Immagina di vivere la tua vita quotidiana normalmente, come una giovane ragazza che ama giocare a calcio negli anni ’70, in Italia. Un paese dove il calcio femminile è ancora invisibile, ignorato, quasi impensabile. Immagina allenarti con passione, senza sapere che presto ti troverai sotto i riflettori, ma non per un gol segnato, bensì per una corona.
Questa è la storia di Paola Bresciano. Una ragazza che nasce a Trapani, cresce a Ivrea e poi torna nella sua terra d’origine, dove scopre il calcio. A 13 anni entra nella squadra locale, le Trapani Girls. È una centravanti: corre, salta, segna. E lo fa in un’Italia che non sa ancora cosa farsene di una calciatrice.
Poi, all’improvviso, arriva la proposta di partecipare a Miss Italia, un concorso diverso da quello di oggi, dove bastava inviare una foto. Paola partecipa, quasi per gioco, spinta da chi vede in lei qualcosa di speciale. E vince, nel 1976, a soli 16 anni, diventando Miss Italia. Una calciatrice incoronata reginetta.
Ma Paola non abbandona il campo, spinta da quella passione trasmessa dal padre. Continua a giocare, arriva in Serie A con la squadra Gamma 3 Padova e viene convocata nella Nazionale giovanile femminile. Le sue gambe, quelle che usa per dribblare e segnare, vengono assicurate per un miliardo di lire. Un gesto simbolico, che racconta quanto fosse unica la sua presenza mediatica.
Negli anni in cui Paola giocava, il calcio femminile in Italia era ancora ai margini. La FIGC non riconosceva ufficialmente il movimento, che sarebbe stato integrato nella federazione solo nel 1986. Era un ambiente dove il talento e la passione non bastavano, e i sogni finivano spesso per scontrarsi con la realtà.
Così Paola decide di lasciare l’attività agonistica e di dedicarsi al concorso che l’aveva lanciata, diventando agente di Miss Italia per la Sicilia, ruolo al quale si è dedicata fino al 2013. Nel frattempo costruisce una famiglia con Sebastian Catania e diventa madre di Alba e Marco.
La storia di Paola Bresciano è quella di una ragazza che ha vissuto due mondi con naturalezza: ha segnato gol, ha calcato passerelle, ha fatto parlare di sé in un’Italia che non era ancora pronta a raccontare storie come la sua. Eppure, quella storia esiste. È rimasta lì, tra un campo da gioco e una fascia da Miss, tra un poster granata e una copertina patinata.
Forse, più che scegliere tra due strade, Paola ha semplicemente percorso la sua. E in un tempo che chiedeva di essere una cosa sola, lei ha saputo essere entrambe.






