Credit Photo: Emanuele Colombo - Photo Agency Calcio Femminile Italiano

Dietro ogni contrasto, ogni anticipo e ogni scarpino legato con cura, c’è la storia di chi ha saputo trasformare critiche e ostacoli in determinazione. Elena Linari, difensore e capitana della Nazionale Italiana, racconta senza filtri il suo percorso, dai primi anni difficili fino al ruolo di leader riconosciuta a livello internazionale. In un’intervista rilasciata a Tuttosport, la calciatrice ripercorre la propria carriera, le sfide affrontate e le esperienze che hanno cambiato il suo sguardo sul calcio femminile.

“Trasferimento al London City Lionesses? Sono opportunità che difficilmente ricapitano nella vita. Dal primo istante ho sentito le farfalle nello stomaco e se a 31 anni succede questo devi ‘ascoltarle’: certo, non è stato facile chiedere alla Roma di andare via, anche perché da parte del club c’era l’intenzione di creare un progetto con me presente, ma hanno capito la mia volontà”.

Elena racconta poi la prima impressione arrivando in Inghilterra: “La volontà di investire così tanto. Penso agli impianti: sono arrivata ad agosto e ho già giocato all’Emirates, a Stamford Bridge, a Goodison Park. Perché, per esempio, almeno durante la sosta per la Nazionale maschile in Italia non vengono aperti alcuni stadi alla Serie A femminile? Mi rendo conto che non sia facile e che i costi siano elevati, ma è anche vero che per crescere e per avere anche un prodotto migliore e quindi più appetibile bisogna passare da questo tipo di scelte”.

Linari sottolinea anche le differenze tecniche e fisiche della Women’s Super League: “Il passo e l’impatto fisico sono due aspetti che, così, avevo sentito solo nelle partite internazionali disputate sia con la Roma in Champions, sia con la Nazionale. Qui non ci sono giocatrici che non vadano su un contrasto, non ci credano fino all’ultimo su ogni pallone o tecnicamente non siano pronte”.

Racconta poi il periodo di adattamento: “Vero, ma qui l’intensità è un’altra. E io ero pronta al fatto che questo avrebbe potuto destabilizzarmi perché dopo quattro anni con le stesse abitudini è necessario, soprattutto a 31 anni, un tempo fisiologico che va dato al proprio corpo per adattarsi. Ma siccome io sono una che il tempo troppo spesso non se lo dà e che si mette addosso più pressione del dovuto, non appena ho saputo del trasferimento ho cercato di velocizzare anche questo tipo di adattamento”.

Linari descrive anche il contesto mediatico e culturale inglese: “Non solo il calcio. Qui accendi la BBC e trovi l’intervista a una rugbista, sport al femminile in prima serata, ex giocatrici che commentano partite a bordocampo, tantissime donne che parlano di calcio maschile e viceversa. Insomma, qui, ‘banalmente’, se ne parla. Se non lo fai nessuno lo vede ed è normale che nessuno poi lo pratichi o sia interessato a investire”.

La calciatrice ripercorre anche episodi di discriminazione e stereotipi incontrati lungo il percorso: “Quando Belloli disse, riferito al calcio femminile, ‘Siete solo un mondo di lesbiche’ io avevo vent’anni e per me era un momento molto delicato a livello personale, di conoscenza di me stessa, perché stavo vivendo un percorso interiore di consapevolezza della mia sessualità. Mi sono chiesta ‘Per quale motivo si deve mettere un’etichetta a questo mondo?’ e mi sono sentita sotto attacco. Ma non è stato l’unico stereotipo con cui ho dovuto avere a che fare”.

E racconta le critiche ricevute in adolescenza: “Fin da quando avevo 14 anni mi hanno sempre detto che ero ‘grossa’ e quindi lenta e poco agile, generando in me tutta una serie di complessi con cui combatto ancora oggi. In Italia c’è questa ossessione della perfezione, ma su un’adolescente questo è pericolosissimo. È indubbio che il peso sia un fattore importante, ma non deve diventare un’ossessione”.

Racconta la propria rivincita personale con lucidità e orgoglio: “Mi dicevano grassa… ora sono il capitano dell’Italia. Negli adolescenti è pericolosissimo continuare a sentirsi giudicate solo per l’aspetto fisico”.

Infine, sottolinea l’importanza di investimenti concreti e infrastrutture adeguate: “È importante investire su centri sportivi, visibilità e trattare il calcio femminile come merita. Solo così potremo dare un vero valore a chi lotta ogni giorno su un campo da gioco”.

Con queste parole, Elena Linari non racconta solo la propria carriera: racconta una trasformazione culturale, la crescita di un movimento e l’importanza di credere in se stesse, anche quando le critiche sembrano insormontabili. La sua storia è la testimonianza di quanto determinazione, talento e passione possano ribaltare pregiudizi, cambiare percezioni e costruire nuove strade per chi verrà dopo.

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