Nasce nel 1996 in una città dello stato federale del Nordrhein-Westfalen e cresce in un piccolo paesino dove il campo da calcio era uno dei pochi punti di riferimento, Carina Schlüter ricorda ancora il giorno in cui seguì il fratello maggiore all’allenamento: “Avevo quattro anni e mi sono subito innamorata di questo sport”, racconta oggi, con la stessa passione scattata allora.
La scelta di diventare portiera arriva presto, quasi naturalmente. Non un ruolo secondario, ma una continua ricerca dell’equilibrio tra la voglia di sfida e la responsabilità: “Mi piace essere una combattente solitaria all’interno di una squadra. Quando commetti un errore, ti spinge ad allenarti ancora più duramente. Amo la sensazione di poter essere sia la perdente che la match winner. Come portiera, devi rendere non solo dal punto di vista fisico ma anche mentale, ed è proprio questa combinazione a motivarmi profondamente”.
Tra i 16 e 19 anni frequenta un collegio che le permette di conciliare l’Abitur con allenamenti quotidiani di alto livello: “Quel periodo mi ha insegnato la disciplina, la gestione del tempo e cosa significa davvero vivere una vita incentrata sul calcio”.
Poi l’esperienza in Bundesliga con l’SC Sand, tre anni di maturazione e la prima convocazione in nazionale: “Competere a quel livello in un’età così giovane mi ha aiutata a maturare non solo come portiera, ma anche come persona”.
Ma è al Bayern Monaco che comprende davvero cosa significa essere una calciatrice professionista ai massimi livelli: “Allenarmi con alcune delle migliori giocatrici al mondo, avere ogni giorno accesso a strutture e a uno staff tecnico di primo livello e vincere il campionato tedesco mi ha insegnato che l’eccellenza non è un traguardo isolato ma un impegno quotidiano. Al Bayern devi spingerti al limite assoluto in ogni allenamento”.
Oggi Schlüter difende i pali del St. Pölten, squadra regina del campionato austriaco e presenza fissa in Champions da ormai quattro anni: “In campionato siamo la squadra che tutte vogliono battere. Mentre in Champions partiamo da underdogs. Per il St. Pölten, competere ogni anno sul palcoscenico internazionale della Champions League è qualcosa di davvero speciale. Se in Austria mi capita di intervenire poche volte, giocare nella competizione europea può significare novanta minuti di pressione costante nella nostra area. Questo richiede un livello completamente diverso di concentrazione”.
Il suo ruolo non è solo tecnico, è anche un punto di riferimento per le compagne più giovani: “Qui sono una delle giocatrici più esperte e mi fa piacere poter guidare le più giovani. Siamo un club di sviluppo, in cui giovani talenti vivono le prime esperienze internazionali e hanno la possibilità di mettersi in mostra per grandi squadre europee. Sostenere la loro crescita, condividere la mia esperienza e aiutarle a compiere i prossimi passi della loro carriera è qualcosa che mi gratifica profondamente”.
Il percorso in Champions della stagione 2025/26 ha messo in luce le potenzialità e le fragilità: “Abbiamo subito troppi gol e, a questo livello, ogni minimo errore viene punito immediatamente. Il ritmo è più alto rispetto a quello a cui siamo abituate in campionato, e adattarsi a questa intensità rappresenta una grande sfida”.
La squadra è cambiata radicalmente: “Con 18 partenze e 16 nuovi arrivi stiamo ancora imparando cosa richieda davvero questo livello. Nonostante tutto, abbiamo dimostrato grande carattere e voglia di imparare”.
Fuori dal campo, Carina coltiva un’altra passione, la medicina: “Ho sempre voluto studiare medicina, ancora prima di rendermi conto che diventare una calciatrice professionista potesse davvero essere il mio futuro. Oggi sto vivendo il mio sogno, riuscendo a fare entrambe le cose. Per me il corpo umano è qualcosa di davvero affascinante e imparare a conoscerlo mi appaga profondamente. Ho sempre avuto il desiderio di aiutare le persone e credo che, un giorno, come medico, potrò farlo in modo significativo e concreto”.
Conciliare due percorsi così impegnativi richiede pianificazione e sacrificio: “Scherzo dicendo che il segreto è bere molto caffè. Ma ciò che mi aiuta è che ogni mondo mi ricarica per l’altro: in campo esiste solo il calcio e all’università sono una studentessa come tante altre, una futura dottoressa concentrata su lezioni, laboratori e esami. Sono fortunata ad avere un enorme supporto da parte del mio partner, dai miei colleghi di corso e del club. Conciliare entrambe le cose è impegnativo, ma anche profondamente gratificante e non vorrei mai dover scegliere tra le due”.
Negli ultimi anni Schlüter ha scelto di parlare apertamente di salute mentale, rompendo un tabù ancora forte, soprattutto nel mondo dello sport: “Nessuno dovrebbe mai sentirsi solo in ciò che sta attraversando. Nella società di oggi tutto ruota attorno alla performance, ma spesso dimentichiamo di essere umani, di respirare e di goderci la vita senza inseguire costantemente il prossimo traguardo”.
Condividere la sua esperienza è un modo per aiutare gli altri e, allo stesso tempo, per ricordare a se stessa che la salute, fisica e mentale, è il dono più grande: “La salute, sia fisica che mentale, è il dono più grande che abbiamo. Se posso aiutare anche solo una persona a sentirsi compresa o sostenuta, allora ne vale assolutamente la pena”.
La storia di Carina è quella di una donna che ha scelto di vivere ogni sfida come un’opportunità di crescita. Il percorso europeo di Schlüter e del St. Pölten trova ora un nuovo capitolo in Italia, dove il 17 dicembre il St. Pölten affronterà la AS Roma nell’ultima giornata di Champions League: “Abbiamo già visto quanto sia dura la Champions contro la Juventus. Ora ci aspetta la Roma che ha un ritmo elevato, forte contro-pressing e avversarie molto tecniche. Avremo bisogno della massima concentrazione e di una prestazione di altissimo livello. Ma non andiamo certo lì per accettare la sconfitta, vogliamo lottare per i punti e dimostrare di poter competere. Sono partite come queste che ci fanno crescere come squadra e aiutano ogni singola giocatrice a migliorare anche a livello individuale”.
Un ringraziamento speciale da parte della redazione di Calcio Femminile Italiano va a Carina Schlüter, che ha accolto il nostro invito e ha deciso di condividere con generosità la sua storia, permettendoci di raccontare non solo la sua carriera sportiva ma anche il suo percorso umano e accademico.






