“Le Azzurre Siamo Noi“ non è solo il documentario d Vivo Azzurro TV che racconta l’avventura della nazionale di calcio femminile ad Euro 25. Il reportage della FIGC ha il potere delle clip che giri distrattamente quando parti con la tua comitiva e, senza volerlo, nasce un capolavoro. Qui, però, di casuale non c’è nulla. Le telecamere e i mezzi della federazione regalano una narrazione tecnicamente impeccabile ed emotivamente intensa, quasi fino a sentirsi dentro alla storia o sognando di farne parte.
Girelli, Bonansea e Salvai sono le vere radici di una squadra che ha iniziato un percorso molti anni fa, facendosi notare con l’exploit del mondiale 2019. In Francia le azzurre arrivarono ai quarti, battute poi dall’Olanda. In “Le Azzurre Siamo Noi“ le tre senatrici rappresentano un po‘ la memoria storica del team, dirette e concrete nella comunicazione, istituzionali quando serve. Disinvolte quando si tratta di fare gruppo ma ferocemente focalizzate sull’obiettivo europeo. Ed è proprio la loro sacralità, opposta alle altre personalità in squadra, a creare una specie di contrasto armonico e dolcemente complementare che lega perfettamente tutte le calciatrici.
Highlights
Non c’è gioia senza dolore, non c’è rosa senza spine, non c’è giorno senza notte ma, soprattutto, non c’è festa senza Arianna Caruso. Se c’è un viaggio in pullman, sai già che uno dei posti in fondo sarà occupato da lei. Sai che, prima o poi, spunterà una cassa bluetooth con la musica a palla, che ci sarà sempre spazio per una danza e che tutte le andranno dietro, prima tra tutte Bonfantini. E proprio Agnese insieme a Marta Lenzini dà vita ad uno sketch memorabile. Un sorta di confessionale a due in cui al candore della prima si sovrappone la grinta della seconda, sicura, certa della forza del gruppo fino a sognare di andare in finale. Un’impresa per cui vale la pena farsi bionda secondo Agnese, che poi esagera e propone il lancio con paracadute in caso di vittoria. “Ma tu sei fuori“, il riassunto di Marta. Giusto sognare ma con i piedi per terra, come Elena Linari, già affermata ma che, quando sarà il momento, sembra avere quella maturità per raccogliere il testimone dalle veterane che, a loro volta, lo hanno preso da Sara Gama.
C’è poi Cantore, dirompente sul campo e nei giochi da tavolo, pronta al ballo di gruppo ma all’apparenza tranquilla. Forse, con quel sorriso che cela un mondo. C’è Bergamaschi che toglietele tutto ma non la colazione come si deve, Giugliano sempre pronta a regalare un sorriso, Greggi e Oliviero con la loro freschezza che fa bene al cuore, la concentrazione di Severini, Goldoni che non ci crede ma è tutto vero, il rispetto di Boattin per chi aiuta dietro le quinte, la voglia di Beccari e di tutte le altre qui non nominate ma altrettanto essenziali. C’è tanto coraggio, come ripete mister Soncin.
A star is born
E poi, alla fine, c’è lei: Laura Giuliani, l’altro pezzo di storia di un’Italia che è partita da molto lontano. Seria, profonda, mai banale con le parole, dette sempre al momento giusto. Pronta a sciogliersi solo in un caso: quando parte il karaoke. Perché quando in aereo suona Dimentico tutto, Laura c’è, con tutta la voce, la voglia e la passione che ha. Lo stesso succede quando in palestra si canta Unwritten, ufficialmente colonna sonora azzurra.
Con le sue telecamere “Le Azzurre Siamo Noi“ crea una mole immensa di immagini. Tante ma mai troppe, perché alla fine diventano tutte importanti Alcune un po‘ di più, fino ad emergere e a sovrastare le altre istantanee, perché diventeranno i ricordi più importanti. Tutto troppo bello. Tutto troppo azzurro. Oltre ai risultati, questa nazionale ha lasciato tanto altro a chi l’ha seguita. Anche una discreta voglia di pinsa. Spoiler.






