Un bagliore dorato ha illuminato Casablanca a luglio. Nell’elegante cornice dell’Hotel Casablanca, la CAF ha svelato il nuovo trofeo della Coppa d’Africa femminile TotalEnergies CAF (WAFCON). Davanti alle telecamere e alle luci sfavillanti tra gli applausi delle leggende del calcio femminile africano tra cui Amanda Dlamini, Ajara Njoya e Lamia Boumehdi, un intero continente ha assistito alla nascita di una nuova icona. Una testimonianza delle ambizioni, delle lotte e dell’ascesa del calcio femminile che ora rifiuta di essere emarginato.
Uno shock visivo, un brivido collettivo
All’interno della stanza, sorrisi da orecchio a orecchio e un silenzio rumoroso e rispettoso pervadevano di nuovo con un sentimento. È stato un momento potente. Un’esperienza indimenticabile. E la parola sulla bocca di tutti era: emozione. Perché non si trattava solo di un trofeo quello che veniva presentato, ma del riflesso di una lotta. Quella del calcio che da tempo ha dovuto giustificarsi, convincere, esistere nonostante tutto. Quella delle donne che si allacciavano gli stivali quando nessuno credeva in loro. Questo mercoledì sono stati celebrati. Amanda Dlamini, ex capitano della Banyana Banyana, oggi consulente televisiva, non nasconde il suo entusiasmo: “Quando ho iniziato, giocavamo per esistere. Oggi i giovani giocano per vincere. Questo trofeo è il simbolo di questa transizione. Il sogno continua, ma ora è a portata di mano”.
Un sogno dai contorni dorati, dalle linee fiere e dalle radici africane. Un trofeo pensato per durare, per ispirare, per diventare un desiderio. Il desiderio di brandirla, di includerla nella loro eredità, di offrirla alle loro nazioni. Presente e radiosa, l’attaccante camerunense Ajara Njoya non ha usato mezzi termini. “È un’evoluzione. La visione che la CAF ci sta portando oggi è eccellente per il calcio femminile. Si apre molto. Ricordo quando ho iniziato; C’era molta resistenza intorno a me. Oggi, i genitori spingono le loro figlie a giocare a calcio”. Gli atteggiamenti stanno cambiando. Il trofeo, nella sua simbologia, incarna questo cambiamento. È sia un riconoscimento per i pionieri che un appello ai nuovi arrivati. Coloro che sognano, con il pallone ai piedi, trofei e bandiere alzate.
Un trofeo fatto per durare
Il design volutamente moderno combina semplicità e potenza. Rivela il desiderio di aprire nuovi orizzonti senza allontanarsi dal patrimonio. Le curve richiamano lo slancio, un movimento collettivo. Il tocco dorato evoca l’eccellenza. L’intero concetto emana una solennità quasi regale, come se l’Africa stesse finalmente dicendo alle sue regine: “Meritate il posto che vi spetta”. Anche Lamia Boumehdi, allenatrice del TP Mazembe e prima allenatrice africana a vincere la CAF Women’s Champions League, ha accolto con favore l’evoluzione. “Questo trofeo non è solo una coppa. È un simbolo. Un riconoscimento”. È anche un peso, una responsabilità. Dovremo essere all’altezza della situazione”.
TotalEnergies: Un partner che crede nello spirito femminile
Abdesslam Rhnimi, amministratore delegato di TotalEnergies Marketing Marocco, non ha nascosto il suo orgoglio: “Questo trofeo è anche il risultato di un impegno duraturo. Noi di TotalEnergies crediamo nel potere trasformativo del calcio femminile. Vogliamo sostenere questo slancio, in Marocco e in tutta l’Africa”. Questa partnership fa parte di un approccio d’investimento a lungo termine. Va oltre la visibilità di un logo. Si tratta di costruire, con la CAF, una competizione degna delle ambizioni africane. Per farne una vetrina continentale, una piattaforma per l’espressione sportiva e sociale.