Valentina Riccio è una punta del Bologna Primavera: una attaccante esterna, si definisce lei, di quelle che, se abbiamo capito bene il suo pensiero, svaria sulla fascia cercando di creare spazi alle compagne, con cui ama sempre dialogare. Classe 2008 (è nata il 17 giugno) è anche la capitana della formazione rossoblù e si è già ‘affacciata’, senza però esordire, in prima squadra. Proviamo a conoscerla meglio.
“Ho scoperto il calcio nel 2018, quando ho iniziato a giocare nel Bologna” ci informa lei stessa “Prima praticavo arrampicata sportiva, ma tutto cambiò quando il nostro allenatore, Gimmy, venne a mancare improvvisamente. Da lì la squadra cominciò a sciogliersi…” Ma una sua compagna di scuola, le disse che la Società felsinea avrebbe fatto un ‘open day’ per il settore femminile: “Così è iniziato tutto”
Già scoperta, quindi, una passione per l’arrampicata sportiva, ci viene da chiedere se la nostra Valentina possa avere altre ‘simpatie’ verso qualche altro sport: “Sì, un’altra grande passione che ho sempre avuto è il nuoto. Oggi non ho più il tempo di praticarlo come un tempo, perché il calcio richiede molta dedizione, ma è comunque rimasta dentro di me. Continua a essere una grande passione, che porto avanti quando riesco dedicandomi qualche momento di relax in piscina”
Come già accennato, la ragazza non ha ancora esordito in prima squadra, però è già stata convocata in occasione della sfida, di serie B, contro la Res Donna Roma: com’è stata vissuta quell’esperienza? “È stata un’esperienza davvero speciale. Anche se non ho ancora esordito con la prima squadra, la convocazione per la partita contro la RES Donna Roma è stata una grande emozione. Dal momento in cui ho visto il mio nome nella lista ho provato un misto di orgoglio, entusiasmo e un po’ di tensione positiva. È stato bello sentire la fiducia dello staff e vivere da vicino l’atmosfera della prima squadra: il ritmo, la concentrazione, il modo di preparare la gara. A luglio ho avuto la fortuna di poter iniziare la preparazione con loro e anche di partecipare al ritiro. Per me è stato un assaggio importante di quello che vorrei diventasse il mio futuro. Mi ha dato ancora più motivazione per continuare a lavorare”
Valentina è in rossoblù praticamente da sempre (la sua avventura s’è avviata in Under 10): ma cosa rappresenta, per lei, il Bologna? “Essere al Bologna sin dalla Under 10 significa portarmi dentro un pezzo di vita. Sono arrivata quando il movimento femminile era ancora molto diverso da oggi: eravamo poche, con pochi spazi e poche opportunità. Ho visto questa realtà crescere anno dopo anno, diventare più strutturata, più riconosciuta, più rispettata” afferma, per poi proseguire “Per me il Bologna non è solo una squadra: è il posto dove sto diventando grande, il posto che mi ha fatto credere che anche una bambina con un pallone potesse davvero costruirsi un futuro in questo sport. Crescere insieme al movimento, vedere arrivare sempre più ragazze, più allenatrici, più attenzione… è stato emozionante, e mi fa sentire ancora più legata a questi colori. Il Bologna rappresenta tutto questo: le mie radici, il mio percorso e la speranza di continuare a far parte di una storia che sta ancora crescendo”
Dall’alto della sua ‘anzianità’ societaria, la Riccio è anche la capitana, della formazione Primavera: cosa comporta, una simile responsabilità, per una ragazza di soli 17 anni? “Essere capitana della Primavera, a 17 anni, è una responsabilità che sento molto. Non significa solo portare la fascia, ma essere un punto di riferimento per le mie compagne, dentro e fuori dal campo. A volte può pesare, perché sei giovane e stai ancora imparando tante cose, ma allo stesso tempo è un grande orgoglio: vuol dire che lo staff e la squadra credono in me”. Ma non solo: “Essere capitana mi ha insegnato a parlare di più, ad ascoltare, a capire quando serve una parola in più o un gesto in meno. Mi ha fatto crescere come persona ancora prima che come giocatrice. E quando vedo che il gruppo si fida di me, che le ragazze si sentono unite, capisco davvero quanto questa responsabilità sia speciale. Per la mia età è una sfida, certo, ma è una di quelle che ti fanno venire voglia di migliorare ogni giorno”
Da ‘guida’ del gruppo, la capitana ha sicuramente ben presenti gli obiettivi che la squadra vuole raggiungere ed ovviamente anche quelli personali, che lei stessa si prefigge: “Per il 2025-2026 ho obiettivi molto chiari. A livello personale voglio continuare a crescere, migliorare in ogni dettaglio e diventare una giocatrice sempre più completa. Voglio farmi trovare pronta ogni volta che verrò chiamata in causa e avvicinarmi il più possibile al livello richiesto per la prima squadra. Questo per me è l’anno in cui fare un salto importante, sia mentalmente che tecnicamente. Per quanto riguarda la squadra, l’obiettivo è uno solo: vincere il campionato di Primavera 2 e conquistare la promozione in Primavera 1. Siamo prime in classifica e sentiamo davvero di avere le qualità per farcela. C’è entusiasmo, c’è un grande gruppo e c’è tanta voglia di dimostrare quanto valiamo. Sarebbe un traguardo enorme, non solo per noi giocatrici, ma per tutto il movimento femminile del Bologna. E stiamo lavorando ogni giorno per renderlo possibile”
Valentina Riccio è sicuramente un’attaccante: ma a quali modelli si ispira? “Da attaccante mi ispiro a diversi giocatori. Mi piace molto Paulo Dybala per la tecnica e il modo in cui crea gioco, ma guardo anche a Kevin De Bruyne per la visione e i passaggi decisivi. Inoltre seguo Kenan Yildiz, perché apprezzo la sua personalità in campo e il modo in cui riesce a incidere anche da giovane”. Ma è una punta di quelle che vivono la ‘ossessione’ del gol, o il suo è un modo di vedere le partite in maniera diversa? “In realtà, essendo più che altro un’attaccante esterna, per me gol e assist valgono allo stesso modo. Non è solo segnare: mi dà una carica enorme vedere una compagna andare in porta grazie a un mio passaggio. Mi piace muovermi, dialogare con la squadra, creare occasioni insieme… ogni azione condivisa sul campo dà la stessa soddisfazione di un gol. È bello sentirsi parte di qualcosa che funziona solo se ci siamo tutte!”
Iscritta al liceo di Scienze Umane (è al quarto anno), la nostra interlocutrice ha idee ben chiare anche al di fuori del rettangolo di gioco: “Se per qualche motivo dovessi rinunciare al calcio giocato (anche se spero davvero di no), credo che mi piacerebbe iscrivermi a Giurisprudenza. È un percorso che mi affascina, soprattutto per il lato umano: l’idea di poter aiutare le persone, di essere utile in situazioni delicate, di contribuire a far valere i diritti di chi ne ha bisogno. Il calcio rimane il mio sogno, ma sapere di avere un’altra strada che sento vicina ai miei valori mi dà serenità”
Noi non possiamo che augurare il meglio, a questa ragazza, anche se siamo consapevoli (ma crediamo che lo sia anche lei), di come gli ‘assist’ che potrebbe fornire da avvocato od anche da magistrato, dovranno comunque attendere che lei decida di abbandonare la voglia di confezionare quelli calcistici!






