“Tukiki” in lingua malgascia (del Madagascar) significa sorriso ed è quello che Martina ha sul suo volto ogni volta che scende in campo per poter vivere la sua passione più grande. Giocare a calcio è una delle cose che la rendono più felice, fina da bambina ha espresso il desiderio di poter indossare quelle scarpe coi tacchetti e di prendere a calci un pallone e quando ci è riuscita, nonostante il timore iniziale dei genitori, ha coronato il suo sogno. Martina Redaelli, classe ’88, dopo svariate esperienza calcistiche, è arrivata tra le file difensive del Minerva Milano e noi l’abbiamo raggiunta per una chiacchierata sul suo percorso fin qui, sul progetto “Tukiki” e la sua filosofia basata sul sorridere perché ,come lei stessa ha sottolineato qui, il calcio prima di tutto va vissuto con serenità.
Raccontaci di come hai iniziato a giocare a calcio: che cosa ti ha spinto verso questo sport? Hai incontrato qualche difficoltà nel tuo percorso fino ad ora?
“Ho iniziato a giocare a calcio quando facevo la seconda media prima, ho fatto ginnastica artistica per tanti anni e poi danza moderna. Ho due fratelli più piccoli quindi praticamente la maggior parte del tempo condiviso con loro lo passavo giocando a calcio sul balcone o in cortile e a volte c’era anche mio cugino, diciamo che è così che mi sono appassionata. Quando ero più o meno in quinta elementare volevo giocare a calcio e sono dovuta andare contro la volontà di mio papà, mentre l’anno dopo contro quella di mia mamma. In seguito si sono convinti, mi hanno portato dove giocava mio fratello Andrea e avendo 13 mesi di differenza siamo anche riusciti a giocare insieme e io ero una felicissima! Non ero l’unica ragazza perché dopo pochi mesi anche la sorella di un altro ragazzo ha deciso di venire quindi eravamo in totale due ragazzine e giocavamo nella stessa squadra avendo anche la stessa età. Passati i due anni mi hanno portato una squadra femminile: la più vicina all’epoca era Mariano che però era una squadra a 7 se no c’era Monza ma era un po’ troppo lontano e i miei facevano già un sacco di sacrifici per portarmi e li ringrazierò sempre tantissimo per questo perché mi hanno permesso comunque di seguire quella che poi è la mia passione, il mio sogno. Quindi ho iniziato a giocare con le ragazze, sono partita dal Mariano poi Meda poi sono passata a Tabiago, Lissone e ora sono al Minerva. Nel mio percorso calcistico a volte ho smesso di giocare perché volevo dedicarmi allo studio però alla fine la passione ha sempre vinto quindi tutt’oggi, che ho 33 anni, mi trovo a giocare ancora nonostante negli ultimi tempi, a causa di alcuni problemi fisici, ho pensato che “questo sarà l’ultimo anno” e invece…Del resto dopo una certa età per recuperare, anche dopo una partita quando sei sovraccaricato, ci metti più tempo rispetto a una giovane. MA nonostante tutto però diciamo che me la cavo ancora!(ride)”.
Come sei arrivata alla Minerva Milano e come ti trovi in questa società?
“Ho conosciuto questa realtà tramite il progetto “Tukiki” (che significa sorriso), progetto che conosciuto tramite una mia amica e ho iniziato a essere volontaria di questa cosa che poi è tutto collegato al Minerva. L’anno seguente ho deciso di andare a giocare a Minerva.”
Che significato ha per te vestire questa maglia?
“Ho un forte senso di appartenenza a questa maglia, condivido pienamente tutte le basi, i valori, gli obiettivi di questa società. Qui tutti i giorni ci sono persone che lavorano e lottano per permettere a ad ogni ragazza di inseguire il proprio sogno e lo fanno trasmettendo quei valori che sono fondamentali anche nella vita in generale come il rispetto per gli altri, il rispetto per sé stessi, la fiducia in sé stessi, negli altri, la condivisione, il senso di appartenenza ad una squadra ovvero ad un gruppo e tutto ciò si coltiva proprio stando in mezzo ad un gruppo di persone, valori che sono sani e genuini. Il motto del Minerva abbraccia la filosofia Ubuntu: “Io sono perché noi siamo” e io sposo in pieno questo motto, ha in sé qualcosa di filosofico… Siamo tutti legati da un filo, ciò porta alla condivisione, all’essere connessi con l’umanità. Sono molto fiera di indossare questa maglia, di far parte di questa squadra e anche quando non giocherò più vorrei comunque stare all’interno della società per poter dare il mio contributo. É una società che è in forte crescita però come spesso accade ci sono problemi economici… Questo accade perché ci sono sempre pochi sponsor e sempre tante spese quindi si cerca sempre di trovare degli aiuti esterni. Noi avremmo anche bisogno di rifare il centro quindi più aiuti ci sono meglio è, il problema è trovarli.”
