Sofia Cantore guarda al futuro con chiarezza e senza filtri. Nell’intervista concessa al Corriere dello Sport, l’attaccante della Nazionale italiana racconta l’anno che verrà come un percorso fatto di ambizione sportiva, crescita personale e passioni che vanno oltre il calcio.
La calciatrice ritorna con il pensiero alla finale persa con il Washington Spirit: «Già, purtroppo abbiamo perso la finale 1‑0 contro il Gotham, potevamo e dovevamo fare di più. Il dispiacere è stato grande, ma siamo una squadra abbastanza giovane e sicuramente l’anno prossimo lavoreremo ancora di più per riprenderci la finale».
Quando le viene chiesto cosa si aspetta dall’anno che verrà, la risposta è immediata e positiva: «Sono già pronta e carica per lavorare ancora più forte, ho tante cose su cui posso migliorare e non vedo l’ora di ricominciare. Spero di fare una bella stagione col Washington a livello di squadra e individuale. E soprattutto spero nella qualificazione al Mondiale 2027 con la Nazionale, questi sono i due grandi obiettivi».
Cantore riflette anche sulla sua recente candidatura al Pallone d’Oro: «Che bella sorpresa essere in mezzo a tutti quei nomi… Non un traguardo ma un punto da cui partire, sono nel pieno della mia carriera».
E sulle candidature condivise con altre azzurre aggiunge: «Stiamo facendo un buon lavoro collettivo, se si migliora il merito è di tutti. Un premio alla crescita sia dei club sia della Nazionale».
La giocatrice non nega nemmeno una valutazione personale, frutto di anni di lavoro duro e momenti difficili: «Certo! Ho lavorato tanto, ho superato anni difficili; ho capito che il calcio è fatto di momenti, un giorno non vali niente, un altro segni due gol e ti giudicano la più forte; ho imparato la spensieratezza, facendo un percorso personale, e non permetterò più alla testa di deprimermi se va male né di esaltarmi se va bene. Tutto questo me lo riconosco».
Quanto alla vita negli Stati Uniti, Cantore parla con realismo: «Mi trovo bene, è una cultura lontana dalla nostra, sono curiosa di come ragionano e pensano qui. Mi manca però la bellezza: l’Italia è un’altra cosa. E poi mancano gli amici, però sto costruendo buoni rapporti, e la famiglia, anche se mio fratello è in America e i miei genitori sono già venuti a trovarci».
E sulle amicizie dentro e fuori dal calcio: «Se le amiche sono solo quelle del calcio? Le grandi amiche inevitabilmente sì. Però al mio paese ho un gruppo di amici, una ventina, fuori dal pallone, la mia boccata d’aria, che quando torno a casa trovo sempre».
In un passaggio più leggero, Cantore parla di un aspetto quotidiano e divertente: il rapporto col cibo americano: «Cerco di comprare solo roba italiana, anche se adesso per via dei dazi costa tanto. Mi piace però mangiare americano, e ogni tanto mi concedo uno sgarro». E anche della sua passione culinaria: «Sì, ho già fatto preparato per loro la carbonara, la pasta con pomodoro e stracciatella e la gricia, e hanno molto apprezzato. Amo cucinare per gli altri, mentre se devo farlo per me sono un po’ pigra».
Cantore racconta anche come sia iniziato il suo rapporto con il calcio, partito da ragazzina: «Coi maschi, come tante, e poi a 14 anni al Fiammamonza. Quando è nata la Juventus, Guarino chiamò me e Glionna… Ho avuto una strada facile rispetto a tante colleghe». E ricorda anche gli anni difficili passati tra infortuni e rientri, con quella pressione che l’ha spinta a migliorarsi: «Durante il Covid mi allenavo da sola, correvo sul tapis roulant ripetendomi “devo tornare alla Juve”. (…) Poi tutto è cambiato».
Un altro passaggio significativo riguarda il qui e ora: «È la prima volta che riesco a vivere il qui e ora… Sto cercando l’equilibrio giusto». Sulla generazione attuale e lo sguardo ai social spiega: «Le emozioni non passano attraverso il telefono… I social sono pericolosi, non raccontano la realtà».
Cantore affronta anche temi culturali e di prospettiva per il calcio femminile italiano: «Per far crescere il calcio femminile servono persone disposte a investire sapendo che all’inizio avranno perdite. Siamo indietro culturalmente… non siamo pronti ad accettare il calcio femminile come normalità».
Svelando un lato personale curioso e inedito, rivela anche le sue letture preferite: «Mi piacciono cose impegnative… e vorrei affrontare Schopenhauer. Altrimenti sono una da gialli, leggo tanto Carrisi». E confida un sogno fuori dal campo: «…grazie al calcio ho potuto acquistare una console, ho uno spazio per creare, posso fare musica e sognare ancora, per esempio di suonare in un locale».
Infine, augura al mondo un messaggio di speranza per il nuovo anno:
«A tutti auguro un 2026 migliore del 2025… La mia speranza è che le persone imparino dal passato per non ripetere gli stessi errori… basta poco per un anno migliore».






