
Per Anna il suo percorso arbitrale che attenzionerà alla Commissione esaminatrice “è un vero e proprio laboratorio di vita che sta continuando a forgiare il mio carattere. Le capacità acquisite nella gestione dello stress, nella presa di decisioni rapide, l’imparzialità e leadership costituiscono un valore aggiunto inestimabile per il mio futuro, sia nello sport che nella vita privata. L’arbitraggio mi ha spinto a fare cose che non avrei mai fatto, come trovare il coraggio di relazionare al dibattitto nella giornata contro la violenza sulle donne. In altri tempi sarei rimasta in silenzio, accettando qualsiasi cosa mi fosse detta. Ho trovato inoltre una seconda famiglia, degli amici con cui condivido un pezzetto di cuore. Per questo invito tutte le mie coetanee e coetanei almeno a provare questo percorso straordinario. Magari non sarà la vostra strada e lascerete dopo due partite; magari vi succederà ciò che è successo a me e vi innamorerete di questo mondo e di questo magnifico sport”, ha concluso Anna.
Il suo ‘Capolavoro’ è così commentato dal suo Presidente di Sezione, Antonio Ruffo: “I linguaggi, l’educazione e la comunicazione nello sport si accompagnano alla partecipazione, alla divulgazione, alla socializzazione, alla cultura, al cambiamento. L’elaborato di Anna sulla figura dell’arbitro, di lei stessa, di tutto ciò che le ha insegnato questo ruolo mi rende orgoglioso e mi dà la certezza che il servizio che facciamo per questa nuova generazione serve per l’associazione…per la loro vita e per tutto lo sport. La Sezione fa un plauso a questa promettente ragazza arbitro per questa dimostrazione culturale e per i valori educativi che ha appreso da questa attività”.






