Photo Credit: Stefano Petitti - PhotoAgency Calcio Femminile Italiano

Ashraf Seleman è un allenatore di calcio che, in passato, ha guidato formazioni come Roma Calcio Femminile, Lazio e Brescia, sua ultima squadra da tecnico, ma ora si sta prendendo un periodo di “vacanza” nell’attesa che arrivi una proposta da un club che possa farlo tornare in panchina. La nostra Redazione l’ha raggiunto per risponderci ad alcune domande.

Ashraf cosa significa per te allenare una squadra di calcio?
«Per me allenare è passione, emozione. Sono quelle cose che uno fa col cuore quando ti piace una cosa che sin da un bambino amo, il calcio. Ho giocato a calcio a buoni livelli e ho avuto la fortuna di far parte di squadre professioniste e soprattutto dilettanti. Ed è lì che nasce la passione per questo sport e, una volta smessa la carriera da calciatore, ho iniziato ad allenare. Devo sentire qualcosa che mi piace, devo sentire un progetto che sia nelle mie corde e che possa regalarmi emozioni».

Cosa ti ha portato ad entrare nel mondo femminile del pallone?
«Allenare le femmine è stato un caso. Avevo da poco finito l’esperienza con una squadra di Promozione maschile a Roma. Avevo avuto delle proposte, ma volevo aspettare. Per caso mi chiama un mio amico e mi dice che ha bisogno di una mano per una squadra femminile, perché erano due squadre, una aveva perso l’allenatore, avevano bisogno di qualcuno che guidasse una squadra giovane. E niente, tornando andai lì a dare una mano a questa squadra: era la Lazio della vecchia gestione che aveva una squadra in Serie A, ma aveva anche una fuori classifica in C. Ebbene, io fui chiamato ad allenare quella squadra lì, ma da lì in poi è nata un amore grande il calcio femminile».

Tuttavia, per te non c’è stato solo il femminile, visto che passato hai avuto un periodo anche con le giovanili maschili della Roma.
«È stato favoloso, trovo che sia una delle poche società organizzate, si lavora bene e in modo sereno, poi hanno l’eccellenza in tutte le categorie. Per quanto riguarda la mia esperienza alla Roma, bellissima, ho lasciato tanti ricordi, tanti amici. L’unico motivo per cui sono andato via non è perché stavo male, anzi, semplicemente perché avevo talmente tanta voglia di allenare il femminile Ricordo che quando ero lì era appena iniziato il progetto femminile con Betty Bavagnoli e già si capiva che le intenzioni erano serie e che nel giro di qualche anno sarebbero diventati migliori in Italia. Approfitto per fare gli auguri per il secondo scudetto consecutivo conquistato, perché lo hanno meritato e fatto loro».

Le tue esperienze da allenatore sono legate a quelle della Roma Calcio Femminile e della Lazio. Che esperienze ti hanno lasciato?
«Con la Lazio l’ho vissuta in due proprietà diverse. Nella prima gestione ho avuto la possibilità di capire il mondo del calcio femminile: da lì è partito tutto, mi sono innamorato di questo mondo e non l’ho lasciato più. La seconda mi ha lasciato il grande rammarico di non aver potuto finire la stagione, di vincere e di andare in Serie A, ma mi ha lasciato comunque tanto. Per quanto riguarda la Roma Calcio Femminile ho fatto un’esperienza bellissima. Abbiamo fatto due cavalcate fenomenali: nel primo anno perdemmo lo sconto diretto all’ultima giornata di campionato col Chieti che poi andò in Serie A, finì uno a zero per loro al termine di una partita rocambolesca dove il loro portiere fu la migliore in campo. Mi ricordo che, nella partita col Chieti, ci fu uno stadio pieno, erano 5000 persone: un’esperienza veramente bella. Il secondo anno è stato ancora più emozionante, anche se poi alla fine non siamo riusciti per il secondo anno consecutivo ad andare in Serie A perdendola ai play-off e ai calci di rigore. Mi ricordo ancora che quell’anno abbiamo fatto un record, che penso che in B ancora esista: abbiamo vinto dalla prima alla ventunesima giornata consecutivamente. Penso che ancora oggi non siano riusciti a battere questo record; quindi, anche lì è stata un’emozione grande, un’esperienza importantissima che mi ha regalato tanta consapevolezza a me e alle ragazze».

