L’AIAC si conferma organo essenziale per un attento focus sulla qualità professionale di tecnici e preparatori. Il percorso della Associazione si presenta come motore fondamentale per le figure citate, forti di formazione, continuo aggiornamento e condivisione che accrescono lo sviluppo dell’intero settore sportivo.

Confronti continui, sedute con strette di mano che pongono al centro dei riflettori il territorio, incontri dove a regnare è anche la cooperazione tra organi competenti. Ne abbiamo parlato con Giancarlo Murru; quest’ultimo è attualmente colonna AIAC Veneto della sezione Padova, ma è noto per la massiccia carriera da tecnico che negli anni l’ha visto sedere sulla panchina di realtà come Padova, Virtus Padova e Venezia. Ecco il quadro illustrato in esclusiva.

Benvenuto! L’evoluzione del calcio femminile in Italia permette oggi di evidenziare quanto le atlete non debbano più chiedere in qualche modo “permesso” per ritenersi parte del contesto: lo testimoniano, tra gli altri, i dati post europeo, una competizione che ha visto protagonista la Nazionale azzurra ma che pare aver tracciato una linea verde su tutto lo stivale circa lo sviluppo del movimento.  Quale è stato l’impatto prodotto da tale attività calcistica sul territorio veneto? Effettivamente ci sono stati dei “plus”?

«Il calcio femminile ha bisogno del giusto tempo per crescere, non concederglielo, usando scorciatoie, sarebbe un grave errore; attenzione, però: cio’ non vuole e non deve essere un rinvio nel tempo di un progetto chiamato a decollare, perché lo merita e giustamente lo rivendica.

Non serve avere fretta né volerlo sostenere importando modelli dall’estero in modo eccessivo, la crescita autentica richiede equilibrio, sostenibilità e la capacità di costruire basi solide, dentro e fuori dal campo. Come il sole, anche il movimento ha bisogno del suo tempo per sorgere: la fretta non accelera la luce, semmai, la spegne. Per fare tutto questo occorrono programmi concreti di sostenibilità, capaci di garantire continuità economica e stabilità nel lungo periodo, a certi livelli anche sul piano salariale e previdenziale/assistenziale; tutto ciò oggi ancora manca.

Solo così il movimento potrà consolidarsi, crescere in autonomia e brillare con la propria luce».

La rappresentanza femminile in regione coinvolge attualmente molteplici realtà in diverse categorie. Che ruolo potranno svolgere, secondo la sua visione, nel panorama calcistico femminile attuale?

«La crescita del calcio femminile nelle realtà periferiche incontra oggi notevoli, gravi difficoltà, principalmente a causa della carenza di società in grado di sostenere con equilibrio la propria leva finanziaria.  

Spesso manca una programmazione che punti realmente sulla costruzione dal basso, attraverso un settore giovanile strutturato, che dovrebbe costituire la fonte primaria di sviluppo per le categorie superiori. In molti casi, la ricerca immediata del risultato spinge i club a impegni economici sproporzionati e poco sostenibili, compromettendo la continuità del progetto sportivo.

In tale contesto, le cariche apicali spesso non si dimostrano all’altezza di coniugare e coordinare in modo equilibrato le risorse umane e atletiche con quelle di gestione finanziaria e di risultato, quindi questo limite diventa ancor più drammatico; non c’è errore peggiore del voler far crescere una giovane piantina sottoponendola fin dall’inizio a stress che non è in grado di sopportare: così facendo, si rischia di ucciderla nel pieno del suo processo di crescita. Come ricordava Aristotele, “la virtù sta nel giusto mezzo”: anche nello sport, la vera forza nasce dall’equilibrio tra ambizione e misura, tra desiderio di vincere e capacità di attendere il tempo naturale della maturazione.

Il numero crescente di società che ogni anno cessano l’attività rappresenta la prova concreta di una gestione poco lungimirante, incapace di coniugare ambizione sportiva e sostenibilità economica».

Quale è l’offerta proposta ai tecnici che intendono interfacciarsi e continuare a prendere parte al progetto? Cosa garantisce la regione circa la formazione delle guide tecniche?

«Non è fondamentalmente un problema di offerta o di formazione delle guide tecniche, bensi’ di programmazione a livello Regionale e Nazionale dove si devono formare, attraverso corsi specifici, figure societarie e di coordinamento per invertire questa errata tendenza che oggi comprova la completa assenza di una cultura gestionale, capace di coniugare visione sportiva e responsabilità organizzativa.

Il calcio femminile, in particolare nelle realtà periferiche, può crescere solo se le società imparano a collaborare, mettendo in rete le proprie risorse tecniche e umane invece di disperderle in competizioni interne e improduttive.

Il settore giovanile, inoltre, deve essere il cuore pulsante del progetto: formare prima persone e poi atlete, offrendo un percorso graduale e coerente con le tappe dello sviluppo sportivo e personale. Solo chi ha una direzione chiara e la costanza di perseguirla può dare un futuro autenticamente solido e duraturo».

