Dopo il disappunto manifestato dalle calciatrici e dallo staff tecnico della prima squadra del Cittadella Women, società che stava disputando con ottimi risultati il torneo d’Eccellenza veneto, è arrivato anche lo sfogo delle ragazze del settore giovanile. Il club non tornerà, infatti, in campo a quanto pare nel 2026 in nessuna categoria. Amarezza e scoramento trapela dalla nota congiunta pubblicata, nelle ore scorse dalle ragazze del settore giovanile dello stesso club, che si accoda a quanto emerso già nei giorni passati.
Siamo ragazze del settore giovanile del Cittadella Women e scriviamo questa lettera per dare voce a ciò che è successo e, soprattutto, a ciò che stiamo provando.
Per noi lo sport non è mai stato solo un gioco. È passione, sacrificio, disciplina, crescita personale. È tempo. tolto allo studio, agli amici, alla famiglia. È allenarsi ogni giorno, sotto la pioggia e sotto il sole, rialzarsi dopo una sconfitta e continuare a crederci anche quando è difficile. Nel tempo abbiamo dato tutto a questa società: impegno costante, serietà, rispetto dei valori, risultati sportivi, entusiasmo. Tutte le categorie del settore giovanile avevano raggiunto risultati eccellenti nei rispettivi campionati, in alcuni casi arrivando fino alla vetta delle classifiche.
La lettera delle giovani calciatrici poi prosegue: Ma ciò che per noi contava davvero non era solo vincere: era fare gruppo, divertirci, crescere insieme, perché sapevamo che tutto il resto sarebbe stato una conseguenza naturale. Abbiamo allenato il corpo e la testa per raggiungere obiettivi importanti, credendo in una società che diceva di credere in noi. Abbiamo rappresentato il Cittadella Women con orgoglio, dentro e fuori dal campo, contribuendo a costruire qualcosa che sentivamo anche nostro. Vincevamo perché eravamo una SQUADRA. Al nostro fianco c’erano mister che hanno sempre creduto nelle nostre capacità, anche più di quanto riuscissimo a farlo noi stesse.
Lo sfogo poi continua: Anche loro hanno subito le conseguenze di questa situazione: non hanno ricevuto uno stipendio, eppure hanno continuato a lavorare con dedizione e professionalità, restando sempre al nostro fianco e sostenendoci senza mai farci pesare le difficoltà.
Quello che è successo non è un “incidente”, né una semplice difficoltà gestionale: è il risultato di scelte precise, fatte da adulti che hanno deciso di anteporre interessi economici alla vita sportiva e umana di centinaia di ragazze. Chiudere anticipatamente una stagione, portare al fallimento una società, significa cancellare anni di sacrifici, sogni e obiettivi costruiti con fatica. Fa male sapere che tutto questo sia stato distrutto non per mancanza di impegno o di passione, ma perché qualcuno ha deciso di trarre vantaggio dalla nostra dedizione, ignorando completamente le conseguenze umane, sportive ed emotive che oggi noi stiamo pagando.
La nota congiunta quindi si conlude: Non siamo numeri. Non siamo un costo da tagliare. Siamo atlete, persone, giovani che hanno creduto in un progetto e che meritavano rispetto. Siamo stanche di vedere il calcio femminile trattato come qualcosa di sacrificabile, come se il nostro lavoro, la nostra passione e i nostri sogni valessero meno. Questa lettera non è solo uno sfogo, ma una presa di posizione. Non ci sono più richieste da fare: chi ha distrutto anni di impegno e passione deve assumersi le proprie responsabilità, anche penali se necessario, affinché situazioni simili non si ripetano più. La passione non si compra e non si svende.
Quello che è successo non può e non deve essere dimenticato e sicuramente noi non lo dimenticheremo.






