Photo Credit: Getty Sport

Elisa Longo Borghini (Verbania, Piemonte, 1991) è una delle cicliste italiane più vincenti di sempre. Due Giri d’Italia, una Parigi-Roubaix, due Giri delle Fiandre, tredici titoli nazionali e due medaglie olimpiche: il suo palmarès parla di traguardi, ma anche di costanza, visione e carattere.

Nata in una famiglia dove la madre, Guidina Dal Sasso, era sciatrice di fondo e il padre, Ferdinando Longo Borghini, allenatore di sci nordico, Elisa ha respirato la disciplina sportiva fin dalla culla. In questa intervista per Caffè da Fuoriclasse, si racconta con lucidità e passione. Parla di ciò che la muove, di ciò che la ispira, e di ciò che ancora sogna. Lo fa con la voce di chi ha imparato a pedalare anche dentro le proprie scelte, e con lo sguardo di chi sa che il futuro non si misura solo in chilometri.

Elisa, lei è cresciuta in una famiglia immersa nello sport. Che significato ha avuto nella sua infanzia?

Per me lo sport è stato sempre di casa, una vera e propria questione di famiglia, nonché una normalità. Vedevo mia mamma uscire a fare allenamento al mattino esattamente come la mamma della mia compagna di banco usciva per andare a lavorare. La passione del ciclismo, invece, arriva da mio fratello Paolo, che ha praticato questo sport sin da bambino e ha fatto undici anni da professionista.

Tra una passione e una carriera c’è un salto enorme. C’è stato un momento in cui ha capito che il ciclismo sarebbe diventata la sua professione?

Sì, nel 2012 ho chiesto ai miei genitori di potermi dedicare completamente a questo sport per almeno tre anni, per vedere fino a dove sarei arrivata. Prima cercavo di conciliare sport e studio, ma essendo una perfezionista andavo abbastanza bene in entrambi gli ambiti. Io volevo l’eccellenza e ho provato a cercarla nello sport, dandomi un tempo limite per capire se la passione potesse diventare un lavoro vero e proprio.

Nel 2024 ha conquistato il Giro d’Italia, aggiungendo un altro tassello a una carriera già straordinaria. Dopo medaglie olimpiche e classiche monumento, cosa la spinge ancora a mettersi in gioco?

Innanzitutto, la mia passione smisurata per questo sport. Io amo il ciclismo e pratico questo sport per amore. Se dovessi pensare a un obiettivo non ancora raggiunto, penserei al Mondiale, che non ho mai avuto l’onore di vincere.

Il ciclismo femminile è cresciuto molto, ma resta spesso in ombra rispetto a quello maschile. Secondo lei, il confronto costante con gli uomini ha aiutato o frenato? E quanto contano i media per dare visibilità alle atlete?

Negli ultimi anni il ciclismo femminile è cresciuto in maniera esponenziale. Molte corse maschili hanno aggiunto una loro declinazione al femminile, dando così maggior visibilità a noi donne. Gli investimenti dei team maschili in quelli femminili hanno aiutato alla professionalizzazione del nostro sport. I media chiaramente aiutano, sempre, in ogni ambito. Lo streaming e le dirette TV delle nostre corse aiutano molto a far conoscere il movimento. Stiamo andando nella direzione giusta.

Ha sempre mostrato grande senso di responsabilità. Si sente, in qualche modo, custode di un’eredità sportiva da trasmettere?

Non sono più parte delle Fiamme Oro dal 2023, ma posso dire che il senso di responsabilità nei confronti delle giovani generazioni lo porto sempre con me. Insieme alla mia squadra, UAE Team ADQ, cerchiamo di ispirare durante ogni nostra corsa sempre più ragazze ad avvicinarsi a questo sport.

Come immagina il suo futuro? C’è qualcosa che sogna di vivere con la stessa passione che ha sempre dedicato al ciclismo?

Personalmente sarei una persona molto felice se avessi un orto, un cavallo e una famiglia.

Non c’è bisogno di una medaglia per sentirsi in cima al mondo. Basta sapere dove si vuole andare. E pedalare. La redazione di Calcio Femminile Italiano ringrazia Elisa Longo Borghini per la disponibilità e le augura un sincero in bocca al lupo per i suoi prossimi obiettivi.

Vi piacerebbe scoprire il percorso di un’altra fuoriclasse? Scrivetemi, il prossimo Caffè potrebbe partire proprio da lì.

Roberta Faramondi
Studentessa di Comunicazione, Culture e Tecnologie Digitali all’Università La Sapienza, con un forte interesse per il calcio, in particolare quello femminile, e per il mondo della comunicazione sportiva. Questo interesse si unisce al desiderio di contribuire attivamente alla diffusione e al cambiamento di questo sport, seppur da una posizione esterna al campo da gioco.

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