Il ruolo delle province, nell’ambito della complessa organizzazione AIAC, è evidentemente fondamentale. L’unione di organi principali e “periferici”, spesso, contribuisce alla realizzazione di saldi progetti che spingono ed aiutano all’intervento di fronte alle lacune. Come si può passare da iniziative isolate a risposta strutturata, condivisa e continuativa nel tempo? Quanto la coesione tra province può incidere sulla crescita del settore giovanile?

«La presenza dell’AIAC è importante, come lo è sempre stata, e la storia lo dimostra. Una partecipazione più attiva dell’Associazione nella crescita e nella strutturazione del calcio femminile può e deve avvenire anche a partire dalla programmazione dei campionati (dove ancora oggi si riscontrano forti dislivelli tecnici tra una categoria e l’altra) fino alla valorizzazione delle strutture periferiche, provinciali e regionali; tutto ciò rappresenterebbe una scelta non solo utile, ma fondamentale.

L’istituzione di un tavolo di lavoro stabile e costante, dedicato a raccogliere programmi, analizzarli e riformularli in modo condiviso, costituirebbe un passo indispensabile per una crescita armonica e sostenibile del movimento. A tale tavolo devono sedere, prima di tutto, coloro che operano quotidianamente sul campo, portando esperienza, competenza e conoscenza diretta delle realtà locali.  In questo senso, l’Associazione rimane una delle rappresentanze più autorevoli e idonee a svolgere questo ruolo, contribuendo con la propria tradizione e professionalità alla costruzione di un autentico progetto di sviluppo del calcio femminile

Si illustri l’attuale programma AIAC Veneto con annessi progetti diretti in corso per la promozione e valorizzazione del femminile sul territorio e, vista l’importanza, anche degli aspetti che al momento “frenano” all’interno del contesto femminile regionale.

«Attualmente sto lavorando all’elaborazione di un documento da condividere con il Consiglio Regionale Veneto dell’AIAC, finalizzato a raccogliere e sistematizzare i concetti sopra esposti. L’obiettivo è quello di porre le basi per la creazione di un tavolo di lavoro stabile e strutturato, nel quale possano svilupparsi confronti costruttivi e sinergie operative tra i diversi livelli dell’organizzazione – dagli organi periferici a quelli nazionali – in un’ottica di crescita coordinata del movimento calcistico femminile.

Tra le proposte operative troviamo:

formazione della dirigenza sportiva, quindi promuovere e sensibilizzare la creazione di corsi dedicati alla formazione del dirigente sportivo all’interno delle società dilettantistiche.

Non si può pensare di valorizzare tecnici e atlete se la struttura che li accoglie – il “guscio” organizzativo e gestionale – non possiede una solida base di competenze e una visione coerente. Un dirigente preparato è il primo garante della sostenibilità e della continuità del progetto sportivo.

Potenziamento della formazione tecnica: incrementare le opportunità di formazione e aggiornamento per allenatori e collaboratori, anche attraverso una collaborazione più stretta con il Settore Tecnico Nazionale.

Sarebbe auspicabile un aumento del numero di istruttori qualificati sul territorio, così da assicurare una presenza costante e capillare di figure esperte in grado di accompagnare lo sviluppo tecnico e metodologico delle atlete.

Riformulazione dei campionati giovanili e dilettantistici: rivedere la struttura dei campionati non per adattarsi a difficoltà economiche contingenti delle associazioni sportive, ma per favorire la crescita graduale, equilibrata e continua delle atlete.

La competizione deve diventare strumento di formazione, non fine a sé stessa».

Ci salutiamo con la missione e l’augurio AIAC Veneto, con un occhio di riguardo per il futuro.

«Parlare di calcio femminile significa parlare di opportunità, crescita e dignità, ricordando quanto la presenza della donna abbia già saputo incidere in modo determinante in tanti altri ambiti della vita civile, culturale ed economica della nostra nazione.

Come scriveva Hannah Arendt, “ogni volta che l’uomo — o la donna — agisce, dà inizio a qualcosa di nuovo”, ed è proprio da questa capacità di iniziare e rinnovare che può nascere la vera rinascita dello sport e, con essa, quella del Paese!».

Si ringrazia Giancarlo Murru e l’AIAC Veneto tutta per la gentile concessione.

Eleonora Mereu
Aspirante giornalista cagliaritana. Quella per lo sport femminile? Una passione nata anni fa, che mi spinge ora ad impugnare una penna per dar voce, nel mio piccolo, alle piccole e grandi realtà. Con le ragazze della Nazionale ho imparato ad apprezzare ancora di più il settore, percependo quanto scrivere sia un privilegio più che una missione, che va portato avanti con rispetto ed un reale sentimento per il movimento.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here