Si scrive “Cesena”, si legge “Serena Bardi”: classe 2006, di ruolo portiera, ha compiuto con la formazione romagnola, passo dopo passo e sempre con i guantoni, il percorso che l’ha portata dalle giovanili alla Primavera e alla Prima Squadra, a cui resterà aggregata in pianta stabile per tutta la stagione.
Calcio Femminile Italiano ha fatto una lunga chiacchierata con lei per parlare di molte sfumature dello sport che ha la centralità nella sua vita, e l’ha fatto partendo dall’inizio, quando il calcio non era altro che una suggestione.
«Ho iniziato a giocare a calcio a cinque anni e la mia passione è nata andando a vedere le partite di mio fratello. Mi è venuta voglia di provare e la mia famiglia mi ha sempre sostenuto e dato quella spinta in più per buttarmi», ha affermato la portiera. La famiglia ha giocato un ruolo importante, spronandola a inseguire quella passione e quel sogno scattati dentro di lei all’improvviso, a una semplice occhiata.
Anche l’amore per il ruolo del portiere è nato per caso. Bardi ha dichiarato che inizialmente i pali non parevano fare al caso suo, anzi, ma c’è stato un episodio che le ha dato modo di ricredersi e di dare una chance a quella porzione di rettangolo verde: «Anch’io volevo entrare in campo e fare gol, non certo fare il portiere. Quando però giocavo al mare con i miei amici ogni volta che andavo in porta mi veniva naturale tuffarmi e parare. Quando sono arrivata al Cesena a dieci anni, durante un allenamento c’era un esercizio in cui chi segnava andava in porta: feci gol, e da lì rimasi sempre tra i pali. Quel giorno ho capito che quello sarebbe stato il mio ruolo, che è il ruolo migliore!»
L’esordio con la maglia del Cesena occupa un posto importante nel cassetto dei bei ricordi, avvenuto quando Bardi era poco più che una bambina: «Avevo quindici anni, ero la più piccola e all’inizio ero spaventata, ma le compagne e il mister mi hanno aiutato. In Serie B ho esordito a sedici anni ed ero molto agitata prima del calcio d’inizio. Appena la partita è cominciata mi sono liberata delle paure e ho giocato tranquilla, alla fine abbiamo vinto ed ero supercontenta della mia prestazione.»
La maglia bianconera, la stessa che l’ha accompagnata per tutte le giovanili dopo un inizio insieme ai maschi, è anche quella con cui ha ottenuto un’importante riconferma per la nuova stagione: «Il Cesena è casa mia, è la squadra che mi ha visto crescere e la squadra del mio cuore. Quando ho avuto l’occasione per il rinnovo non ho esitato, ho firmato subito: tengo davvero tanto a questa squadra e il mio obiettivo è portarla sempre più in alto.»
Non mancano alcuni piccoli rituali per darsi la carica prima di una partita: «Da quando avevo quattordici anni entro in porta, tocco due volte con il piede il palo sinistro e anche il palo destro, l’ho creato insieme a una mia ex compagna di squadra.»
In un ricambio quasi completo della formazione rispetto allo scorso anno sono arrivate molte forze fresche tali da arrivare a un’età media di 21 anni, gli allenamenti diventano il cuore pulsante per la stagione che verrà. Gli obiettivi di Serena Bardi sono cristallini: «Ci stiamo allenando tantissimo dal punto di vista fisico e mentale, c’è molta carica e anche una grande voglia di partire. A livello personale voglio crescere, sono giovane, devo ancora imparare tanto e sono sicura che con il Mister ci riuscirò. Puntiamo sempre a fare un campionato importante restando sempre unite.»
Il pregiudizio è uno dei principali motivi per cui le ragazzine scelgono di smettere di giocare a calcio. Anche Serena Bardi ha dovuto affrontare momenti di difficoltà legati alle occhiate perplesse del mondo esterno, però ha saputo fare di necessità virtù: «Ho subito molti pregiudizi e battutine sul calcio femminile, ma non mi sono mai fermata e non ho mai cambiato strada, perché quando ami qualcosa devi inseguirlo. Nonostante i momenti di difficoltà non ho mai mollato. Sono migliorata tanto, me lo dicono le mie compagne, e di questo sono superfiera. Spero di portarmi a casa dei grandi risultati in questa stagione.»
Analitica e precisa, come una parata all’incrocio, Bardi ha anche ammesso quale trova sia il proprio punto di forza e quale aspetto invece deve ancora essere perfezionato: «Quando sono in campo mi piace molto la mia tranquillità, qualche volta invece non mi vengono le uscite alte perché ho paura di buttarmi, devo ancora migliorare su questa sicurezza.»
L’Europeo ha dato una scossa alla percezione del movimenti calcistico femminile italiano, ma non è abbastanza per farne proseguire la crescita senza vederla arrestarsi: secondo Bardi mancano «spazio e continuità, non basta parlare di “noi” soltanto nei grandi tornei, servono più storie e più visibilità anche nei media locali. Ogni partita e ogni percorso personale possono avvicinare più persone al nostro mondo, che è un mondo fantastico. Penso che tutte le squadre debbano fare alcune partite o, se c’è la possibilità, farle sempre negli stadi, perché è un’esperienza unica.»
«Passione, sacrificio, libertà. Il calcio chiede tanto, ma allo stesso tempo regala anche emozioni uniche», tre parole, un’unica identità, quella che Serena Bardi sta costruendo pian piano giocando nel ruolo di cui si è innamorata e nella squadra che non ha mai smesso di credere in lei.
Infine, un consiglio per le bambine ancora indecise o spaventate all’idea di ritrovarsi faccia a faccia con il pregiudizio: «Se ti piace, buttati senza paura, perché il calcio è di tutti!»
Si ringraziano Serena Bardi e il Cesena per il tempo e la grande opportunità.






