Far parte di una squadra che porta il nome del Venezia, conosciuto e stimato anche a livello europeo, è motivo di orgoglio per tutte le componenti del gruppo e soprattutto per chi in quella città è cresciuta umanamente e calcisticamente, come Alice Zuanti. Attaccante tenace e generosa, sta vivendo una delle stagioni più produttive degli ultimi anni, guidata da una passione sfrenata che la spinge a dare sempre tutto in campo, sacrificando anche la realizzazione personale per i successi di squadra.

Nell’ultima partita, contro il Portogruaro, avete di nuovo dato prova della solidità e continuità della squadra. Come valuti la prestazione del gruppo e la tua personale?
La prestazione di squadra è stata buona. All’inizio abbiamo fatto un po’ di difficoltà a concretizzare ma le occasioni ci sono state. A mio parere, tecnicamente si vedeva la differenza. Noi sappiamo di avere grande potenzialità nelle singole, ma una volta che uniamo le forze riusciamo a fare molto bene la maggior parte delle volte. Anche in questa occasione si è vista l’unicità della squadra ed è per questo che siamo riuscite a portare a casa il risultato. Anche sbagliando, ci siamo fatte forza a vicenda e siamo riuscite a sbloccarci. La mia prestazione? Non ero al top, sabato mi sono fatta un po’ male e non ero sicura di riuscire a giocare, poi invece ho fatto tutta la partita. Io sono molto autocritica ma sento di aver fatto una buona partita e di aver dato un buon contributo alla squadra”.

Tanti goal fatti in questo campionato, tra cui 3 doppiette e 1 poker…
Negli ultimi anni mi sono concentrata molto di più sulla squadra, non pensavo a segnare. Sono un’attaccante che difende parecchio e tende a rientrare molto. Erano circa 3 anni che non arrivavo a quota 16 goal ed è molto soddisfacente. Sono felice di vedere che dopo tutti questi anni riesco ancora ad essere incisiva sotto porta”.

È la tua migliore stagione?
Come concretizzazione e goal sicuramente, ma a livello di prestazione in realtà tutti gli anni ho fatto il mio, penso di aver fatto un buon lavoro. Poi ci sono stati momenti di crisi, però poi mi sono sempre sbloccata. Non mi pongo mai troppi obiettivi a inizio stagione perché sono testarda e se mi impunto poi penalizzo le mie prestazioni. L’unica cosa che prometto a me stessa è di cercare di fare il meglio possibile. L’importante per me è arrivare alla fine che sono soddisfatta di me stessa, non mi interessa fare tanti goal ma che la squadra giochi bene e arrivi più in alto possibile”.

Formi, con Della Santa, una coppia d’attacco davvero proficua: più di 40 goal in due. Si può dire che l’ottima stagione del Venezia sia merito vostro? Vi siete subito trovate sul campo?
Beh, sì, se non segni non porti a casa il risultato, ma è giusto premiare tutte, perché senza il lavoro di chi sta dietro non arriveremmo mai in porta. Elisa Della Santa è arrivata quest’anno al Venezia e fin da subito c’è stata una sintonia in campo molto bella, tant’è che già nelle prime partite abbiamo iniziato a farci assist a vicenda e a capirci subito. Questo ha voluto dire tanto e ha aiutato molto la squadra a mio parere. Elisa ha un senso del goal devastante, non la ferma nessuno ed è più istintiva di me, che invece ragiono forse troppo. Sono davvero contenta che questa coppia d’attacco funzioni. Era da un po’ che in realtà non avevo così tanta sintonia lì davanti, vuol dire tanto sapere dove trovarsi, anticipare i movimenti l’una dell’altra”.

Cosa ti lega ai colori del Venezia?
Sono cresciuta in questa società, arrivo dal maschile, e quando è stato reso obbligatorio il passaggio al femminile mi sono subito trovata bene con quello che all’epoca era il Mestre. Per me è sempre stato come essere in famiglia, più che ai colori sono legata alle persone che compongono la società. Io poi vengo dalla provincia di Venezia, e per me è davvero un onore far parte di questa squadra”.

Giuri amore eterno alla squadra o sei pronta a partire se ci dovesse essere l’occasione?
Anche se decidessi di cambiare squadra, non cambierebbe mai l’amore che provo per il Venezia. Se lo dovessi fare, lo farei solo per una mia personale sfida che magari pongo a me stessa. Ho 26 anni, se dovessi avere la possibilità di salire di categoria non nego che ci potrei pensare, ma solo ed esclusivamente perché ci voglio provare e voglio mettermi in gioco. Per me il calcio non è solo un passatempo, è pura passione. Io mi sveglio che penso al calcio. Purtroppo, al momento non posso vivere di quello ma se si potesse fare sarebbe la cosa più bella del mondo”.

Credit Photo: Andrea Quaglio