Restando in tema Lazio, le biancocelesti sono attualmente al comando della Serie B. Pensi che possano centrare, quest’anno, la promozione?
«La Lazio ha probabilmente la squadra più forte, con un allenatore molto attento al dettaglio che, in questo campionato, fa la differenza. Ho visto una squadra veramente con grande consapevolezza e matura, che è convinta di portare sempre a casa il risultato ogni settimana. Magari nei primi tempi non riesce a sbloccare o va sotto, poi nel secondo tempo con grande tranquillità e serenità riesce a ribaltare e a gestire bene il risultato. Certo, sotto ci sono un paio di squadre che stanno facendo comunque un bel cammino, ma credo sia giusto che la Lazio debba andare in Serie A».

La tua ultima panchina è stata al momento quella del Brescia. Un’avventura molto diversa per te, dato che si è trattata della tua prima squadra che hai allenato fuori dalla Capitale. Cosa ti ha dato l’annata da tecnico delle Leonesse?
«È stata un’esperienza diversa dal solito, perché di solito sei abituato ad allenarti e tornare a casa dalla famiglia. No, questa è stata un’esperienza nuova, diversa. Che mi ha fatto crescere molto. L’ho vissuta con l’obiettivo iniziale, ovvero quello di stare tanti anni a Brescia e cercare di costruire un qualcosa d’importante, ma alla fine della stagione, in accordo con la proprietà, ci siamo separati. Mi è dispiaciuto tanto, perché si era creato un bel rapporto con l’ambiente e con le ragazze, però fa parte del calcio. È stata un’esperienza favolosa, ho conosciuto gente che mi ha accolto, che mi ha fatto sentire a casa loro. Di questo ne sono molto felice, è un qualcosa che porto dentro con me e che sicuramente quando avrò altre occasioni di lavorare fuori regione. Brescia è una società storica che in passato ha vinto tanto e gli auguro che, in futuro, possa tornare a calcare palcoscenici importanti».

Parlando ancora del Brescia, le biancazzurre sono all’ottavo posto del torneo cadetto e ha da poco centrato la salvezza…
«Sinceramente non credo che l’obiettivo del Brescia sia stata la salvezza, penso che l’intento fosse quello di fare un campionato tranquillo».

Adesso, sei per il momento in “vacanza”. Come lo stai passando questo periodo di pausa?
«Ho visto praticamente tutte le partite di serie B delle squadre che venivano a giocare a Roma soprattutto quelle della Res Roma VIII, visto che il campo è vicino a casa mi, ma vado a vedere anche quelle della Roma in Serie A. Andando a vedere qualche partita mi tiene aggiornato, perché è un mondo che mi piace e che non vorrei mollare. Fare. Quest’anno sì, è stato un anno diciamo di pausa, ma anche una pausa voluta, ho avuto proposte. Ho avuto il piacere di parlare con alcune squadre, anche se poi non si è concretizzato niente, ma le voglio comunque ringraziare perché mi hanno cercato. Ora aspettiamo la fine della stagione e vediamo se ci sarà qualcosa d’importante».

Secondo te, quali sono i passi per far crescere ancora di più il calcio femminile italiano?
«Secondo me, la cosa importante che deve far muovere qualcosa al movimento è quello di riuscire a portare le giovani al livello che hanno oggi le calciatrici straniere. Perché sì, è vero, è cresciuto molto il livello, ma si è riempito di tantissime straniere che oggi sono più pronte per affrontare un campionato di Serie A o una Champions League. Quindi, squadre come Roma, Milan, e Inter devono essere brave a tirar fuori giocatrici pronte per affrontare stagioni di vertice, in modo che possano andare anche in Nazionale. Inoltre, credo sia doveroso cambiare l’attuale format della Serie A, perché non funziona, secondo me bisogna portarla almeno a dodici squadre».

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
«Ovviamente è quello di tornare ad allenare, che sia una A, una B o una C, ma che ci sia una progettualità reale, vera, che mi permetta di stare almeno due anni a lavorare con le ragazze. Non sono tipo di allenatore che gli piace lavorare meno di un anno. L’obiettivo è quello rientrare con una squadra femminile, perché è quello che vorrei fare, ma da quest’anno inizierò anche a guardarmi intorno al calcio maschile. Dal punto di vista personale, la mia famiglia è favolosa e ringrazio sempre, mia moglie mi regala gioia tutti i giorni».

La Redazione di Calcio Femminile Italiano ringrazia Ashraf Seleman per la disponibilità.

Elia Soregaroli
Nato il 12 luglio del 1988 a Cremona, Elia ha sempre avuto una grande passione per il mondo del giornalismo, in particolar modo a quello sportivo. Ha tre esperienze lavorative in questo settore, IamCalcio, ManerbioWeek e BresciaOggi, un workshop con l'emittente televisiva Sportitalia, e uno stage curricolare con il Giornale di Brescia. Si avvicina al calcio femminile nel 2013 grazie ai risultati e al percorso del Brescia CF e da allora ha cominciato ad occuparsi anche del movimento in rosa.