Per la rubrica “A pranzo con l’Ospite” abbiamo avuto il piacere di intervistare in esclusiva Maria Caciotto, che ha legato come tante ragazze il suo nome a quello del calcio femminile munita di fischietto e cartellini. “La passione -ci spiega Maria- nasce innanzitutto da papà che mi ha trasmesso questo amore. Insieme guardavamo insieme tanti sport, oltre al calcio. Lui è un grande tifoso dell’Inter e lo stadio è sempre stato il nostro posto. Ci andiamo spesso insieme, è diventato il nostro momento speciale”.
Dopo svariati anni di ginnastica artistica, lasciata per problemi alla schiena, arrivarono i primi veri approcci con il calcio: “La voglia di sport non è mai svanita, con mia sorella e mia madre fondammo una squadra femminile amatoriale di calcio a 5. Mia madre era presidente, io pivot e mia sorella portiere. Ci divertimmo molto e vincemmo due campionati consecutivi. Eppure, sentivo che non fosse il mio ruolo. Volevo vivere il calcio in un altro modo, e quasi in contemporanea iniziai il corso arbitri. Da lì è cominciata la mia vera avventura”.
Un amore, quello con il pallone, nata quindi sin da piccola: “Avrei voluto tantissimo diventare una calciatrice, è sempre stato il mio sogno ed il legame con mio papà lo ha reso ancora più forte. Era sempre presente ed era il mio tifoso numero uno. Lo è stato anche quando arbitravo, anche se lì si limitava a una presenza l’anno, potete immaginare il motivo! Ho provato a viverlo in maniera amatoriale, con mia sorella e mia madre, ed è stato bellissimo. Ma la verità è che avrei voluto farlo seriamente. Ho trovato, poi, nell’arbitraggio un modo altrettanto intenso per vivere questo sport”.
Maria, seguitissima sui social e salita alla ribalta negli anni passati durante la sua esperienza in campo da arbitro, poi sulla prima direzione di gara ricorda: “Non avevo ancora compiuto 18 anni, ero timida, inesperta, con un miscuglio di ansie ed emozioni fortissime. In campo però, passo dopo passo, impari a trasformare quella pressione in concentrazione. In particolare quella partita per me fu speciale: è stata una delle pochissime volte in cui mia madre è venuta a vedermi arbitrare. Un ricordo che conservo con affetto”.
Originaria di Marsciano per svariate stagioni è stata in forza alla sezione arbitrale di Perugia. Maria sui trascorsi in campo poi sottolinea: “Qualche difficoltà l’ho incontrata, sarebbe ipocrita negarlo. Il mondo arbitrale, come parte dello sport, per molti anni è stato considerato principalmente maschile. La mia esperienza mi ha insegnato che i pregiudizi si superano con la competenza, l’impegno e la passione. Alla fine, se sei preparata e dimostri di saper stare in campo, il rispetto arriva. Certo, può richiedere più fatica a una donna, ma allo stesso tempo questo ti forma e ti rende forte”.
L’ex direttore di gara, che ha lasciato il mondo dell’arbitraggio qualche mese fa per motivi di salute, alle giovani invece consiglia di iniziare la carriera sotto l’ala protettrice dell’Associazione Italiana Arbitri: “La consiglio a chiunque. Il campo è un’esperienza che ti cambia e ti fa crescere, è una scuola di vita. Ti mette alla prova, ti insegna a gestire la pressione, a comunicare con gli altri, a prendere decisioni in pochi secondi e a difenderle.
Allo stesso tempo ci vuole anche fortuna, bisogna incontrare gli ambienti e le persone giuste, non sempre è facile. Quando succede, però, è un percorso che ti arricchisce come pochi altri”.
Seguita su social, con oltre 100 mila followers su Instagram e quasi 40 mila su Tiktok, Maria sui trascorsi da arbitro in particolare ricorda: “Indimenticabile rimarrà la gara femminile tra Italia e Belgio, giocata al Centro di Preparazione Olimpica di Tirrenia, perché mi ha regalato una sorella come Diletta, collega arbitro e oggi una delle mie migliori amiche. Lei in quell’occasione era arbitro, io quarto ufficiale, cinque giorni prima mi ero slogata una caviglia, ma non volevo rinunciare all’esperienza. Sono arrivata con la caviglia gonfia, che non mi entravano nemmeno le scarpe da calcio. Ho implorato Diletta di non farsi male, altrimenti sarei dovuta entrare io. Sarebbe stato un bel problema! Un mix di professionalità, incoscienza e amicizia che non dimenticherò mai”.
Sul futuro, invece, le idee sono ben chiara: “Il calcio è la mia vita e continuerà sempre ad accompagnarmi. Ora sono host in uno show di Bazr X Lega Serie A, dove commentiamo tutte le giornate di campionato. Porto avanti anche la mia esperienza da ex arbitro, offrendo le mie opinioni sugli episodi arbitrali. In parallelo ho deciso di concentrarmi molto sul calcio femminile , sono presidente di una squadra nata quest’anno a Milano, FC Eva Milano”.
Maria chiude spiegando questa scelta: “Il nome non è casuale. Eva richiama la prima donna, il serpente è il simbolo di Milano e il nostro acronimo è Empowerment, Vibes, Ambition, i tre valori che ci guidano. Partecipiamo al campionato di Promozione lombarda e il nostro obiettivo non è vincere ma far crescere la passione per il calcio femminile attraverso i social e il racconto della squadra. Nel progetto ho coinvolto giocatrici che hanno un forte legame con i social, come Sofia Balzani, Chiara D’Ambrosio e Giada Sabellico, che addirittura si è trasferita da Roma a Milano per prendere parte a questa avventura.
Il futuro per me è questo, continuare a unire sport, calcio e comunicazione, dando valore a un movimento che merita sempre più attenzione”.






