Che si tratti di un calciatore o di una calciatrice, la scelta del numero di maglia risulta, spesso, tema scatenante curiosità. Un background difficile da interpretare, con significati che vanno ben oltre la semplice spiegazione matematica.
Capire cosa si celi dietro una o più cifre non è mai semplice, ma nel caso di Michela Cambiaghi il segreto è stato svelato. La celebre 36, contributo azzurro e juventino (l’attaccante è subentrata quest’anno nella rosa bianconera dopo una lunga parentesi in forza all’Inter), nonché protagonista di un piacevole incontro con un content creator milanese, ha illustrato le ragioni dietro la predilezione di quanto indossato: «mia nonna è il fulcro – ha spiegato in modo inedito -. Il ‘36 è, infatti, il suo anno di nascita.
Una persona molto speciale per me che mi ha insegnato i valori e le piccole cose. Tra i ricordi? Impossibile dimenticare i momenti passati a fare l’orto, a grattugiare il pane col macinino…il mio piatto preferito da lei cucinato? Le polpette!».
Tali affermazioni appaiono come tasselli di una vita colma di amore ed emozione; a proposito di ciò, la brianzola ricorda la frase “ne devi fare di strada!”, messaggio che funge da tatuaggio indelebile sulla pelle della stessa fin dal primo momento in cui proprio la nonna aveva osato pronunciarla in modo diretto, comprendendo tutta la passione di chi del pallone puntava già a farne una professione. Una breve ma profonda citazione che lega Cambiaghi alla famiglia, onnipresente sulle spalle e sul petto della 29enne anche grazie ad un altro profondo legame, quello col padre: « è l’altro motivo per cui ho optato per questo numero. Il ‘63 (al contrario, quindi) è il suo anno di nascita.
Il nostro è sempre stato un bellissimo rapporto e mi ha sempre accompagnato nel mio percorso; una cosa che non ho mai detto? Al momento del passaggio dal maschile al femminile, ho pensato di mollare, ma lui mi ha spronato a continuare ed è anche grazie a lui se sono arrivata a fare quello che faccio oggi. Lui è la spalla su cui poter contare».
Diversi i flashback vissuti, uno di questi? La giornata del primo goal in Nazionale, impossibile da scordare per la calciatrice: «lo porterò sempre con me – ha affermato con gli occhi lucidi -. Ho provato un’emozione incredibile, ho sentito come se quel momento avesse ripagato tutti gli anni di sacrifici e lavoro passati a migliorarmi e cercare di arrivare a questo livello. È stata una liberazione perché sognavo la Nazionale!».
Alla fine un segnale di umiltà, di perseveranza e determinazione, caratteristiche che faranno sempre parte dell’essere Michela, una ragazza che, oggi, può dire di avercela fatta: «bisogna sempre pensare di raggiungere un obiettivo ancor più grande del precedente. C’è sempre un sogno da rincorrere».






