Adriana lo racconta però con l’orgoglio di chi si è sentita cercata, inseguita, corteggiata. “Sono onesta, dopo aver lasciato la Lazio (dicembre 2021, ndr) non pensavo di tornare in Italia – ammette la 37enne spagnola – non mi aspettavo la chiamata, ma il presidente della Freedom Danilo Merlo è venuto fino in Spagna per parlarmi e convincermi a scegliere il suo progetto. E devo essere altrettanto sincera: non conoscevo Cuneo, così mi sono documentata su internet. Ma sono una persona che si adatta facilmente a tutto, e ogni giorno che passa mi sento sempre meglio, in un ambiente familiare: in campo, i risultati si stanno vedendo e si vedranno ancora“.

Anche la missione della Freedom è diversa da quelle a cui Martin è abituata: la squadra piemontese, neopromossa in Serie B, sta lottando per non tornare in C, ma domenica scorsa ha vinto in casa del Parma (che invece è in corsa per la A) proprio grazie a un rigore di Adriana. Che con la sua esperienza sta aiutando anche le più giovani, nella squadra guidata da qualche settimana da Michele Ardito. “Mi sento uno specchio per loro – dice – non sono nessuna per dare consigli, ma cerco di trasmettere loro quello che è servito a me per fare la carriera che ho fatto“.

Carriera che l’ha portata a segnare il gol più veloce della storia del calcio spagnolo (con il Malaga, nel 2018) essere il capitano della nazionale spagnola. Una nazionale che, pochi mesi fa, è salita sul tetto del mondo. “Si è lavorato benissimo, e questo risultato ripaga anche degli sforzi di chi come me quella maglia l’ha vestita in passato. Ero in Spagna ad agosto, nel mio piccolo paese (Puebla de Valverde, ndr), e vedere tanta gente indossare la maglia della nazionale e tifare le ragazze è qualcosa che mi ha fatto impazzire“. L’Italia, a dicembre, la Spagna l’ha battuta, e lavora per alzare sempre di più il livello del suo calcio: “Rispetto a quando ero qui con la Lazio, il livello è cresciuto tantissimo: quello delle squadre, quello del campionato, quello delle giovani italiane. Le società e la federazione stanno investendo, le atlete hanno tutto a disposizione per allenarsi al meglio. Non fermatevi e non accontentatevi“.

Non si accontenta neanche Martin: lo avesse fatto, probabilmente a 37 anni avrebbe già lasciato il calcio. Invece no: vita sana, da atleta, e un lavoro sul suo corpo che dura ben più delle due ore di allenamento. “Quando non facciamo doppia seduta vado in palestra. Provo ad avere cura del fisico in ogni modo: se una persona vuole fare la calciatrice, lo deve essere per 24 ore al giorno. E questo significa: riposo, terapie, alimentazione, rinunce. Ne ho dovute fare durante la mia vita, soprattutto nel rapporto con gli amici, ma il verbo scegliere è uno dei più potenti che conosca“. Con l’italiano se la cava perfettamente: “Leggo anche nella vostra lingua, in questi giorni sono sull’autobiografia di Johan Cruijff“.

Della leggenda olandese, per ovvi motivi generazionali, Adriana non ha potuto avere la maglia, ma la collezione è ricchissima. “Mia madre mi prega di non portarne più a casa, gli armadi sono pieni – scherza – ho quelle dei club in cui ho giocato, della Nazionale spagnola, ma ne custodisco tre più di altre: quella di Abby Wambach, quella di Kelly Smith e quella di una mia ex compagna cilena, Nayadet Lopez Opazo“. Ne ha viste e vissute tante, compresa l’avventura nella Queens League, l’equivalente al femminile della Kings League di Gerard Piqué: un campionato con calciatori, calciatrici, streamer, youtuber, che ha spopolato. “Un mio ex allenatore mi ha coinvolta, mi sono divertita (con la sua franchigia, i Porcinos, ndr), ho giocato e vinto la finale davanti a 15mila persone, ma è uno show più che un torneo di calcio 7 contro 7, comunque con un’atmosfera pazzesca“.

Adriana ha perso il conto dei tatuaggi che ha disegnati sul suo corpo, ma ognuno ha un significato e molti sono legati al calcio. “Ne ho sul braccio sinistro, sul petto, sulla gamba, sul collo la parola “Resilienza”, per me molto importante. Due gravi infortuni mi hanno segnata, e per reagire è servita tanta forza e l’aiuto della mia famiglia, che per me è tutto. Ho tatuata una foto con mio fratello Dani e un pallone da calcio, e quando sono venuta in Italia mi sono tatuata Pinocchio: non che ci fossero bugie di mezzo (scherza, ndr), ma perché mi è piaciuto“. Le è piaciuta tutta l’Italia: “Sfrutterò questi mesi per visitare un po’ il nord Italia, che mi manca. Cibo preferito? La carbonara e la pizza. Uno sgarro a settimana fa bene anche alla testa: mentre stiamo parlando sto cucinando pesce e verdure“.

Logico pensare a cosa accadrà dopo la fine della carriera in campo, ma Adriana si è già portata avanti con un progetto da applausi. “Ho creato una scuola calcio per atlete e atleti con disabilità, la Malaga Genuine – spiega – ispirandomi a quello che avevo visto quando ero al Levante, ho creato il progetto e l’ho fatto vedere al direttore del club. Il primo anno eravamo 16, poi 62: ora, al quarto anno, siamo oltre i 100. Credo che lo sport e il calcio siano un grande mezzo di inclusione. Poi ho studiato scienze motorie e frequentato anche un corso in management dello sport“. Ma a Cuneo, quasi all’improvviso, è tornata per fare gol e salvare la Freedom.

LE ALTRE PARTITE – La terza giornata di ritorno si aprirà domenica alle 12 con il match che vedrà protagonista la Ternana capolista sul campo del Tavagnacco. Dopo Freedom-Res Women, alle 14.30 il resto del programma, con la Lazio che in casa contro l’Arezzo proverà ad archiviare il pareggio in casa del Genoa. Il Cesena, terzo, ospita il Bologna, mentre il Parma reduce da tre ko di fila attende il Brescia. Completano il quadro Genoa-Hellas Verona, Ravenna-Pavia Academy e H&D Chievo Women-San Marino Academy. Tutte le gare saranno trasmesse in diretta sul canale YouTube di Be.Pi Tv.