Come vedi la situazione del calcio femminile italiano? Su cosa, secondo te, si dovrebbe far maggiormente leva per rendere la situazione sempre migliore?
“Sicuramente il calcio femminile italiano è in forte espansione e crescita, c’è da dire che le squadre che sono state inglobate o comunque sono supportate da squadre maschili sono quelle che si trovano ai livelli più alti. Sarebbe bello se anche le squadre, come il Minerva e tante altre dove dietro c’è un grande lavoro ,potessero avere la possibilità di crescere senza essere “inglobate” da una squadra maschile di modo da poter fare il loro percorso, avere degli appoggi finanziari e riuscire ad arrivare a livelli sia alti che non ma pur sempre in autonomia, senza dipendere da altre squadre. In Italia a livello di cultura dello sport, ma così come nel lavoro, per quanto riguarda la figura della donna stiamo facendo dei miglioramenti però c’è ancora tanta strada da fare, purtroppo ci sono degli stereotipi che partono anche dalle famiglie stesse e ci vuole tanto tempo per scalfire questa situazione.”
Parliamo del campionato: siete partite col piede giusto, poi una sorta di black out per qualche settimana e poi ieri, finalmente di nuovo la vittoria per 2-1 col Vighignolo fino ad arrivare alla giornata di domenica scorsa dove avete dominato nella partita con la Riozzese portandovi a casa un bel 4-0. Puoi raccontarci come lo stai vivendo tu personalmente questo campionato insieme alle tue compagne? Avete riacquistato un po’ di fiducia dopo le ultime prestazioni?
“Noi siamo un gruppo eterogeneo di età diverse e con ragazze che giocano a Minerva da anni e altre invece sono “nuove” quindi abbiamo un percorso di crescita da fare. Abbiamo avuto un “blackout” per un periodo ma siamo riuscite a ribaltarlo questa domenica con un bel 4-0 e quindi questo ha sicuramente tirato su il morale e abbiamo riacquistato fiducia. Speriamo di continuare a far bene, crescendo tutte insieme ovviamente.”
Qual è la squadra che temete maggiormente?
“Non c’è una squadra che temiamo…Sicuramente ci sono delle squadre più forti, più esperte e squadre che magari lo sono un po’ meno. Ogni partita é a sé quindi bisogna sempre affrontare tutte le partite con la stessa grinta, determinazione, testa e lo stesso impegno non sottovalutando nessuno perché poi quando si sottovalutano le squadre è lì che si incappa nei grandi errori.”
Qual è la squadra che ti ha colpito di più nel tuo campionato fino ad ora e perché?
“Il Calcio Lecco mi incuriosisce molto e anche la Monterosso secondo me è una grande squadra: contro di noi non ha fatto una prestazione ottima nel senso che quella dell’anno scorso secondo me è stata migliore, ma nonostante questo si vede che sono un gruppo unito ed esperto, giocano da squadra, giocano un bel calcio poiché sanno costruire delle azioni di una certa importanza, sanno dove possono “far male” alle altre squadre. Ma ho molta fiducia nella mia squadra quindi so che possiamo fare molto bene.”
Che rapporto hai con le tue compagne di squadra e l’allenatore?
“Un po’ per la maturità che ho acquisito negli anni, un po’ per il mio carattere diplomatico grazie al quale faccio sempre un paso indietro nelle situazioni per leggere meglio una situazione, riesco ad avere un bel rapporto sia con le compagne che col Mister. Il dialogo non manca , quando qualcosa non va ci si confronta rispettandosi a vicenda e rispettando anche il ruolo di ognuno.”
L’11 ottobre la tua squadra si è unita alla campagna “In difesa” di Terre des Hommes Italia, in occasione della Giornata mondiale delle Bambine e delle Ragazze per cercare di garantire a tutte i propri diritti. Esistono ancora troppi pregiudizi nei confronti delle donne in generale, purtroppo anche e soprattutto, verso coloro che giocano a calcio. Come combatti tutto questo ogni giorno e che consigli ti senti di dare a riguardo alle giocatrici future, magari ad una bambina che vorrebbe realizzare il suo sogno di poter giocare a calcio un domani?
“Come lo combatto? Ogni giorno anche solo nelle scelte che faccio e di come mi comporto nella vita. Consiglierei di inseguire il proprio sogno quello che fa brillare gli occhi e ad oggi ci sono più possibilità per poterlo realizzare poiché in passato era molto più difficile se non impossibile. Una società tipo Minerva ti dà proprio l’opportunità di fare questa cosa e di farla sempre col sorriso ,anzi, col “Tukiki”.”
La Redazione di Calcio Femminile Italiano ringrazia la società Minerva e Martina Redaelli per questa intervista.