Photo Credit: Enzo Pinelli
Per la rubrica “A pranzo con l’Ospite” abbiamo avuto il piacere di intervistare in esclusiva Alessandra Nencioni.
La calciatrice con un recente trascorso in Serie A con il Napoli sul professionismo giunto in Italia ad inizio mese ci racconta:
“Sono già cambiate molte cose e ne cambieranno altre. Per dirne una  il campionato stesso di serie A, ridotto a 10 squadre e con una formula del tutto nuova. La stagione che sta per iniziare porterà molte risposte, secondo me”. 
La Nencioni non nasconde la gioia per i tanti sacrifici fatti:
Mi piace pensare che le calciatrici della mia generazione siano quelle che hanno portato il cambiamento. Abbiamo vissuto il calcio femminile italiano nel suo momento peggiore: questo forse ha dato la forza per lottare per il cambiamento che, dopo tanti anni, abbiamo finalmente raggiunto”.
Sul futuro la giocatrice reduce dall’annata in C con il Venezia aggiunge:  
“Adesso invece è importante non sbagliare, è importante non pensare che siamo arrivate. Di sicuro le future calciatrici che entrano ora in questo mondo avranno un ruolo importante: se continueranno a lottare con la stessa passione e lo stesso impegno che ci abbiamo messo noi, allora si toglieranno grandi soddisfazioni”.
La toscana classe ’89 analizza cosi, invece, l’Europeo a tinte Azzurre:
Da tifosa mi sarebbe piaciuto rivedere un’Italia come quella dei Mondiali del ’19, a chi non sarebbe piaciuto? Ma si sa, certe bellissime storie è difficile che si ripetano.
Da “collega” invece, speravo in un po’ più di lucidità e tranquillità”. 
Sulla prove delle ragazze di Milena Bertolini l’ex Florentia e Inter continua:
“Penso che siano proprio le aspettative che abbiano avuto il loro peso sulla prestazione delle azzurre. Ma certi paragoni non andrebbero fatti e certe aspettative non si dovrebbero creare.
Ai Mondiali, nel 2019, le ragazze erano mosse da un qualcosa che ormai non c’è più: una voglia di rivalsa, di riscatto. Di far ricredere i tanti italiani che hanno sempre pensato e detto che il calcio non fa per le donne”.
La stessa Nencioni sulla questione chiosa:
Adesso è tutto molto diverso, adesso abbiamo raggiunto quello per cui abbiamo lottato ai Mondiali. Per questo agli Europei avremmo forse dovuto cercare uno stimolo diverso, che ci facesse avere più lucidità in campo. Ma avremo tempo per lavorare ancora e colmare il gap che ci separa dalle maggiori nazionali europee.

 

Sulla rassegna Europeo l’atleta fresca di nozze con Vivien Beil del Como invece ci dice:
“Mi sono divertita a guardare certe partite e mi è dispiaciuto vedere alcune Nazionali uscire. Partite in cui ho visto una bella intensità ma anche bei gesti tecnici, un bel gioco di squadra, belle combinazioni. L’Austria ha fatto un buon europeo, non pensavo. E anche la Germania mi sta piacendo molto. E’ una squadra molto giovane ma sembrano un gruppo molto forte e unito. Vedremo”.
L’attenzione poi si sposta sul recente passato in A della centrocampista:
“Ti potrei dire di tante partite, quella del primo goal, quella della prima salvezza o quella di una vittoria storica di squadra. Ma penso sceglierò la mia ultima partita in Serie A, non sono neanche entrata in campo ma in un certo senso è stato come se ci fossi stata anche io. Napoli – Roma, ultima del campionato 20/21, si decideva la salvezza per noi e per il San Marino che giocava in contemporanea a Firenze. E’ stato un anno difficile per molti motivi diversi, sia per la squadra che per me personalmente. Raggiungere la salvezza all’ultima di campionato è stata un’emozione indescrivibile”.
La chiusura della Nencioni è proprio sull’ultima in A:
“Di quella partita ho due ricordi particolari. Il primo è legato al risultato: la partita finì 2-2, ma perdevamo 2-0. Mi ricordo che il mister Pistolesi disse, una cosa tanto vera quanto particolare, che l’ultima partita riflette l’andamento del campionato intero. E così fu per noi. Avevamo iniziato malissimo la stagione, in fondo alla classifica fino a fine gennaio, quando poi piano piano siamo risalite. E così fu anche la partita. L’altro ricordo invece è l’emozione e il calore dei tifosi. Lo stadio, i Caduti di Brema, aveva intorno case e condomini. La nostra panchina era proprio sotto la terrazza di una casa i cui proprietari l’avevano resa disponibile per i tifosi per vedere la partita. Quell’ultima partita, mi scaldavo sotto quella terrazza, da una parte seguivo la nostra partita e le ragazze che rimontavano, dall’altra i tifosi sulla terrazza gridavano il risultato del San Marino che perdeva. Un caos di emozioni, indescrivibile ma bellissimo”.