Sempre più calciatrici italiane stanno decidendo di giocare all’estero. Il più recente calciomercato lo conferma, con Elena Linari al London City Lionesses, Lisa Boattin all’Houston Dash, Sofia Cantore al Washington Spirit, Valentina Giacinti al Galatasaray, Arianna Caruso a titolo definitivo al Bayern Monaco, Asia Bragonzi al Trabzonspor e Margot Shore all’Olympique Marsiglia.
In passato, la Germania è stata una delle mete preferite per le calciatrici italiane. Carolina Pini ha vestito la maglia del Bayern Monaco dal 2007 al 2011, mentre Raffaella Manieri ha conquistato due coppe consecutive con lo stesso club tra il 2013 al 2016. Poi è stata la volta di Katja Schroffenegger, Laura Giuliani, Martina Capelli, Laura Neboli e Ilaria Mauro, tutte passate per la Frauen Bundesliga.
Anche altri campionati europei hanno accolto le italiane. In Francia, Sara Gama ha giocato al PSG dal 2015 al 2017. Aurora Galli milita in WSL con l’Everton dal 2021, raggiunta per una parentesi da Martina Piemonte nella stagione 2023/2024.
In Spagna, Alia Guagni ha trascorso tre stagioni all’Atletico Madrid e Giulia Dragoni dal 2023 è una calciatrice blaugrana, attualmente in prestito alla Roma. Le esperienze più recenti includono Margherita Monnecchi, che ha disputato l’ultima stagione in prestito all’Eibar.
Perché sempre più calciatrici scelgono campionati esteri? Diversi sono i fattori determinanti.
In primo luogo c’è l’aspetto economico. In Italia, fino al 2022, le calciatrici italiane non erano considerate professioniste, con un tetto massimo salariale di circa 30.000 euro lordi a stagione. Con l’introduzione del professionismo è stato fissato un minimo di 27.000 euro lordi annui per le atlete over 24, ma solo poche top player superano i 100.000 euro.
All’estero, invece, le opportunità di guadagno sono nettamente superiori, nonostante resti un’enorme disparità con il calcio maschile.
I campionati stranieri offrono una maggiore visibilità, con copertura mediatica più ampia, che si traduce in sponsor personali e pubblico sempre presente. In paesi come l’Inghilterra e gli Stati Uniti, la cultura del calcio femminile è radicata. I tifosi riempiono gli stadi, sostengono le squadre sui social e alimentano un movimento in continua crescita.
A contare non sono solo i soldi. Dal punto di vista sportivo, nonostante il campionato italiano sia in crescita, spostarsi all’estero permette alle giocatrici di allenarsi in strutture più avanzate, con staff tecnici all’avanguardia, e un livello di competizione più alto.
Il rovescio della medaglia riguarda l’Italia. Se da un lato queste esperienze fanno crescere il livello individuale delle atlete, e questo si riflette anche sulla Nazionale, dall’altro il campionato italiano rischia di impoverirsi. Con sempre più talenti all’estero, diventa più complicato consolidare una Serie A competitiva e capace di imporsi in Europa.






