Per la rubrica “A pranzo con l’Ospite” abbiamo avuto il piacere di intervistare in esclusiva  Federica D’Astolfo.
L’ex calciatrice, che ha partecipato in carriera al Mondiale del ’99 oltre agli Europei ’97, apre sulle sue aspettative della vigilia sul gruppo guidato da Milena Bertolini:
“Non mi aspettavo nulla! Le aspettative ti mettono in attesa e spesso si traducono in pretese. Aver fatto sport per tanti anni mi ha insegnato che è meglio non averne, anche perché ti permette di accogliere con serenità quello che viene, senza giudizio. Ci vorrebbe la leggerezza di saper aspettare con fiducia e allo stesso tempo di accettare il fatto che non tutto può andare per il meglio durante un qualsiasi percorso. Se si accoglie questo sì è poi più in grado di cambiare le cose nelle situazioni negative. Se si sta sulla pretesa invece ci si ostina e le cose vanno sempre peggio”.
Sul torneo giocato dalla Nazionale la classe ’66 romana non fa drammi:
“La Nazionale non ha giocato libera nella testa e con quella leggerezza nel cuore, che l’aveva contraddistinta al Mondiale. Ma ci sta, tutto questo fa parte della crescita di ognuno e di qualsiasi collettivo. Quale squadra ha sempre vinto e sempre giocato bene? Nessuna! Prima o poi il momento difficile arriva sempre, questa è la legge dello sport e della vita”.
Sulla prestazione di Sara Gama e compagne l’ex calciatrice, tra le altre di Sassari, Modena, Pisa e Lazio, aggiunge:
“Non capisco tutto il casino intorno e questa ossessiva ricerca del colpevole a tutti i cost.
Nello sport bisogna contemplare la sconfitta, se la si vive così male è perché forse qualcuno ha pensato che avremmo passato il girone in modo facile?  Non esistono cose facili a nessun livello! Forse qualcuno non ha ancora la consapevolezza di senso del vivere lo sport. Cosa non è andato lo analizzeranno con onestà guardandosi dentro tutte le componenti insieme, senza alibi e colpevoli. È sempre un’analisi complessa da fare”.
Sull’eliminazione il tecnico vincitrice di tre panchine d’argento chiosa:
“C’è del dispiacere è ovvio in me come tifosa e sicuramente in loro, bisogna guardare oltre e superarlo. Ho ascoltato in silenzio tanti giudizi superficiali e senza alcun rispetto i quali si commentano da soli.
Lo stile soprattutto da parte degli addetti ai lavori non è un qualcosa che si insegna.
Le loro affermazioni parlano forse dei loro non successi personali”.
Sui tanti i momenti passati in Azzurro l’ex centrocampista ci dice:
“I ricordi sono legati ad aspetti umani. Legami, amicizie, momenti indimenticabili, non solo fatti di emozioni forti, ma di sentimenti. Le prime svaniscono col tempo, mentre i secondi rimangono e ti fanno superare tutto.
Due finali perse nei due Campionati d’Europa disputati rimangono dei grandi risultati sportivi, ma i risultati che ti premiano e ti rimangono per tutta la vita sono altri. Milena Bertolini e tutte le sue giocatrici lo sanno, si possono vivere momenti difficili e fare errori”.
A tal riguardo la D’Astolfo continua:
“Si possono superare partendo da se stessi e continuando ad avere e a coltivare quel Senso di fare Insieme.
Non dimentichiamo che Milena e la sua Nazionale hanno messo in circolo un’energia femminile pazzesca che unisce e non importa se qualcuno le aspettava al varco. La cosa importante è continuare ad alimentarla, perché ormai è inarrestabile”.
Sul passaggio al professionismo invece il mister con trascorsi con Reggiana e Sassuolo sottolinea:
“Finalmente! Erano maturi i tempi culturali per arrivare a questo sacrosanto epilogo. Nulla avviene per caso e ogni cosa necessita di tempi graduali, in particolare le conquiste femminili.
Nello sport e non solo abbiamo sempre avuto grossi ostacoli, poiché la radice patriarcale in cui tutti siamo immerse (donne comprese), che determina il potere agli uomini, è stata ed è ancora per certi aspetti estremamente resistente”.
La chiusura è sulle differenze rispetto a pochi mesi fa:
“Non più soldi, come molti hanno affermato in modo strumentale, ma più diritti e tutele legittime per le giocatrici. Per il resto non cambia niente, bisogna continuare a coltivare la consueta professionalità e mantenere per le società i bilanci sani e in ordine, con un buon equilibrio tra risorse economiche e risorse in termini di idee e progetti. Investire e tanto nella base a livello federale e nei club, aumentare i numeri e la qualità avvalendosi di persone competenti”.