“Sono molto stanca mentalmente. Ho sempre lavorato e giocato a calcio. Uscivo la mattina alle 7 e rientravo la sera alle 22, non è stato facile coniugare tutto”. Parola di Raffaella Barbieri che da qualche giorno ha annunciato l’addio al calcio giocato. L’ormai ex calciatrice poi sulla decisione di appendere le scarpette al chiodo aggiunge: “E’ nato mio nipote Gabriel e ora vorrei dedicare il tempo a lui e alla mia persona fuori dal calcio. Ho smesso dopo aver raggiunto tutti gli obiettivi che mi ero prefissata, ho oltrepassato i miei limiti e credo che chiudere con la salvezza del Gatteo Mare sia la giusta fine”.
L’ex attaccante classe ’95 poi sul suo futuro ci confida: “Ho sempre osservato gli allenatori che ho avuto. Sicuramente vorrei intraprendere una nuova carriera in pancina. Sono stata fortunata nell’incontrare sempre coach di livello. Ora che ho finito la carriera però ci tengo a ringraziare più di tutti Alain Conte che mi ha fatto diventare una giocatrice. Vederlo non allenare quest’anno è un peccato per tutto il movimento”.
Un campionato di B vinto con il Luserna, un titolo di capocannoniere della cadetteria con il San Marino, le annate con Torino, Alessandria e tanto altro. Sulla sua carriera, che l’ha vista vestire anche la maglia dell’Under 17 della Nazionale, l’ex calciatrice piemontese ricorda: “Ogni hanno mi ha lasciato ricordi indelebili. Sicuramente le promozioni sono state un’emozione unica ma anche le retrocessioni e la riabilitazione al crociato. Tra le compagne poi ricordo Viola Brambilla e Yesica Menin, che hanno giocato in attacco con me. Abbiamo vinto e perso tanto insieme. Mentre l’avversaria più forte credo che sia stata Boquete”.
Vittorie e sconfitte, momenti felici e tristi la classe ’95 poi sorride ricordando: “L’anno del Covid è stato un anno particolare, ora ci sorrido su a pensare a tutte le quarantene fatte con la squadra. Giocavamo alla play fino alle 3 di notte scommettendo su chi avrebbe fatto le faccende in casa”.
Raffaella Barbieri, poi, pensando al passato e ai suoi inizi conclude: “Il mio idolo assoluto è Tevez, ho provato a rubare qualcosa da lui ma è stato un vero extraterrestre. Oggi, rispetto a qualche anno fa, si cura di più l’aspetto fisico e la performance atletica. Quasi tutte le squadre lavorano anche in palestra. Fortunatamente, poi, vedo sempre più figure di psicologi e mental coach all’interno delle società”.






