«Abbiamo lavorato tantissimo per questa finale di Champions e speriamo nel grande pubblico allo stadio. Soprattutto speriamo vengano le persone scettiche, così si renderanno conto di quanto il calcio femminile è progredito». Patrizia Panico, ambasciatrice femminile della finale, colonna della Nazionale con più di 100 reti all’attivo in oltre 200 gare, 10 scudetti e 600 gol in campionato, non si iscrive alla categoria dei dubbiosi e crede che la partita di domani al Mapei Stadium tra Wolfsburg e Lione (fischio d’inizio alle 19) sia solo il punto di partenza per il lancio di questo sport nel nostro Paese.

Gli organizzatori puntano a portare 17 mila persone allo stadio grazie alla capillare opera di promozione svolta in questi mesi. Ieri il sindaco Luca Vecchi e una delegazione della Reggiana calcio hanno anche fatto visita ai bambini ricoverati in pediatria al Santa Maria e hanno mostrato loro la coppa che sarà assegnata domani (ai bimbi sono anche stati regalati dei gadget dei granata).

«Passi avanti ne sono stati fatti rispetto al passato – dice l’attaccante della Fiorentina Panico -. La Uefa sta puntando tantissimo sul calcio ed anche in Italia si comincia a vedere qualcosa, a partire da questa finale che per la prima volta si fa qui da noi. Quando ho iniziato io giocare a calcio sembrava come praticare uno sport per alieni: non c’erano squadre, non c’erano strutture. Per andare a giocare dovevi fare centinaia di chilometri. Adesso le bambine posso giocare con i maschietti nelle scuole calcio e le società professionistiche hanno tutte una squadra femminile». 

Ieri sono arrivate a Reggio le tedesche del Wolfsburg mentre le francesi del Lione sono attese oggi. Nel pomeriggio le due formazioni prenderanno confidenza con il terreno di gioco del Mapei Stadium.

«Sono due squadre abituate a queste competizioni e ad avere molti spettatori – spiega la Panico -. Le tedesche fanno un gioco tipico del Nord Europa: molto fisico, lanci lunghi, amano l’uno contro uno e spingere sugli esterni. Le francesi invece puntano sul fraseggio, passaggi brevi, velocità, un po’ come in Spagna. Credo sarà una bella partita: la sfida tra due modi diversi di interpretare il calcio». 

L’Italia non ha mai vinto la finale. Il migliore risultato venne ottenuto dal Bardolino Verona nella stagione 2007/2008: le venete arrivarono in semifinale anche grazie alla Panico, capocannoniere del torneo. Quest’anno il Brescia di Milena Bertolini si è arreso ai quarti proprio al Wolfsburg.

Uno dei problemi principali dello sport femminile in Italia è che è quasi sempre dilettantistico e dunque le giocatrici non guadagnano e fanno fatica a farne una professione. «In Italia è difficile vivere di solo calcio e quando una giocatrice finisce la carriera si fa fatica a restare in questo mondo in un’altra veste, ad esempio come direttore sportivo o addetto stampa».

La partita di domani sarà anticipata da alcuni eventi che allieteranno gli spettatori, tra cui il più atteso, il passaggio delle Frecce Tricolore. All’esterno ci sarà invece il villaggio dedicato al calcio giovanile femminile. Lo spettacolo, dentro e fuori il campo, non mancherà di certo.