Nata il 22 luglio del 2006 (quindi, per gli appassionati di zodiaco, ‘cuspide’ fra il segno del cancro e quello del leone, con appartenenza astrologica però al primo nominato), numero di maglia 24 e ruolo portiere: questi, molto in sintesi, i dati relativi a Lavinia Tornaghi, estremo difensore del Milan Primavera. Se si vuole scendere un poco di più in ‘profondità’, allora si potrebbe scoprire come la ragazza sia una grande appassionata di informatica (nella quale materia sta seguendo un percorso di laurea), di matematica e persino di cybersicurezza.
Talmente appassionata e soprattutto brava, da aver preso parte alle Olimpiadi d’informatica (con la conquista di varie medaglie, sia individuali che di squadra) durante la frequentazione del liceo scientifico Banfi di Vimercate (Monza e Brianza), ma anche quattro volte alle EGOI (European Girl’s Olympiad in Informatica) ed una volta alle WEOI (Western European Olympiad in Informatica). Senza dimenticare la partecipazione alle finali nazionali delle Olimpiadi di Matematica, in ben due occasioni, ed alle Olimpiadi Italiane di Cybersicurezza.
Insomma un giovane (di età), grande genio, che si è avvicinato al calcio “grazie a mio papà, che è preparatore dei portieri da vent’anni, ed a mio fratello Gabri, con cui ho giocato in squadra nei miei primi anni. Si può dire che il calcio sia sempre stato lo sport di famiglia: mia mamma è una grande appassionata, mio papà è allenatore, e sono cresciuta giocando a pallone ogni giorno con i miei fratelli. Per questo non ho mai avuto dubbi: è sempre stato il mio sport”
Nell’immaginario collettivo, i portieri sono sempre stati considerati un po’ pazzi: ma cos’è che porta una giovanissima, come sicuramente eri tu, a buttarsi per terra nel tentativo di afferrare con le mani un pallone, che tutti gli altri giocano con i piedi? “Agli albori della mia (finora breve) carriera calcistica giocavo come difensore. Poi, un giorno in cui alla mia squadra mancavano i portieri, sono entrata in porta e non ne sono mai più uscita. Sono sempre stata una persona che apprezza la solitudine e mi sono subito sentita a mio agio in un ruolo un po’ più individuale. Inoltre, ho sempre avuto uno spirito molto osservatore: fare la portiera mi permette di essere un po’ l’occhio “onnisciente” della squadra in campo. Forse è vero che i portieri sono un po’ pazzi, ma la mia è una follia calma, fatta di ordine e attenzione ai dettagli. Ho bisogno di schemi, di regole, di trovare connessioni anche dove sembrano non esserci”
Persona che si dimostra piuttosto concreta e ‘quadrata’ (nel senso positivo del termine), Lavinia avrà pur avuto dei ‘miti’ calcistici. Verrebbe da pensare a qualche grande ‘numero 1’, maschio o femmina che possa essere, ed invece la nostra ragazza ci stupisce affermando che “Crescendo, i miei miti fuori dai pali sono stati prima Andrea Pirlo e poi Paulo Dybala. È anche per questo che sono molto affezionata al numero 21, che spero di poter indossare un giorno” anche se poi sa ricondurci al suo importantissimo ruolo: “In porta, invece, i miei punti di riferimento sono sempre stati Buffon e Laura Giuliani. Con lei ho una foto scattata quando ero in seconda media: ricordo ancora che avevo avuto l’opportunità di parlarle, e mi disse “tu sei il futuro del calcio”. È stato incredibile, qualche anno dopo, ritrovarmi ad averla come compagna di squadra — e oggi come una persona con cui mi confido spesso”
Lavinia Tornaghi è ormai alle porte (scusateci il gioco di parole) del ‘grande calcio’: cosa si aspetta dal suo futuro e cosa dal Milan Primavera? “Questo per me è il primo anno in cui faccio ufficialmente parte di una rosa di Serie A, anche se ormai da quattro anni gravito nell’orbita della prima squadra. È una grandissima emozione, ma anche una grande responsabilità poter finalmente dire di fare la calciatrice di lavoro. Ho sicuramente l’ambizione di arrivare un giorno a difendere, ogni domenica, i pali della porta rossonera e, quest’anno, voglio sfruttare al massimo la possibilità di giocare in Primavera. Il gruppo è molto forte, ha grande qualità e le prospettive sono senza dubbio positive. Per me è sempre un onore avere l’opportunità di scendere in campo con loro, e ho intenzione di dare sempre tutto per contribuire al meglio al percorso della squadra”
Nel sentirla parlare, si percepisce la grande passione calcistica, ma leggendo i suoi grandi risultati nelle varie discipline scientifiche cui ha partecipato, viene da chiedersi se i numeri possano essere persin più coinvolgenti del football… Ed è la stessa interessata, a spiegarci che “I numeri e il calcio sono molto più legati di quanto si creda. Ho un approccio sicuramente molto analitico, e questo si riflette anche nella mia visione del gioco: mi piace osservare, cercare schemi, capire le dinamiche e anticipare ciò che accadrà. In un certo senso, la logica che c’è dietro ai numeri e quella che c’è dietro al calcio non sono poi così diverse”
Battute a parte, per una sportiva abituata a fare molto movimento, quali sono le difficoltà maggiori per affrontare manifestazioni come le Olimpiadi di matematica oppure campionati di cybersicurezza? “Sicuramente la difficoltà più grande che ho riscontrato in questi anni è riuscire a bilanciare il tempo: sono due attività che richiedono molta dedizione e impegno, ma anche un pizzico di fortuna, per evitare che eventi cruciali, come una partita o una gara, si sovrappongano” sottolinea Lavinia “La mia grande fortuna è che le fatiche sono di natura diversa: il calcio è una fatica soprattutto fisica, mentre la matematica e l’informatica mettono alla prova la mente. In un certo senso, si completano a vicenda. Credo che siano due lati complementari e fondamentali della mia persona, perché mi permettono di avere stimoli diversi che mi tengono sempre attiva”
Per tanto concreta possa essere la nostra interlocutrice, alla sua età sarebbe giusto (o forse sarebbe meglio dire obbligatorio) avere dei sogni: quali sono quelli di Lavinia Tornaghi, anche non in ambito sportivo? “A livello calcistico, il mio sogno resta quello di arrivare un giorno in Nazionale maggiore e, in futuro, diventare allenatrice. A livello non calcistico, invece, mi piacerebbe lavorare nel campo della ricerca. Vorrei anche rimanere legata allo sport, sperando di riuscire a continuare a unire questi due mondi”
Considerata la così profonda conoscenza di sé stessa, dimostrata da Lavinia (cosa non sempre scontata, a vent’anni…), c’è da essere sicuri che almeno qualcuno, di questi sogni, possa diventare realtà: da parte nostra, confidiamo che lei abbia la possibilità di viverseli tutti, indifferentemente, e per questo le auguriamo che le sue grandi passioni, i numeri ed il calcio, non debbano mai andare ad interferire fra di loro!






