Una storia di resilienza, pazienza e coraggio, perché l’esordio in Champions League di Cecilia Salvai è stato questo e tanto altro.
La 23 bianconera ha scelto di essere protagonista in una serata importante come quella trascorsa questo martedì, quando la Juventus è scesa sul verde dell’Allianz Stadium imponendosi davanti al Benfica per 2-1. La vittoria finale, realizzata tra primo e secondo tempo, porta la firma proprio della bianconera, incoronata (nel vero senso della parola visto il premio conferitole a fine gara) regina della giornata.
«Non avrei mai pensato di segnare due reti in una serata così» ha fatto sapere il contributo difensivo al momento del ritiro in sala stampa. Si, perché la rete era ormai solo un lontano ricordo per la calciatrice, a “digiuno” di goal da ben 695 giorni; e poi c’è la commozione, quella vera, portata da quel periodo che ogni atleta non vorrebbe mai vivere: quello dell’infortunio.
Dopo il problema al crociato e la lesione al tendine femorale, il buio, lo stesso che ora ha lasciato spazio alla luce, quella fuori dal tunnel e quella negli occhi di chi sa di avercela fatta sempre, con la solita passione ed il cuore, parte principale che osa toccare il campo (qualunque esso sia) molto prima degli scarpini stessi.
«Sono fiera della mia squadra – ha, poi, rivelato -. Questa vittoria è il frutto del duro lavoro in allenamento, sono orgogliosa della nostra prestazione. È stata una serata incredibile, coronata da due marcature con questa meravigliosa maglia, nel nostro stadio. Era importante iniziare questo cammino in UEFA Women’s Champions League con una vittoria, anche e soprattutto perchè da quest’anno il format della competizione è differente.
Sono felice, è stato bellissimo. È diventata questa la partita più bella per me? Sì, perchè ho vissuto delle emozioni indescrivibili e per di più è stata la mia presenza numero 150 con questa maglia. Questa serata non la dimenticherò mai».
Poco dopo la dedica, che conferma ancora una volta quanto la vera forza del gruppo sia l’amore e la coesione tra compagne, ormai diventate un’unica famiglia: «A chi dedico questa doppietta? A noi, a tutto il gruppo squadra. Ce lo meritiamo».
Di questo esordio rimane l’immagine della felicità, rappresentata in modo perfetto dal lungo abbraccio in cui la squadra si è raccolta al triplice fischio.






