“Sei donna, sai cos’è il fuorigioco?” in ripresa del titolo editoriale. Perché una figura femminile, in quanto tale, cosa potrebbe mai capirne? Quando è tempo di effettuare una rimessa, quando quello concesso è un calcio d’angolo, quando quelle da capire sono regole su regole, spesso è la stessa domanda che riecheggia tra le mura del pregiudizio, mentre qualcuno, già in passato, diceva “le donne non parlino di tattica”.
Il rispetto? Si intuisce anche da queste piccole cose. E allora quale è lo strumento utile ad arginare questo luogo comune (che ne trascina degli altri da molto molto tempo)? È un problema che riguarda tutti, perché vi è un continuo confronto tra il calcio maschile e quello femminile, mentre il calcio, in realtà, è solo uno (lasciando da parte l’ovvia biologia); tra commenti inopportuni (basta fare un giro sotto qualche scritto social per capire), quesiti inutili ed un mondo che per certi versi ha ancora bisogno di essere educato, un divario in termini di gap è stato felicemente ridotto.
L’esempio ultimo (ma sono molteplici quelli da poter tirare in ballo), l’europeo appena concluso che ha visto la Nazionale femminile scontrarsi con altrettante avversarie di grande calibro e dimostrare ancora una volta l’immenso amore per il tricolore, sentimento ricambiato da migliaia e migliaia di sostenitori che hanno saputo cogliere la vera essenza della disciplina più praticata al mondo, l’unione e la condivisione di emozioni.
Dalla poca credibilità si è passati ad un impatto notevole, mentre qualcuno ancora incontra un certo limite quando si parla di movimento femminile. C’è, però, anche chi si è ricreduto, chi ha superato quel solito preconcetto che fa riferimento al genere. Una evoluzione mediatica che oggi vede tante piccole donne (e non solo) ad avvicinarsi alle storie di chi, per arrivare fino ad oggi, ha sudato e stretto i denti.
E non si tratta solo di lotte, scioperi, sogno del professionismo quando ancora non si era pronti ad accogliere “le calciatrici”, ma è forse proprio il passato dal messaggio della impossibilità a poter contrastare la cultura della discriminazione, solo in parte superata? Chissà.
É, però, ancora palla al centro, perché, nonostante tutto, il calcio è di tutti.







Forse anche Sportitalia, o meglio il suo direttore (?) sig. Criscitiello, si è ricreduta sul calcio femminile visto che trasmette le partite della Women’s Cup.