Da calciatrice ha dato l’anima, da allenatrice ha espresso sé stessa al meglio. Ora, come dirigente, ha potuto sperimentare la soddisfazione di contribuire alla riuscita del progetto societario. Elisa Paganelli si è avvicinata in modo inaspettato al ruolo di team manager, spinta da chi vedeva in lei del potenziale. Abbracciando i colori della San Marino Academy, è pronta a crescere e ad aiutare squadra e staff ad ottenere i risultati meritati.

Sei al tuo secondo anno da team manager. Come giudichi questa esperienza fino a qui?
Questo ultimo anno e mezzo è stato pieno di avvenimenti: alcuni meravigliosi, come la storica promozione in Serie A, altri molto molto complicati come la gestione della squadra durante questa tragica pandemia. Tutto quello che abbiamo dovuto affrontare mi ha comunque fatta crescere moltissimo a livello personale e sono davvero contenta di poter continuare a far parte di questa realtà così “magica” che è la San Marino Academy“.

Tra i vari compiti, ti occupi anche della cura dell’aspetto psicologico delle ragazze. Quanto è importante garantire questo tipo di sostegno quando si gioca ad alti livelli?
In realtà l’aspetto psicologico è curato moltissimo dai componenti dello staff tecnico, che hanno quotidianamente sott’occhio le ragazze e le dinamiche del gruppo. Io cerco di essere il più possibile di supporto qualora nascano problematiche di vario tipo, e di aiuto come punto di vista femminile mettendo a disposizione la sensibilità e quel po’ di esperienza che mi sono fatta negli anni sui campi da calcio. Credo che l’aspetto psicologico sia fondamentale nello sport e ad alti livelli è assolutamente un sostegno imprescindibile“.

Vanti un curriculum da calciatrice, allenatrice delle giovanili e team manager. Se dovessi fare le pagelle delle varie fasi sportive che hai vissuto, che voti ti daresti?
Sono un po’ in difficoltà a darmi dei voti. Posso dire che in tutti e tre i ruoli ricoperti ho sempre cercato di essere più professionale possibile. Anche da calciatrice, pur non avendo calcato i campi di Serie A, ho sempre preso questa passione con la massima serietà e impegno. Posso associare un peso ad ognuna delle tre “fasi” della mia vita sportiva abbinandolo alla loro durata. Le basi di tutto il mio percorso sono proprio nei 26 anni in cui ho indossato gli scarpini, ho iniziato lì a dare l’anima per questa mia passione, che ha poi guidato anche i miei studi universitari. È quindi venuto di conseguenza anche il mio ruolo di allenatrice delle giovanili: qui mi trovo proprio a mio agio; stare a contatto con le giovani calciatrici mi arricchisce continuamente e mi permette di esprimere ciò che ho dentro e dare tutta me stessa. Diverso invece il ruolo da dirigente, che è arrivato inaspettatamente, un po’ per caso nella mia vita. Ma alla luce dei fatti non ringrazierò mai abbastanza le persone che mi hanno ritenuta adatta a ricoprirlo: il nostro Responsabile ed il mister. In questo caso però non ho esperienza e so che ho ancora infinite cose da imparare“.

Qual è la cosa più bella e quella più difficile del tuo lavoro?
In questo ruolo, la cosa più bella è vedere che ciò che fai restando sullo “sfondo” delle vicende sportive aiuta a far andare liscia la stagione. Ovvero: quando tutto fila le ragazze sono tranquille, lo staff può lavorare con serenità e con tutti gli strumenti di cui ha bisogno, e ci si può affacciare alla partita al meglio. Trovare in questo anche un po’ la conseguenza del tuo lavoro dà grande soddisfazione. La parte difficile è cercare di accontentare tutte le richieste e tutte le diverse esigenze, ma questa è anche una bella sfida. Ciò che davvero è più pesante in questa stagione è la situazione Covid-19 e tutto il protocollo che ne consegue con le innumerevoli difficoltà che comporta“.

Pensi a fare carriera in dirigenza o punti a conquistarti un altro posto, magari una panchina in prima squadra?
Una panchina in prima squadra penso sia ancora un obiettivo lontano. Ammetto di trovarmi meglio dentro al campo, perché è comunque quello che ho sempre voluto fare e la passione alla quale ho dedicato moltissimi anni della mia vita. Però, se penso ad allenare, mi vedo ancora nelle categorie giovanili. Ora penso a fare bene nel ruolo che sto ricoprendo e a godermi tutto ciò che ci siamo meritati. Spero con tutto il cuore di poter continuare a vivere quello che fino a un anno fa era solamente un fantastico sogno“.

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