“Abbiamo difeso molto bene, cosa che secondo me è difficile da fare contro il Barça”, ha dichiarato alla UEFA la terzina del Chelsea, Lucy Bronze, al fischio finale. “Penso che ogni squadra abbia dei punti deboli oltre ai punti di forza. Sapevamo che dovevamo tenere il pallone per un po’ e colpire in contropiede. Lo abbiamo fatto abbastanza bene nel primo tempo e questo ci ha permesso di creare due buone occasioni anche nel secondo”. L’osservatrice tecnica UEFA, Nora Häuptle, ha spiegato nella sua analisi: “Il Chelsea si è schierato con un 3-4-1-2, con la chiara intenzione di rimanere compatto e stretto soprattutto a centrocampo. Ha agito con un pressing chiaramente a zona, evitando di pressare il portiere, dedicandosi maggiormente a una copertura nella zona centrale del campo. Le giocatrici si sono concentrate sul mantenimento della “compattezza interna”, rifiutando di farsi trascinare dalla marcatura a uomo nelle rotazioni del Barcelona e raddoppiando costantemente le avversarie che si muovevano tra le linee”.
“Questo approccio è evidente, ad esempio, nelle rotazioni del Barcelona con Clàudia Pina che sale più in alto e Alexia Putellas che scende verso la zona delle terzine. La giocatrice più vicina del Chelsea ha risposto a zona, sia che si trattasse di una centrocampista difensiva che si spostava lateralmente o di un difensore centrale laterale che avanzava, in modo che il Barcelona non potesse accedere liberamente negli spazi centrali. Rispecchiando lo schieramento tattico del Barcelona, il Chelsea si è anche posizionato in modo da poter effettuare rapidi passaggi verticali quando riconquistava la palla”.
Il piano difensivo del Chelsea
- Pressing centrale prevalentemente a zona
- Costringere il Barça sulle corsie esterne per contenerli
- Chiudere gli spazi con difensori centrali laterali che avanzano
- Superiorità numerica per avere la meglio sui cross
- Transizioni rapide con passaggi a scavalcare i terzini
Il Chelsea ha limitato la capacità del Barcelona di creare superiorità numerica per vie centrali. “Innanzitutto dal punto di vista numerico”, ha spiegato Häuptle. “Ha efficacemente giocato a specchio con il centrocampo del Barcelona, creando continui duelli 1 contro 1 o 3 contro 3 che hanno estromesso la giocatrice libera su cui il Barcelona fa spesso affidamento tra le linee. Dietro di loro, i cinque difensori del Chelsea si sono dedicate alla copertura sull’attaccante e sulle due ali del Barcelona, permettendo al Chelsea di avere due difensori liberi. Queste giocatrici libere da marcatura dovevano rimanere vigili e pronte ad avanzare ogni volta che una centrocampista lasciava la sua zona per dare maggiore spessore alla fase offensiva.
“È qui che il tempismo e il saper giocare d’anticipo diventano fondamentali. Quando una giocatrice come Lucy Bronze ha capito che qualcuno era scivolato nello spazio centrale, è uscita con decisione per chiudere il varco. Quel movimento verso l’alto delle difensori laterali, coordinato grazie a una comunicazione costante, ha permesso al Chelsea di lanciarsi in avanti nei momenti giusti, impedendo al Barcelona di creare la superiorità numerica centrale che solitamente sfrutta”.
Difesa individuale
- Mentalità difensiva: grinta!
- Disponibilità al sacrificio (corsa)
- Dalla zona al pressing a uomo
- Durante l’aggancio con l’avversaria: prepararsi al contatto fisico (stare alla distanza di un braccio)
- Agilità nel tornare in posizione quando la palla esce dalla propria zona
Difesa di squadra
- Comunicazione: timing perfetto nel ‘passare’ un’avversaria alla marcatura di un’altra compagna
- Compattezza del blocco centrale
- Principio della via più breve
- Transizioni rapide verticali dopo il recupero della palla
“Durante tutta la partita, le caratteristiche difensive del Chelsea sono state definite soprattutto dalla mentalità. Le giocatrici hanno dimostrato un atteggiamento collettivo basato sulla determinazione, sul lavoro costante per la squadra e sulla volontà di coprire ripetutamente distanze ad alta intensità e senza compromessi. La comunicazione è stata eccellente, garantendo che anche all’interno di una struttura a zona non perdessero mai la coesione”.
Häuptle sottolinea che, al di là della struttura della squadra, ciò che conta è vincere i duelli. La difesa a zona a volte può comportare il rischio di una mancanza di “presa”, ma il Chelsea ha dimostrato enorme grinta e aggressività per ingaggiare e vincere i duelli individuali. In definitiva, l’attributo determinante della prestazione difensiva del Chelsea è stato questo atteggiamento collettivo, che ha sostenuto ogni azione e ha dato alla sua struttura un vero vantaggio competitivo”.
Joe Montemurro sulla preparazione dei big match
Preparare una squadra per partite di alto livello, sia nelle competizioni nazionali che nelle fasi a eliminazione diretta europee, richiede un equilibrio tra metodologia, chiarezza e intuito psicologico. Come spiega Joe Montemurro: “La prima sfida è comprendere il tempo a disposizione tra una partita e l’altra, perché questo determina quanto tempo c’è per prepararsi. Da lì, il compito diventa quello di filtrare le informazioni e le analisi in tre o quattro punti chiave che presentino soluzioni chiare contro l’avversario”.
“Il fattore determinante è la solidità della metodologia e del modello di gioco della squadra. Questi elementi – la filosofia e il modello – sono vere e proprie ‘assicurazioni'”. In questo modo forniscono alle giocatrici un quadro coerente su come la squadra affronta la partita. “È importante prevedere alcuni scenari, come ritrovarsi in inferiorità numerica all’inizio della partita, e avere soluzioni per gestire questi momenti”. “In genere la pressione è maggiore quando si verifica un imprevisto, ma nel calcio si possono in qualche modo prevedere”.
L’approccio psicologico segue la stessa logica. “In genere la pressione è maggiore quando si verifica un imprevisto, ma nel calcio si possono in qualche modo prevedere. In questi casi è importante che le giocatrici possano contare l’una sull’altra e che ci sia fiducia nel poter rimediare a un eventuale errore. Simulare episodi sfavorevoli in allenamento, ad esempio rimanendo in 11 contro 10, è il modo per far sì che le giocatrici si sentano sicure”.
Un’altra sfida si presenta nella gestione dell’intera squadra, non solo delle titolari. “La difficoltà più grande è gestire le giocatrici che non partono titolari”, spiega. Tutte devono comunque capire il proprio ruolo prima e durante la partita ed essere pronte a qualsiasi decisione dell’allenatore. Le giocatrici più performanti, osserva, “sono pronte a supportare la squadra in qualsiasi circostanza: titolari o meno, sono sempre a disposizione”.






