Photo Credit: Stefano Petitti - PhotoAgency Calcio Femminile Italiano

Una neopromozione, si, ma nessuna novità nella onnipresenza di un perno fondamentale per il percorso stagionale: il cuore. Il Vicenza? Non lo nasconde. Che si vinca o che si perda, non c’è dubbio che sussista, perché l’attuale undici biancorosso – costruito per lasciare il segno in un campionato tutt’altro che scontato – intende dimostrare la propria identità, forte di unione e determinazione.

A proposito di viaggio, quello in corso ha già archiviato le prime dieci tappe; per la formazione guidata da mister Viviani sono arrivate risposte che la collocano momentaneamente all’undicesimo posto in graduatoria. Oltre la statistica, però, c’è un background ancora tutto da raccontare: ad illustrarlo in esclusiva alla nostra redazione Aurora Missiaggia, capitana delle vicentine.

Benvenuta! Come procede il tuo percorso in maglia Vicenza e quali sono gli obiettivi per la stagione in corso?

«Il mio percorso qui è una strada che si trasforma ogni giorno. Indossare questa maglia significa portare addosso una storia che non è solo calcistica, è culturale; una responsabilità che senti sulle spalle, ma anche una spinta che ti accende dentro.

Gli obiettivi? Crescere come squadra, come realtà, come visione. Non vogliamo solo giocare un campionato, vogliamo dare al nostro calcio un’identità precisa, riconoscibile, che parli di intensità, coraggio e carattere. Questo è il nostro orizzonte».

Fascia al braccio, responsabilità nello spogliatoio: qual è il messaggio per le tue compagne?

«La fascia non la indossi: la senti. È un filo che lega me a ogni ragazza dello spogliatoio. Siamo parte di qualcosa più grande di noi e siamo qui per scrivere un capitolo che resterà.

Voglio che le mie compagne sentano libertà di esprimersi, ma anche il peso positivo di ciò che rappresentiamo: un club che sta cambiando la narrativa del calcio femminile, passo dopo passo».

Dopo dieci giornate la continuità nei risultati tarda ad arrivare. Cosa c’è ancora da mostrare?

«La continuità è la parte più difficile da conquistare, e la più importante, ma dentro questo gruppo c’è un potenziale enorme che ancora non si è visto tutto.

Stiamo imparando a fondere personalità diverse, storie diverse, ritmi diversi; è come accordare strumenti nuovi: all’inizio cerchi l’armonia, poi quando arriva diventa musica potente, e oi quella musica la sentiamo già vibrare.

C’è ancora tanto da mostrare: qualità, creatività, cuore, resistenza mentale. Siamo solo all’inizio».

Parliamo della vittoria contro il Cesena: che tipo di performance è stata?

«Contro il Cesena siamo scese in campo con un’intenzione chiara: dimostrare chi siamo quando contano i dettagli. È stata una partita sporca, vera, emotiva; abbiamo lottato su ogni pallone.

Una prestazione da squadra che non si nasconde, che sa soffrire (tanto) e sa reagire. Una di quelle vittorie che ti guardi allo specchio e dici: ok, questa è la direzione giusta».

Che peso ha avuto ottenere i tre punti e cosa ha fatto la differenza?

«Un grande peso, non solo per la classifica, ma per ciò che dicono della nostra identità. Il peso vero è mentale: vincere contro una squadra costruita per stare in alto ti cambia il livello di consapevolezza, ti a capire che puoi giocartela con chiunque.

La differenza? L’approccio. Siamo entrate con una fame diversa, con uno sguardo che parlava prima dei nostri piedi. La partita l’abbiamo vinta nella testa, poi nelle gambe».

Ora la pausa nazionali. A dicembre arriva il Brescia: aspettative?

«La pausa arriva al momento giusto:, ci permetterà di ricaricare energie e lucidare i dettagli.

Per il Brescia abbiamo una sola aspettativa, scendere in campo come il Vicenza: intenso, ambizioso, presente. Vogliamo dare continuità, vogliamo dare un segnale, vogliamo far vedere che il lavoro si sente, si vede, si riconosce».

Ci lasciamo con un augurio personale per il viaggio 2025/26.

«Mi auguro che questo viaggio ci cambi, ci renda più forti, più mature, più unite. Alla squadra auguro di credere fino in fondo in ciò che stiamo costruendo: una realtà nuova, vera. Per noi, per chi verrà dopo di noi, per il nostro calcio».

Si ringrazia Aurora Missiaggia e la società tutta per la gentile concessione.

Eleonora Mereu
Aspirante giornalista cagliaritana. Quella per lo sport femminile? Una passione nata anni fa, che mi spinge ora ad impugnare una penna per dar voce, nel mio piccolo, alle piccole e grandi realtà. Con le ragazze della Nazionale ho imparato ad apprezzare ancora di più il settore, percependo quanto scrivere sia un privilegio più che una missione, che va portato avanti con rispetto ed un reale sentimento per il movimento.

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