Da un’idea di Daniela Simonetti nasce “ChangeTheGame”: si tratta della Prima Associazione italiana che intende combattere violenza ed abuso di ogni genere nel contesto sportivo. Vicinissimo al progetto, nonché parte integrante della sua creazione, è Vero Volley, di cui Alessandra Marzari è Presidente; la stessa è, inoltre, cofondatrice della proposta.

Una collaborazione mirata, non una semplice “operazione partnership”; quella citata, infatti, si rivela una realtà costantemente attiva il cui obiettivo di fare squadra (per stare in tema) è ormai consolidato e dove il provare a rendere lo sport un posto sicuro, senza distinzioni, capace di avvicinare e mai allontanare, è base certa. Abbiamo coinvolto con piacere nella nostra rubrica Daniela Simonetti (Presidente della Associazione) che ha illustrato i punti chiave dell’impegno.

«ChangeTheGame nasce da una necessità, da un dovere ed una responsabilità sociale – ha riferito quest’ultima -. I nodi nello sport sono vari, ma sopratutto, quella mostrata è, spesso, una immagine di facciata che comunica “tutto bene” e tende a coprire un background che non si vuole vedere.

Il cambiamento? Coincide con l’apertura dello sport alla società, perché fa capire quali sono le sfide di oggi e di domani».

Di fronte alla immensità del tema, ogni piccola goccia aiuta la formazione di un oceano sul quale è la realtà a specchiarsi. Bene la statistica, i risultati, ma sullo sport da dire c’è tanto altro: la necessità di trovare figure che ci mettano la faccia si rivela costante, e quando si va ad incidere sui meccanismi che sottendono ad abuso e discriminazione, la resistenza è forte: «Il trattamento nel contesto presenta  spesso una forma di narrazione unica dove le voci fuori dal coro sono sporadiche. Chi combatte, spesso, e’ molto solo, ed anche le istituzioni sono restie a dare una mano non solo alle vittime ma anche alle realtà stesse che investono su una reale battaglia alla violenza.

La svolta? Può venire dal basso, ossia da chi per amore dello sport e per quello che vorrebbe che fosse si impegna per cambiare la propria realtà dall’interno, anche se questo richiede tempo, lungo ascolto ed un approccio corretto», ha affermato Simonetti.

Ebbene, la partita che si combatte, in questi casi, è unica (come da titolo), e se la mission è reale, il coraggio di remare anche da soli arriva naturalmente, perché se si vuol davvero portare avanti un progetto valido e concreto il dubbio non sussiste.

A sinistra Anna Basta, ex farfalla della Nazionale di Ginnastica Ritmica, a destra Daniela Simonetti

Si pensi, poi, all’introduzione del cosiddetto “safeguarding”, volto a far muro davanti alle situazioni abusanti; una politica di tutela “fantasma” (ormai obbligo di legge) che sembra non portare i frutti desiderati. A questo proposito la testa della Associazione ha affermato: «Il guarder rimane una figura che non incide. Come organo ci rivolgiamo spesso, sia in chiave penale e sportiva, a livello nazionale ed internazionale, a chi la gestisce, e crediamo fermamente ci sia una incapacità di ascolto che fa pendere la bilancia dalla parte di chi il torto lo subisce.

In Italia la classe dirigente sportiva risulta, purtroppo, impreparata ed inadeguata, poiché la priorità viene data alla tecnica; nessuna attenzione, invece, sulla funzione educativa, etica e sociale dello sport, ormai dimenticata, previo tirarla fuori quando conviene per il puro scopo di farsi portavoce di istanze che in realtà non vengono mai applicate».

E allora quale è la soluzione? Fondamentale sarebbe iniziare a considerare l’atleta non più un oggetto ma un soggetto di diritti, senza mai dimenticare (a proposito di diritto) quello di esprimere il proprio disagio, di capirlo e gestirlo.

ChangeTheGame ha rafforzato il concetto mediante il lancio di una applicazione. Attualmente la piattaforma è in lavorazione, ma l’obiettivo, invece, è già molto chiaro: «Sarà una sorta di micro cosmo con contenuti extra. Con questa app non ci rivolgiamo solo al mondo sportivo ma in generale a bambini, ragazzi, giovani, perché è bene che loro, per primi, riescano a rispondere alla domanda “cosa è la violenza nello sport?”, capendo come non esercitarla e come arginarla.

Anche i genitori vanno inclusi in un profondo percorso formativo adeguato a vantaggio di una intera comunità».

Sono parole che testimoniano un profondo desiderio di giustizia e libertà che vuole tramutarsi in realtà, perché la forza delle idee che non rimangono tali e diventano fatti è un passo importante verso un cambiamento collettivo. In definitiva «contestare è importante – ha concluso la protagonista dell’intervista – che, sul finale, ha voluto lanciare un messaggio ben definito, che va accolto con l’ammirazione di chi solo ha a cuore non solo lo sport ma anche la vita, dove il giusto va alimentato e l’ingiustizia combattuta: «bisogna battere i pugni sul tavolo per costruire qualcosa di stabile e duraturo, con strumenti legittimi ed una formazione capillare, e schierarsi dalla parte giusta se si vuole lasciare una traccia indelebile che permetta al progresso di continuare.

Se vogliamo un domani migliore dobbiamo lavorare adesso e farci carico del problema, senza alimentare la paura!».

Si ringrazia Daniela Simonetti e l’Associazione tutta per la gentile concessione.

Eleonora Mereu
Aspirante giornalista cagliaritana. Quella per lo sport femminile? Una passione nata anni fa, che mi spinge ora ad impugnare una penna per dar voce, nel mio piccolo, alle piccole e grandi realtà. Con le ragazze della Nazionale ho imparato ad apprezzare ancora di più il settore, percependo quanto scrivere sia un privilegio più che una missione, che va portato avanti con rispetto ed un reale sentimento per il movimento.