Katia Serra ha appena terminato il suo primo libro “Una vita in fuorigioco” (Fabbri Editori) un contributo che l’ex. Calciatrice, poi sindacalista (per 17 lunghi anni), allenatore, giornalista ed opinionista mette in risalto la sua vita per il calcio.

Noi abbiamo avuto l’onore di intervistare, nel dettaglio, l’autrice e di sapere e conoscere tutti i dettagli di questo suo affascinate viaggio nel mondo del pallone.

“Una vita in fuorigioco”, come ti è venuta questa idea di scrivere, questo libro che in fondo racchiude la storia della vita (sia da calciatrice che da commentatrice del gioco del pallone)? E sinceramente l’avresti scritto comunque se quel fatidico 11 luglio 2021 non venivi proiettata nel mondo mediatico maschile?
Già nel 2018 avevo iniziato a scriverlo. Anche perché commento il calcio maschile dal 2011 e avevo già lavorato ad eventi molto importanti. Ci tenevo che uscisse prima del mondiale di Francia 2019 per valorizzare anche il calcio femminile, ma non ci furono le giuste condizioni, mi affidai a persone non così convinte e rispettose. Dopo Wembley invece è stata la stessa casa editrice a chiedermi di scriverlo, ho capito che ci tenevamo tanto, così ho accettato la proposta. Naturalmente sono passati altri quattro anni dall’idea iniziale per cui ho cambiato totalmente il progetto. L’idea è stata quella di alternare il racconto
della finale alla mia vita spesa per il pallone, alternandoli ad ogni capitolo, simulando una sorta di telecronaca”.

Katia tu scrivi nel tuo libro che “l’unico vero rischio nella vita è non voler correre alcun rischio”, ciò ci fa capire che hai sempre rischiato? Ti sei sempre messa in gioco per ottenere ciò che volevi?
“Assolutamente si. Quella frase l’ho in testa sin da ragazza. Ho avuto la fortuna che sono sempre stata cercata. Ogni volta ho agito d’istinto senza farmi domande, ma accettando le varie possibilità che, essendo legate al mondo del calcio, erano la mia zona di confort a prescindere dai rischi e dai risultati”.

Nel tuo saggio hai raccontato molte verità, e ci è piaciuto molto leggere queste riflessioni, credi che il Calcio Femminile in Italia sia già arrivato, oppure occorre ancora uno sforzo in più da parte della Federazione per la sua promozione a livello scolastico per incrementare ancora di più il suo sviluppo? Ed a livello mediatico che ne pensi?
“Non so se in futuro ci sarà ancora il boom di notorietà che è seguito dopo il mondiale di Francia. Lì si sono concatenate una serie di circostanze favorevoli. Ma la dimensione di oggi è solo all’inizio. Si deve e si può fare molto di più sotto tutti i punti di vista, da parte di tutti. Ieri, come oggi, il calcio femminile non è mai una priorità, se non si ha questa consapevolezza non si è allineati con la realtà. Invece lo dovrebbe diventare, soprattutto ai vertici. E pure da noi a volte noto troppo interesse a coltivare il proprio orticello,
anziché generare sistema”.

Hai giustamente evidenziato le differenze tra il calcio nostrano e quello estero, credi che sognare di essere ai livelli Inglesi (per il Movimento) sia possibile un giorno? Il vedere gli stadi italiani, quelli attualmente in uso solo ai maschi (per una logica di pubblico inferiore) sia possibile sognare di poterli vedere completamente pieni come a Wembley?
“Per una grande evento, come una finale Mondiale, Europea o di Champions si può riempire un mega stadio. La finale di Champions di Torino l’ha già confermato. Il punto è riuscire ad affezionare un numero sempre maggiore di pubblico ogni week end. Qui siamo indietro, non solo perché c’è un oggettivo problema strutturale, ma credo anche perché mediaticamente si fa troppo poco. Le partite andrebbero promosse quotidianamente (tv, radio, giornali, ecc..). E sul territorio servirebbero iniziative costanti in alleanza con
comuni, associazioni culturali, associazioni impegnate con le donne, scuole e altro per allargare l’interesse. Nei vari seminari o talk dico sempre che lavorare nel calcio femminile è una missione, non una semplice professione. Serve intraprendenza al di là delle responsabilità che si ricoprono, e tante ore di lavoro, ben più di quelle che ci pagano!”.

