La UEFA durante gli Europei del 2022, in Inghilterra, aveva lanciato il programma di monitoraggio online contro attacchi, abusi e molestie contro le calciatrici. Il programma è continuato e durante Women’s EURO 2025, torneo prima del quale la UEFA ha fornito a squadre e singoli atlete manuali su come proteggere i propri account da contenuti indesiderati e offensivi, ha monitorato ben 443 persone, tra cui giocatrici, allenatori ed arbitri. Grazie al programma i contenuti offensivi sono stati registrati e quelli più aggressivi segnalati direttamente alle piattaforme di social media per i necessari provvedimenti. Dopo ogni partita, inoltre, le federazioni nazionali hanno ricevuto del materiale relativo a eventuali contenuti offensivi rivolti alla propria squadra, alle proprie giocatrice o tecnici. Circa un terzo dei post offensivi segnalati durante la competizione continentale è stato rimosso o sanzionato dalle varie piattaforme.
In sostanza durante il monitoraggio degli Europei sono stati identificati complessivamente 1.901 post offensivi, di cui 359 idonei a essere segnalati direttamente alle piattaforme dei social media per ulteriori azioni. Come detto il 66,6% di questi post è stato oggetto di provvedimenti da parte delle piattaforme e le squadre più colpite sono state Inghilterra, Spagna e Germania. Il 67,3% dei post segnalati, invece, era rivolto a singole giocatrici mentre il 25,6% agli account delle varie nazionali, il 5,3% a tecnici ed infine l’1,8% agli arbitri. Il monitoraggio offerto da Meta, TikTok ed X ha evidenziato anche le tipologie di abusi ed offese ricevute. Circa l’81,9% dei post segnalati è stato di tipo generico senza un indirizzo vero e proprio. Il 13%, invece, conteneva abusi sessisti, il 3,9% razzisti e l’1,2% omofobi. Durante la finalissima tra Inghilterra e Spagna sono stati rilevati 468 post segnalati: 365 provenivano da account individuali di cui 145, il 31%, sono stati ritenuti idonei per essere segnalati alle piattaforme dei social media.
La nazionale più colpita è stata la Spagna, il 79,1% dei post era rivolto ad atlete, il 9,8% agli account delle squadre, il 7,5% alle coach ed il 3,6% agli arbitri. Confrontando i numeri con quelli degli Europei femminili del 2022 le differenze rilevate sono l’aumento del 7,3% di post offensivi. Sono diminuiti, invece, gli attacchi rivolti a un determinato gruppo o comunità (razzismo, sessismo, omofobia, xenofobia, discriminazione nei confronti delle persone, transfobia, ecc.) e minacce alla vita e alla sicurezza delle persone. In aumento, invece, i post che comprendono un linguaggio offensivo, duro, odioso o forte nei confronti di individui, squadre e organi di governo e quelli che comprendono un linguaggio descrittivo irrispettoso, maleducato e maleducato nei confronti di individui, organi di governo o dello sport. Women’s EURO 2025 è stata la chiusura di un ciclo triennale di monitoraggio che ha coperto 16 competizioni UEFA, e 261 partite, nei quali sono arrivati 19.535 post identificati dei quali 3.863 sono stati segnalati.
A riguardo Michele Uva, direttore esecutivo della sostenibilità sociale e ambientale della UEFA, ha dichiarato in una nota ufficiale: “Sebbene l’azione in campo sia il cuore di qualsiasi torneo calcistico, anche lo spazio digitale che la circonda è importante”.
Uva ha poi aggiunto: “Gli abusi rivolti a giocatori, allenatori o arbitri non hanno spazio nel gioco, e stiamo lavorando a stretto contatto con le piattaforme dei social media per rendere le misure di sicurezza esistenti più forti, più rapide e più efficaci.”







Peccato che tutta questa statistica serve culturalmente a niente; tantomeno i gatekeeper in questione vogliano far qualcosa. Sono anni che la commissione europea cerca di mettere alle proprie responsabilità gatekeeper enormi come Meta o X, ma puntualmente questi calciano la lattina più in là. Inoltre, come è ovvio che sia, se non si fa un lavoro socio-culturale al riguardo, di concerto, pragmatico e continuato, non si ottiene nulla. Che i dis-social network “sanzionino” qualcuno ci si fa ben poco oggi, tanto meno domani.