Ogni atleta vive nella sua attività agonistica continui episodi che evidenziano il ruolo giocato dalla condizione emotiva nell’influenzare la qualità delle prestazioni svolte. Non sempre lo stato emotivo favorisce prestazioni ottimali; talvolta infatti, ci si può sentire troppo tesi e insicuri per essere convinti di sapere affrontare con successo la gara/la partita che sta per iniziare: “Se non mi fossi sentito così…probabilmente avrei fatto meglio”. Altre volte invece, si riconosce a se stessi che le emozioni provate hanno favorito la propria espressione agonistica: “Mi sentivo così in forma che sapevo che avrei raggiunto i miei obiettivi personali”. Questi pensieri stanno ad indicare che le emozioni che si provano prima di un evento sono in grado di favorire o di ostacolare le prestazioni seguenti. Come tutti gli altri essere umani, anche gli atleti di ogni livello sperimentano un ampio ventaglio di emozioni in allenamento e in gara, devono quindi imparare a riconoscerle (anche con l’ausilio di test/questionari psicologici specifici che aiutano in questo) e controllarne l’intensità prima e durante l’evento sportivo. L’intensità emotiva ha una componente fisica (per es. attività fisiologica) e una mentale (per es. preoccupazioni, ansia cognitiva) e se ambedue queste componenti sono percepite come troppo elevate o troppo basse la prestazione sarà scadente. Ad es., il respiro affannoso, sentire i muscoli contratti e pensieri dominati da una percezione d’incapacità in relazione alla prestazione, portano facilmente a prestazioni insoddisfacenti. Nella maggioranza dei casi le prestazioni negative vengono fornite in concomitanza di no stato emozionale particolarmente intenso e ostacolante l’espressione delle competenze sportive. Le situazioni sportive in cui gli atleti sono poco attivati riguardano le prestazioni che considerano facili da affrontare o a cui non attribuiscono valore.
Un ulteriore aspetto da considerare è che una volta che gli atleti entrano in una condizione emotiva ottimale, questa deve essere mantenuta per la durata della competizione, gestendo gli episodi di gara, gli errori commessi, i momenti di difficoltà, così come le fasi molto positive. Mantenere questo stato emotivo costante non è facile e richiede un allenamento specifico, con sedute impegnative e con livelli di intensità elevati, in cui sperimentare come essere emotivamente costanti in ogni fase della prestazione. Emerge quindi, che chi vuole eccellere o voglia fare di meglio, deve sviluppare una forma di autodisciplina personale (ovvero essere consapevoli) che gli permetta di allenarsi e di gareggiare con una condizione emotiva stabile e da se stesso controllabile.

Dr.ssa Angela Proto
Psicologa, Psicoterapeuta, Psicologa Dello Sport
Ipnotista, Esperta Di Training Autogeno e Tecniche di Rilassamento
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