Scrivi che “un piccolo sentiero è stato tracciato per noi donne, in questa selva di uomini”, adesso cosa consiglieresti ad una ragazza (come hai fatto te quando ancora non vi era tutto questo) che vorrebbe tuffarsi in questo mondo?
“Di non permettere a nessuno di spegnere la sua passione, di non abbattersi per i muri che trova, di essere ribelle con intelligenza, di portare sempre rispetto a tutti. Di studiare e mettere la professionalità al centro del suo impegno quotidiano. Se si vuole sognare in grande, enormi devono essere gli sforzi. Qualcuno penserà che è ingiusto, e sono d’accordo, ma non mi sembrano maturi i tempi per ragionare in modo diverso”.

Infine, sei stata Calciatrice, Insegnante a Coverciano, hai raggiunto l’apice come commentatrice tecnica in RAI e Sky entrando, di fatto, nella storia del Calcio Italiano, dopo una vita “in attacco” non di certo in fuori gioco, come scrittrice: adesso che cosa sogna la Katia per il suo futuro?
Ho sempre pensato e sperato, metaforicamente, di essere come un gatto e avere sette vite. Non so a quale sono arrivata ma di sicuro non sono in fondo!”.

Quale altro rischio si prenderà per stupirci ancora? Hai mai pensato di allenare la Nazionale Italiana?
“La domanda mi fa sorridere! Riflessione gratificante. Me lo sento chiedere molto spesso. Se non fosse iniziato il percorso in TV sicuramente oggi allenerei, ovviamente non posso sapere con quali risultati. Commentare il calcio mi diverte perché mi fa respirare ancora l’odore dell’erba del campo di gioco e, come dicevo in precedenza, non mi sono mai posta limiti. Ma ovviamente serve maturare esperienza per arrivare ai vertici di qualsiasi ruolo”.

Ringrazio Katia Serra, per la sua estrema disponibilità e professionalità, a nome di tutta la testata giornalistica di Calcio Femminile Italiano augurandoci di riaverla ancora con noi per sviluppare, insieme, altri temi legati al Movimento Femminile Italiano.

Paolo Comba
Paolo Comba, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti di Torino, dopo il conseguimento del Tesserino ha collaborato per varie testate giornalistiche seguendo il Giro d’Italia (per cinque edizioni), i Campionati del Mondo di SKI a Cortina, gli ATP FINALS di Tennis a Torino, i Campionati Italiani di Nuoto ed ha intrapreso, con passione e professionalità, dal 2019 a Collaborare con Calcio Femminile Italiano. Grazie a questa Testata ho potuto credere ancora di più a questo Movimento, sia nelle gare di Serie A che in Nazionale maggiore, ed a partecipare di persona all’ Argarve Cup ed ai Campionati Europei in Inghilterra. Ad oggi ricoprendo una carica di molta responsabilità, svolgo con onore questa mia posizione, portando ancora di più la consapevolezza di poter dare molto per lo sviluppo e la vibilità del Calcio Femminile in Italia e all’estero poiché lo merita per la sua continua crescita.

1 commento

  1. Ciao a tutti, ho avuto la fortuna tempo fa di conoscere Katia Serra di persona ed ho davvero coronato un sogno, persona fantastica e meravigliosa sotto tutti i punti di vista. Il suo libro l’ho ordinato subito ed appena arrivatomi l’ho letto tutto di un fiato apprezzandolo molto ovviamente. Ero anche alla presentazione nella mia Bologna e c’era manco a dirlo tantissima gente, la parte che ho apprezzato di più è quella legata alle sue lunghe battaglie sindacali dove sono state ottenute tantissime cose utili al movimento, con la diretta interessata mi sento spesso sui social ed abbiamo una buona amicizia che anche lei so che apprezza reciprocamente nel rispetto della persona ed a me va benissimo così. Vi ringrazio dello spazio che mi avete concesso e vi saluto caramente augurondovi tante buone cose per il movimento tutto, in ultimo tifo per la Sampdoria!!!❤️❤️❤️

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